conte di maio franceschini

QUANTO DURA CONTE? DI MAIO “SI E’ ROTTO” DI GIUSEPPI E PURE IL PD INIZIA A SCAVARGLI LA FOSSA: “IL PREMIER HA VIOLATO I PATTI, NON POSSIAMO ESSERE SEMPRE QUELLI CHE PORTANO LA CROCE”. FRANCESCHINI LANCIA LA SFIDA SUL DECRETO SICUREZZA: COSÌ IL CONTE 2 DOVRÀ ABIURARE UNA LEGGE DEL CONTE 1. LUIGINO SEGNALA LA SUA INSOFFERENZA. ANCHE ALTRI GRILLINI PREFERIREBBERO ORA LIBERARSI DEL PREMIER CHE APPARE SEMPRE PIU’ COME ESPONENTE DI SE’ STESSO PIU’ CHE DEL M5S

MARCO BERTONCINI per Italia Oggi

 

conte di maio franceschini

Mandare a ramengo palazzo Chigi è il desiderio represso in casa grillina. Ovvio che non si possa licenziare proprio chi dal M5s è stato lanciato ai vertici dell'esecutivo. Tuttavia Giuseppe Conte stanca perché esagera, agli occhi di moltissimi pentastellati.

 

Rimette in discussione addirittura il ponte sullo Stretto. Propaganda una passerella di dimensioni e contenuti inusitati. Pone in secondo piano la vicenda Regeni rispetto ai rapporti commerciali con l'Egitto. Insomma, fa da sé.

 

conte

I seguaci di Beppe Grillo (personaggio che sembra ricorrentemente voler tornare in primo piano, salvo restarsene di fatto ai margini) si dividono un po' su tutto, dalla politica estera alle grandi opere, senza dimenticare il progetto di consentire le candidature iterate (leggi: Virginia Raggi), sorta di oltraggio postumo a Gianroberto Casaleggio. Il problema maggiore, che non emerge mai in pubblico ma che li sta travagliando, riguarda le alleanze per le prossime regionali.

 

Al M5s i sondaggi sembrano assegnare il mantenimento di un 15% che è insignificante rispetto ai successi che furono, ma che non scende ulteriormente, come molti temevano (o speravano, fuori del movimento). Il dato però non fornisce molte garanzie per le regionali, aggravato dalle fratture che continuano a emergere nei rapporti con il Pd.

di maio guerini

 

C'è ancora tempo, e quindi potrebbero ricomporsi rapporti oggi quasi inconsistenti (leggasi, per esempio, la Liguria); ma poco aiuta proprio il dinamismo di Conte. Più il presidente del Consiglio si agita, più appare come esponente di sé stesso. Più nega qualsiasi volontà di costruirsi un partito, meno gli si crede. Quel che è peggio, invece cresce proprio l'interesse per un futuro movimento contiano.

 

 

QUEL PATTO VIOLATO

FRANCESCO VERDERAMI per il Corriere della Sera

conte meme

 

Conte ha violato i patti e il Pd non intende farsi governare da Conte per dpcm. «Non possiamo essere sempre quelli che portano la croce», dice Zingaretti riferendosi al premier, e siccome anche il Cireneo aveva solo due guance, i democratici ritengono di aver esaurito la loro dote di penultimatum.

 

È vero, c'è il problema dei troppi dossier aperti come assegni posticipati: c'è l'ex Ilva, Autostrade, c'è Alitalia e il resto mancia. Ma il vero punto di rottura riguarda il metodo che Palazzo Chigi ha disatteso. Non è una questione banale: è un fatto di potere.

grillo di maio

 

L'accordo stipulato quando nacque l'alleanza giallo-rossa prevedeva che tutte le decisioni passassero attraverso il filtro dei capi-delegazione al governo. Con l'emergenza Covid, Conte ha preso ad accentrare ogni scelta e il muro tra sé e gli alleati è diventato a un certo punto fisico, per via di quella montagna di sondaggi di cui si circonda sulla sua scrivania e che si sono trasformati in uno specchio nel quale rimirarsi, per sentirsi dire dai numeri che nessuno è più forte di lui nel reame. Così nel Pd è montato verso il premier il malumore, che a detta di un ministro «è crescente».

conte meme

 

Certo, per i dem tentare la via della crisi vorrebbe dire esporsi al rischio del doppio smacco: qualora non riuscissero a gestire il passaggio e si aprisse la finestra di voto nel 2021, potrebbero perdere la partita elettorale e insieme la scelta del prossimo inquilino al Colle. Ma se è su questo che il premier fa affidamento per resistere a palazzo Chigi, la mossa di Franceschini l'altro ieri in Consiglio dei ministri è stata come l'accettazione del guanto di sfida.

 

Chiedendo al governo di accelerare la modifica del decreto Sicurezza, il titolare della Cultura ha di fatto chiesto al Conte 2 di abiurare quanto fece il Conte 1, offrendo a Di Maio l'occasione che aspettava, stanco com' è di reggere sulle proprie spalle il peso della sedia gestatoria su cui è assiso il premier da due anni. Il titolare degli Esteri non vedeva l'ora, se è vero che di «Giuseppi» - testuale - «mi sono proprio rotto».

LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA TRICOLORE

 

L'operazione è stata confezionata da Franceschini in modo efferato: «Con l'aumento degli sbarchi - ha spiegato candidamente - i nostri elettori non accetterebbero che applicassimo le norme scritte da Salvini».

 

Spetterà a Conte provare a mediare coi grillini. Prima o poi le volpi finiscono in pellicceria, è legge nel Palazzo. E stavolta i democrat non accettano perdite di tempo, perché - per dirla con Delrio - «con la politica del rinvio Conte ci sta portando sugli scogli», provocando peraltro il marasma al Nazareno. Il giochino a scaricare sempre «il peso della croce» di governo per il Pd va fermato.

 

Ancora l'altro giorno, per esempio, la vendita di due navi militari all'Egitto aveva innescato la reazione di una frangia del partito in Parlamento, per via del «caso Regeni» rimasto irrisolto, e aveva esposto il ministro della Difesa. «Cos' è questa storia?», aveva protestato Guerini con Zingaretti: «Avevamo già venduto venti elicotteri al Cairo e nessuno aveva detto niente...».

 

conte mattarella

Ecco, i cirenei hanno esaurito le loro guance. Toccherà a Conte spiegare «pubblicamente» la differenza che passa tra la necessaria ricerca della verità per un delitto rimasto senza colpevoli e le delicate relazioni tra Paesi. Un nodo che si attorciglia a un altro nodo, specie se il groviglio riguarda la polveriera del Mediterraneo e comprende anche la Libia.

 

Su cui il Parlamento italiano dovrà esprimersi a luglio. Il rifinanziamento degli accordi con lo stato rivierasco è legato a una riscrittura del vecchio memorandum, senza il quale un pezzo di sinistra e di Cinquestelle potrebbe non votare: «In tal caso - racconta un esponente della segreteria dem - al Senato mancherebbero i numeri».

GIUSEPPE CONTE IL GRANDE DITTATORENICOLA ZINGARETTI

 

Lunedì Di Maio volerà a Tripoli proprio per cercare un'intesa, poi consegnerà al premier il dossier, che si aggiungerà agli altri dossier. Sono così tanti che per far spazio sulla propria scrivania Conte dovrà forse liberarsi degli amati sondaggi.

 

conteconte casalinomattarella conteGIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINOconteROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTEgiuseppe conteGIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINAconte

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…