trump putin bombe

PUTINATE - DIALOGO CON TRUMP E UN FRENO AD ASSAD: ECCO LA STRATEGIA DI MOSCA - LO ZAR VUOLE FARE DA GARANTE PER IL CONTENIMENTO DELL'IRAN NELL'AREA: HA GIÀ INVITATO IL PREMIER ISRAELIANO NETANYAHU A STARE FUORI DAL PANTANO SIRIANO. E PRESTO INCONTRERÀ ANCHE TRUMP

trump putin

Giuseppe D'Amato per il Messaggero

 

Mantenere ferme le proprie posizioni a livello internazionale, ma iniziare a moderare il linguaggio e non cadere in possibili future «provocazioni occidentali». Questa sarà la linea seguita da Vladimir Putin, che punta anche a mettere un freno ad Assad, almeno fino alla conclusione dei Campionati del mondo di calcio, la vetrina tanto cara al capo del Cremlino, che il gigante slavo ospiterà tra giugno e luglio.
 
Se la Russia ha ambizioni di essere una potenza nel XXI secolo non può permettersi il lusso di perdere la Siria, dove, peraltro, la vittoria definitiva pare a portata di mano. La pax moscovita è ormai imposta ai riottosi contendenti grazie ad un sapiente gioco di alleanze, ad un' azione diplomatica raffinata, al pugno di ferro militare ed all' assenza colpevole degli occidentali.
 

putin trump

RUOLO CENTRALE Il capo del Cremlino è l' interlocutore principe con cui tutti gli attori sul terreno parlano e concertano le proprie mosse, tanto che, nei giorni scorsi, Vladimir Putin è arrivato ad ammonire l' israeliano Benjamin Netanyahu a stare fuori dal pantano siriano, poiché sarà il Cremlino a garantire il contenimento dell' Iran. Lo stesso discorso vale indirettamente anche per gli arabi del Golfo, alleati degli Stati Uniti, che temono la creazione di basi permanenti dei pasdaran nelle regioni sotto il controllo di Bashar al-Assad.
 

trump putin

Vladimir Putin - che ha usato il Medio Oriente per tornare ad essere considerato un leader di valenza planetaria - sa, però, perfettamente che in quell' area del mondo le alleanze sono fragili e non durature, nonostante il Cremlino stia giocandosi un match ball. E' bastato l' attacco occidentale di ieri notte che il turco Erdogan ha subito riequilibrato in parte il suo impegno verso Mosca. Dopotutto l' americano cattivo (da Ankara creduto ispiratore del colpo di Stato dell' estate 2016) era Barack Obama e non Donald Trump.
 
LA LIBIA DIVIDE Stesso ragionamento per la non lontana Libia, dove occidentali e russi sono su fronti opposti: se dovesse venire confermata la morte del generale Khalifa Haftar, alleato del Cremlino a Benghasi, Vladimir Putin dovrebbe ora inventarsi qualche scaltra soluzione per non ritirarsi da quello scenario. Più che il bombardamento occidentale di ieri, il vero scoglio per Mosca verso la definitiva affermazione in Siria appare essere rappresentato dal mantenimento dell' accordo sul nucleare iraniano, che l' America di Donald Trump sembra intenzionato a rimettere in discussione il mese prossimo.

netanyahu

 
Fino ad adesso il capo del Cremlino è riuscito a tamponare mosse diversive e su questo spinoso argomento potrà trovare sponde in Europa, ma l' ultima parola non è mai detta. Certamente la propaganda di casa propria sta sbraitando a più non posso ad uso e consumo dell' opinione pubblica federale contro il raid occidentale in Siria, ma Vladimir Putin sa perfettamente che la Russia non è l' Urss ed il bombardamento di ieri è il tentativo di Donald Trump di uscire da una difficile situazione interna leggasi scandalo Russiagate e prossime elezioni Usa di midterms. Avergli comunicato gli obiettivi che sarebbero stati colpiti di lì a poco significa che l' americano non vuole chiudergli la porta in faccia. Anzi.
 

Ali Khamenei

Se si osservano scenari ben più ampi di quello siriano, il tycoon newyorchese necessita di Vladimir Putin per avere maggiori chance di successo nella guerra commerciale con la Cina, uno dei suoi crucci elettorali. Ecco perché il capo della Casa bianca l' ha invitato ad incontrarlo a breve, mentre espelleva dagli Stati Uniti decine di diplomatici russi, proprio per non essere accusato di essere troppo morbido con Mosca. Il grave rischio di questo confronto muscolare e del suo continuo picchiare sempre più pesante è che sfugga di controllo, poiché ci sono troppi attori pronti a menar le mani. Mediaticamente parlando, finora il capo del Cremlino ha tutto da guadagnarci. In Medio Oriente Vladimir Putin è diventato il garante della possibile futura pacificazione oramai dietro l' angolo. Nel mondo è il difensore dell' ordine internazionale costituito.

ERDOGAN 2

 
PREZZO DA PAGARE Con Donald Trump il presidente russo starà alla finestra aspettando le mosse dell' americano, che ha fretta di agire contro Pechino. Il prezzo da pagare è già noto: Mosca pretende dall' Occidente garanzie sulle sfere di influenze, come nel XX secolo, e nessuna interferenza nel suo cortile di casa interno, ossia nello spazio ex sovietico. Insomma come se la globalizzazione non sia mai iniziata.

 

putin trump

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...