matteo salvini - mario draghi - enrico letta - matteo renzi - giuseppe conte - luigi di maio giorgia meloni quirinale

QUIRINAL CAOS - È TALE LA PREOCCUPAZIONE PER UN AGGUATO A SCRUTINIO SEGRETO CHE ENRICO LETTA CHIESTO AI GRANDI ELETTORI DEL PD DI NON FARE "COME I RAGAZZINI DI UNA SCUOLA MATERNA" - FORZA ITALIA E' FUORI DAI GIOCHI, SALVINI E MELONI HANNO UN RAPPORTO DIFFICILE - CONTE DENTRO IL M5S È TAGLIATO FUORI: IL TRIO DI MAIO-FICO-GRILLO HA DECISO DI SOSTENERE DRAGHI - LA PROFEZIA DI VERDERAMI: "APPUNTAMENTO TRA LA QUARTA E LA SETTIMA: È L'INCROCIO DELLE VOTAZIONI DOVE I LEADER POLITICI SCOMMETTONO TERMINERÀ LA CORSA PER IL COLLE"

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

berlusconi salvini meloni

Appuntamento tra la Quarta e la Settima: è l'incrocio delle votazioni dove i leader politici scommettono terminerà la corsa per il Colle. Oggi invece i partiti sceglieranno la scheda bianca, che è il modo migliore per non contarsi e non mostrarsi come sono. Divisi. E se sono divisi i partiti, figurarsi le coalizioni. Nel centrodestra del «dopo Berlusconi», Salvini e Meloni sono davanti a un bivio esistenziale: senza il Cavaliere a far da mastice e da ammortizzatore dell'alleanza, devono gestirsi un rapporto personale difficile e un passaggio politico che potrebbe segnare le loro sorti e quelle del rassemblement.

ANDREA RICCARDI

 

Forza Italia è fuori dai giochi, esposta ai rischi di un'Opa ostile da destra e dal centro: è per tutelare il suo partito che l'altra sera Berlusconi aveva detto no a Draghi per il Quirinale. Il capo della Lega non ha terne per prevalere nel ruolo di kingmaker. La presidente di FdI vuole evitare di restare esclusa dalla partita. Entrambi non hanno margini di manovra e sanno che dovranno infine accettare una soluzione «condivisa»: Casini o Draghi. Nel primo caso il centrodestra si spaccherebbe sul voto per il nuovo presidente della Repubblica. Nel secondo si spaccherebbe sul voto per il governo.

MARIO DRAGHI

 

Nel centrosinistra l'idea di votare subito Riccardi è rientrata, perché avrebbe scatenato i franchi tiratori del Movimento e del Pd, affondando immediatamente la coalizione e il candidato che ieri aveva cambiato i profili facebook, postando le sue foto insieme a Mattarella e Merkel. È tale la preoccupazione per un agguato a scrutinio segreto che Letta chiesto ai grandi elettori dem di non fare «come i ragazzini di una scuola materna».

Pier Ferdinando Casini

 

E siccome non vede vie d'uscita, stretto com' è dai capi delle correnti interne, dopo essersi barcamenato tra Draghi, Casini e Amato è tornato a chiedere il bis di Mattarella. Sarebbe clamoroso se il leader del Pd non avesse informato il capo dello Stato prima di citarlo pubblicamente, il fatto è che Conte dentro M5S è tagliato fuori: il trio Di Maio-Fico-Grillo ha deciso di sostenere il premier in opposizione all'ex presidente della Camera, ritenuto il candidato del «patto di sindacato dei partiti in crisi». Come se loro non lo fossero. Quanto a Renzi, si trova tra la Quarta e la Settima, tra la votazione che potrebbe eleggere Casini e quella che potrebbe eleggere Draghi.

giuliano amato

 

Sul primo pensa di arrivare all'accordo con Salvini, perché - come disse mesi fa Giorgetti a un dirigente del Pd - «i due Matteo» avrebbero un patto di mutua assistenza già siglato. Infatti ieri il capo della Lega non ha bocciato Casini, ha solo specificato che «non è una proposta del centrodestra».

 

Il fondatore dell'Udc appare sulla carta favorito rispetto all'ex presidente della Bce, alla vigilia di una corsa che mette alla prova i nervi di chi dovrà deciderla. Per allentare la tensione, da ieri il centrista Quagliariello risponde al telefono ai suoi interlocutori con la più classica delle espressioni casiniane: «Fratello nella fede, come va?». Va che Renzi non è convinto dei numeri e come se avvertisse una sorta di ineluttabilità delle cose, continua ad andare avanti e indietro dalla Settima, dove immagina di trovare Draghi.

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

 

Tutti chiedono al premier di «intestarsi un'iniziativa politica», se vuole essere votato al Colle. Il leader di Iv lo spiega chiaro e tondo, Salvini lo fa capire quando parla di quanto sarebbe «pericoloso» se Draghi lasciasse Palazzo Chigi, mentre Letta cela la richiesta dietro una citazione sul «ruolo fondamentale del presidente del Consiglio in Italia e nel mondo». La traduzione dal politichese la offre un gustoso siparietto tra due deputati della maggioranza.

 

Il primo dice: «Draghi non può fare il marchese del Grillo con i partiti. Deve sedersi al tavolo e chiudere l'intesa sul suo successore e sull'assetto di governo». Il secondo gli risponde: «E pensi che Draghi si siederebbe mai a questo tavolo da gioco, sapendo di avere a che fare con due professionisti di poker come Renzi e Casini?».

salvini renzi verdini

 

Appuntamento tra la Quarta e la Settima: i leader sperano di non sbagliarsi. E tanto basta per capire che l'impasse è la rappresentazione plastica della crisi di sistema nella sua fase terminale. Perciò un membro della segreteria pd affida all'incontro di oggi tra Letta e Salvini un «ruolo decisivo, perché sono a capo degli ultimi due partiti rimasti». A patto che i loro partiti li seguano a scrutinio segreto.

letta renzi

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…