giorgetti salvini zaia

"MATTEO, SE STAI SU QUELLA LINEA IL PAESE NON TI ASCOLTA" - SALVINI E' STATO "ADDOMESTICATO" DAI BIG LEGHISTI (GIORGETTI E I GOVERNATORI) SUL GREEN PASS: L'HANNO CONVINTO A PRENDERE LE DISTANZE DALLA LINEA DI BORGHI (CHE MINACCIA IL RICORSO ALLA CONSULTA) - L'INSOFFERENZA DELL'ALA GOVERNISTA DELLA LEGA PER IL CERCHIO MAGICO DEL "CAPITONE" CHE SPINGE VERSO ATTEGGIAMENTI PIU' RADICALI E EVOCA "COMPLOTTI" ALL'INTERNO DEL PARTITO…

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

«... È che se non alzi la voce non vieni ascoltato», aveva risposto Salvini ai dirigenti del Carroccio. E tutti a dirgli che su quella linea era «il Paese a non ascoltarti più», che la posizione assunta sul green pass non premiava per ragioni scientifiche ed economiche che si riflettevano nei sondaggi elettorali. Così era iniziata l'opera di convincimento del leader leghista nei giorni scorsi, mentre il ministro Giorgetti e i governatori preannunciavano il sostegno al progetto di Draghi per rendere obbligatoria la carta verde nei luoghi di lavoro.

 

zaia salvini

E c'è un motivo se - come racconta un autorevole esponente del partito - «nelle ultime quarantotto ore Matteo ha cambiato posizione», se dopo il varo del decreto da parte dell'esecutivo ha assecondato la sua delegazione di governo: «Ha capito che il terreno sul quale lo avevano fatto inoltrare era pericoloso». Chi fossero i cattivi consiglieri non è chiaro, ma il modo in cui ieri Salvini ha sconfessato Borghi che minacciava il ricorso alla Consulta e il fatto che l'eurodeputata Donato abbia scritto un tweet per dire «non mi riconosco nella Lega», testimonia la cesura.

 

Si vedrà se l'ex ministro dell'Interno non cambierà atteggiamento, se non ritornerà a vellicare la parte più radicale e largamente minoritaria del Carroccio. «Lo scopriremo», sospira uno dei maggiorenti, memore del patto che Salvini aveva stretto con i governatori e che aveva subito disatteso alla Camera, «spiazzando tutti».

 

goofy 7 alberto bagnai claudio borghi

Una mossa che i dirigenti leghisti ritengono fosse stata dettata dall'«insofferenza di Matteo che non ci sta ad apparire estraneo alle decisioni» e «caldeggiata da chi lo circonda e lascia trapelare ipotesi di complotti ai suoi danni nel partito». Da lì è iniziata l'opera di mediazione (e di persuasione), con una cruda analisi della situazione. Perché la Lega di lotta e di governo non paga e per quanto Salvini attraversi senza risparmiarsi lo Stivale, il rapporto con il territorio è sfilacciato, siccome - secondo uno dei maggiori esponenti - «la gente pare demotivata».

 

Certo pesano le scelte per le Amministrative, le preoccupazioni per il voto a Milano che «rischia di rivelarsi per noi un disastro», con i rappresentanti della Lombardia che nei piccoli centri segnalano «il passaggio a Fratelli d'Italia di consiglieri comunali eletti in liste civiche che facevano riferimento a noi». Più in generale è l'immagine di una linea senza un preciso profilo che smarrisce i dirigenti, «perché temi come il ritorno al nucleare vengono affrontati con sortite estemporanee».

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 6

E nella corsa al consenso, l'incidente è sempre dietro l'angolo. La scorsa settimana non è sfuggito per esempio il modo in cui Salvini ha affrontato l'affaire Afghanistan, quando in tv ha sostenuto che «se il G20 straordinario si tenesse dopo settembre, per Kabul sarebbe tardi», evidenziando i problemi di Draghi sulla soluzione del delicatissimo dossier. Ecco cosa i dirigenti della Lega ritengono vada registrato, dato che non è in discussione la leadership del segretario e nemmeno la permanenza del Carroccio nel governo, qualsiasi sarà il risultato delle Amministrative.

 

salvini draghi

«Salvini non ci farà mai il favore di staccarsi dalla maggioranza», riconosce un ministro del Pd: «Spaccherebbe forse la Lega, di sicuro il centrodestra e ci consentirebbe di intestarci Draghi e di eleggerci da soli il capo dello Stato». Certo la scrittura della Finanziaria provocherà turbolenze, ma intanto era necessario chiudere il capitolo green pass. E così è stato. Ieri in Consiglio dei ministri Giorgetti ha presentato delle richieste di modifica al testo, che - a detta dei presenti - «si vedeva come fossero state preventivamente concordate con il premier»: dalle garanzie per gli imprenditori al calmieramento dei prezzi per i tamponi, fino al caso delle discoteche.

 

ROBERTO SPERANZA

Certo, dopo il braccio di ferro sul provvedimento «le nostre correzioni - dice un dirigente leghista - paiono una battaglia di retroguardia». Ma è un fatto che l'unico momento di tensione in Consiglio ha avuto per protagonisti Franceschini e Draghi. Con il primo che - parlando a Speranza - ha chiesto la piena capienza per i teatri, e il secondo che - avendo intuito di essere il destinatario dell'affondo - ha risposto: «Non faccio norme ad hoc». «Ma così il governo andrà sotto in Parlamento». «Il Parlamento farà quel che ritiene. Noi prima valuteremo la situazione epidemiologica e poi decideremo». Altre ruggini, altre storie tese. Mica solo Salvini...

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...