PSYCHO-PD - È BASTATO UN TWEET DI ORLANDO PER FAR ESPLODERE I DEM: DALLO SBEFFEGGIO DI GORI ALLE REAZIONI DI CALENDA, FIANO, ORFINI, MICCOLI, INFINE ZINGARETTI, CONTRO I ''PICCONATORI DA SALOTTO SU TWITTER''. E PERCHÉ POI? PER L'IDEA (INFONDATA) CHE OGGI IL PD SENZA LE SCISSIONI DI BERSANI E CALENDA (CHE NON È UNA SCISSIONE) AVREBBE GLI STESSI CONSENSI DELLA LEGA. E RENZI? ORLANDO NON LO METTE NEL CALCOLO…

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Federico Geremicca per ''La Stampa''

 

giorgio gori giorgio gori

Intanto i fatti, per quanto incomprensibili siano. Primo: Andrea Orlando (vicesegretario Pd) twitta l'ennesimo sondaggio elettorale e commenta: «Da questi numeri emerge in modo evidente che senza tre scissioni il Pd sarebbe pari alla Lega». Il senso dell'annotazione (tirar acqua al proprio mulino) è sufficientemente chiaro, ma ad Orlando - ligure di quelli puntigliosi - non basta: «Ai volenterosi dirigenti Pd che sollevano obiezioni sulla leadership del Partito, consiglierei di orientare meglio i loro strali».

 

Secondo: il famoso apriti cielo. A reagire per primo, è il «volenteroso dirigente» numero uno - cioè Giorgio Gori - che si era appunto azzardato a cannoneggiare «la leadership del Partito». Il sindaco di Bergamo si affida all'ironia: «Pensa il Psi: se nel '21 non avesse subito la scissione di Livorno a quest' ora dove stava...». Ma nemmeno l'ironia frena la slavina di tweet che sta per abbattersi su Orlando.

 

Intervengono Calenda, Fiano, Orfini, Miccoli... Si rimproverano di tutto, finché non parla Zingaretti, criticando chi «continua a picconare dal salotto di casa con i tweet» e precisando che «solo il delirio di alcuni può esaltare la degenerazione delle divisioni»: «Grazie a Orlando che ha detto la verità. E anche se c'è chi si diverte a criticare noi e non la destra, non arretriamo». Punto e fine.

 

E allora, terzo: la psicanalisi. Sì, la psicanalisi. Perché quante volte si è invocato l'intervento di "professionisti della mente" di fronte all'ennesima e inspiegabile polemica intestina al Pd? Lo si è fatto per anni, a ripetizione: tanto che c'è chi sostiene seriamente che una lettura psicologica dei comportamenti potrebbe aiutare a capire quel che accade tra i democratici molto più del solito tentativo di «leggere politicamente» gli avvenimenti in questione. Una sciocchezza detta così tanto per dire?

andrea orlando e nicola zingaretti andrea orlando e nicola zingaretti

 

Può essere. Ma leggete: «Tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che di tratta della ripetizione di vecchie esperienze». Si chiama coazione a ripetere, un disturbo che se non è la causa prima dei duelli rusticani che segnano da quasi tre lustri la vita del Pd, certo un po' li spiega e un po' li accompagna. Può non piacere, è vero. Però attenti, perché la lettura psicologica di certi comportamenti, in fondo finisce per esser più generosa di quanto lo sarebbe una tradizionale analisi politica...

 

Cosa si dovrebbe osservare, infatti? Che è segno di limpido masochismo politico riuscire a litigare su una ipotesi, quella segnalata da Orlando (ipotesi per altro confortante: se non ci fossero state tre scissioni...) quando si ha di fronte la concretezza di una montagna di guai da scalare. Non serve nemmeno fare il solito, noioso elenco delle scelte difficili che il Pd ha davanti: è tutto scritto e riscritto. E in queste condizioni, cercare l'ebbrezza della polemica per la polemica ha qualcosa di inspiegabile. Ultima annotazione.

 

calenda renzi calenda renzi

Orlando scrive che senza tre scissioni il Pd sarebbe alla pari della Lega: ma non è così. Infatti, il sondaggio citato attribuisce a Salvini il 26,6% ed ai democratici il 21,4. La rilevazione colloca Calenda e Liberi e Uguali entrambi al 2,6. Dunque 21,4, più 2,6, più 2,6 fa appunto 26,6, la stessa percentuale della Lega. Ma nel suo tweet Orlando parla di tre scissioni: e la terza? È quella di Renzi, naturalmente. Se il vicesegretario Pd avesse considerato anche i voti di Italia Viva (3,5%), Salvini sarebbe addirittura sorpassato. Ma nel computo finale di Orlando, i consensi renziani stranamente non ci sono. E tornando alla psicologia, non si capisce se è per un errore di calcolo o - magari - per un insuperabile blocco psicologico a considerare Renzi parte della storia o del futuro del Pd.

 

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