big monti napolitano

QUANDO MARIO MONTI DIVENNE “RIGOR MONTIS”, GRAZIE A NAPOLITANO – L’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO RICORDA LA CHIAMATA DI “RE GIORGIO”: “MI COMUNICÒ DI AVER APPENA FIRMATO IL DECRETO CON CUI MI NOMINAVA SENATORE A VITA. AGGIUNSE: ‘PERÒ TERREI A VEDERTI DOMANI AL QUIRINALE’” - IL “WALL STREET JOURNAL” SCRISSE CHE MERKEL NELL’AUTUNNO 2011 CHIAMÒ NAPOLITANO, METTENDO PRESSIONE PER IL CAMBIO DI GOVERNO: “NAPOLITANO AVEVA UNA SOLIDA RETE DI CONTATTI INTERNAZIONALI ED ERA CONSAPEVOLE DELLA NECESSITÀ DI..."

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

giorgio napolitano mario monti 1

[…] Professore, Napolitano la volle a Palazzo Chigi. La sua chiamata la sorprese?

«Non mi sorprese, anche se mi vedevo caricato davvero di un incarico estremamente problematico, dopo mesi di speculazioni giornalistiche. Non pensai neanche per un attimo di sottrarmi, come mi era successo altre volte. Persino mia moglie, sempre estremamente riluttante a miei impegni vicini alla politica, quella volta mi consigliò subito di rispondere al presidente Napolitano con un sì convinto».

 

Come andò, esattamente?

giorgio napolitano mario monti

«Ero a Berlino, il 9 novembre del 2011, per un convegno di commemorazione di Ralf Dahrendorf. Alla sera venni raggiunto da una telefonata di Napolitano, che mi comunicò di aver appena firmato il decreto con cui mi nominava senatore a vita. Aggiunse: “Però terrei a vederti domani al Quirinale”. Allora capii che la cosa si faceva davvero».

 

Si è detto che già dal giugno di quell’anno vi stavate incontrando regolarmente.

«Se è per questo, da molto tempo prima. Negli anni ci siamo confrontati spesso, almeno da quando lui era parlamentare europeo e io commissario. Erano scambi piuttosto approfonditi su tutti i temi europei più rilevanti. Nel 2010 e nel 2011, quando lo andavo a trovare al Quirinale, pur con grande rispetto verso il governo in carica, mi esprimeva le sue preoccupazioni per la situazione».

giorgio e clio napolitano tornano a casa a monti 8

 

Avete mai parlato dell’ipotesi di un governo tecnico?

«Parlato no, ma dentro di me pensavo allora — e penso oggi — che qualsiasi capo di Stato si trovasse e si trovi in circostanze come quelle di allora sarebbe un irresponsabile, se non riflettesse a diverse soluzioni possibili, qualora se ne manifestasse la necessità».

 

Allora quand’è che l’esigenza emerse, secondo lei?

«Nell’agosto del 2011 c’era stata la lettera al governo Berlusconi di Jean-Claude Trichet e di Mario Draghi, con una serie di indicazioni; poi nell’autunno le smorfie in conferenza stampa a Bruxelles di Sarkozy e Merkel. Era il momento in cui si vide che i contenuti di quella lettera erano indigesti a una parte della maggioranza, in particolare la riforma delle pensioni. L’Europa e i mercati rimasero molto delusi».

giorgio e clio napolitano tornano a casa a monti 7

 

C’è chi parlò di golpe...

«È una tesi che stride con la realtà dei fatti. Il passaggio della campanella con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi avvenne con particolare cordialità. In seguito il Pdl, pur con voglia e ardore altalenanti, votò tutte le misure concordate dal mio governo e nel 2013 Berlusconi fu fra coloro che andarono da Napolitano per chiedergli di rendersi disponibile alla rielezione. Non solo. Berlusconi l’anno prima mi aveva chiesto se ero disposto a guidare il centrodestra alle elezioni. Le pare che lo avrebbe fatto, se io fossi stato coprotagonista di un golpe?».

 

Il «Wall Street Journal» scrisse che Merkel nell’autunno 2011 chiamò Napolitano, mettendo pressione per il cambio di governo.

«Non ho mai avuto l’impressione che Napolitano si sentisse sotto pressione. Aveva una solida rete di contatti internazionali del massimo livello, questo sì, e prestava attenzione a ciò che in giro si pensava dell’Italia. Era consapevole della necessità di riannodare su basi di piena fiducia reciproca il rapporto con l’Europa, che si era venuto a smagliare». […]

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA