giorgia meloni influenza malata febbre

QUANTO È CAGIONEVOLE LA SORA GIORGIA – LA DUCETTA HA SALTATO SEI IMPEGNI ISTITUZIONALI IN UN ANNO - UN CASO UNICO NEL SUO GENERE: DALLA FEBBRE DELLO SCORSO ANNO ALLA SINDROME "OTOLITICA" DI QUESTI GIORNI - DI SOLITO I LEADER SI IMBOTTISCONO DI FARMACI PER NON SALTARE GLI APPUNTAMENTI PUBBLICI. E INVECE LA PREMIER, CHE PURE È ANDATA ALLA RECITA DELLA FIGLIA E A MILANO A CASA GIAMBRUNO PER NATALE, PREFERISCE DISERTARE – IN AMERICA, PER MOLTO MENO, DA MESI VA AVANTI IL DIBATTITO SULL’OPPORTUNITÀ DELLA RICANDIDATURA DI JOE BIDEN...

Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

GIORGIA MELONI ALLA RECITA NATALE DELLA FIGLIA

E uno, e due, e tre, e quattro, e cinque, e sei. I casi di impegni annullati per motivi di salute da parte di Giorgia Meloni da quando è diventata presidente del Consiglio rischiano di diventare un caso a sé. Non ovviamente perché ammalarsi sia una colpa, ma perché la piena integrità fisica è fondamentale per guidare un Paese e non a caso, ad esempio, negli Stati Uniti da mesi ormai va avanti il dibattito pubblico attorno allo stato di salute di Joe Biden e all’opportunità di una sua ricandidatura per i democratici.

 

Comunque, mercoledì sera un otorino ha visitata Meloni a casa, le ha diagnosticato la “sindrome otolitica” eseguendo “la manovra” per risolvere la situazione. Ora la premier è «già in via di miglioramento » e «con il collare è riuscita ad alzarsi e a parlare al telefono », dopo essere stata a letto e al buio per due giorni, sono le notizie diramate dal suo staff. […]

 

giorgia meloni prende una pasticca per il mal di gola

La conferenza stampa di fine anno è stata quindi rimandata, per la seconda volta, al 4 gennaio.  […] Dopodiché la lista di eventi, vertici internazionali e via discorrendo saltati da Meloni comincia ad essere ben più di un fattore sporadico.

 

Nel libro- intervista La versione di Giorgia (Rizzoli), […] Alessandro Sallusti […] fa un riferimento proprio alla salute cagionevole della presidente del Consiglio.

 

Nel suo prologo racconta di «quel pomeriggio, vigilia di Natale» del 2022, «Meloni è febbricitante come milioni di italiani, cosa che lei, a differenza dei più, non potendosi fermare neppure un minuto, si trascinerà per mesi nonostante gli antibiotici e complice qualche sigaretta di troppo». In realtà era già accaduto che a inizio di quel dicembre Meloni avesse disdetto la propria presenza ad Alicante, al vertice Eu Med 9, «a causa di uno stato influenzale».

 

GIORGIA MELONI CON IL MAL DI GOLA AD ATREJU

Al suo posto era andato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Poi la leader del centrodestra aveva scherzato: siccome a Sant’Ambrogio era stata alla Prima della Scala con un vestito scollato s’era beccata il malanno («non ho più l’età per indossare un vestito con le spalle nude»). E qui si torna ai giorni a cui fa riferimento Sallusti: il 21 dicembre Meloni è attesa negli studi di Porta a Porta .

 

E ha in agenda anche un Consiglio dei ministri. La riunione di governo è presieduta invece dall’altro vice, Matteo Salvini; la puntata della trasmissione di Bruno Vespa viene rimandata per «un’indisposizione». Ora, in genere è assai raro che, a parte per il Covid che costringeva all’isolamento […], i capi di Stato o di governo si assentino ad appuntamenti pubblici, anche a costo di arrivare agli appuntamenti imbottiti di farmaci. Ma comunque andò così anche a metà febbraio di quest’anno.

GIORGIA MELONI FUMA

 

Niente cerimonia per l’anniversario dei Patti Lateranensi il 14 febbraio, poi Meloni sembra riprendersi, invece no: niente incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola che era arrivata in Italia apposta, niente da fare per la partecipazione alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza. «Impegni annullati per l’intera settimana» a causa di uno «stato influenzale».

 

LA VERSIONE DI GIORGIA - ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA GIORGIA MELONI - ED RIZZOLI

Quando poi il 21 febbraio la premier arriva in Polonia e incontra l’omologo Mateusz Morawiecki in conferenza stampa è costretta a interrompersi due volte per la forte tosse. «Ho avuto l’influenza, siamo umani», dice in quel frangente. Poi eccoci a novembre, il 20: «Il Presidente della Repubblica ha rinviato a successiva data la riunione del Consiglio Supremo di Difesa […] a causa di una lieve influenza del presidente del Consiglio».

 

Disdetta la firma di un altro protocollo il giorno seguente, con la Regione Lazio. Passa un mese esatto, siamo al 19 dicembre: impegni annullati. Stessa cosa il 20, niente scambio degli auguri di fine anno al Quirinale con Mattarella e rimandata la conferenza stampa del 21. In mezzo a tutto questo ci sarebbero le indiscrezioni di Dagospia , con la premier invece intravista alla recita a scuola della figlia e che poi passa il Natale con gli ex suoceri a Milano. Siamo infine al 27, ieri l’altro, quando «a causa della recrudescenza dello stato influenzale » risalta il domande e risposte con i giornalisti.

 

gli auguri di natale di giorgia meloni con la figlia ginevra

Nel mezzo le speculazioni, anche se nessuno per ora ha voluto farlo in chiaro, si sprecano: troppo stress, troppa pressione, la difficoltà di bilanciare il ruolo pubblico con quello privato, l’influenza come risposta del corpo e della mente a un peso faticoso da gestire. Davvero sì, tutto molto umano. In Nuova Zelanda giusto un anno fa la premier Jacinda Ardern annunciò le proprie dimissioni: «Ho finito le energie». Non sarà certo il caso di Meloni, tempra coriacea, nonostante l’anno a singhiozzo, come si suol dire in questo periodo, andrà meglio nel 2024.

DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI GIORGIA MELONI - EUROPAGIORGIA MELONI A LETTO CON L INFLUENZA - FOTOMONTAGGIO BY DAGOSPIAgiorgia meloni e il presepe 4GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANOGIORGIA MELONI RINVIA DI NUOVO LA CONFERENZA STAMPA - VIGNETTA BY NATANGELO MES KETA - MEME BY EMILIANO CARLI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”