quirinale

"LA SCELTA DEL CAPO DELLO STATO È DIVENTATO NELLA SECONDA REPUBBLICA IL VERO RISIKO DI POTERE" - "IL GIORNALE": "LA STORIA INSEGNA, AI DANNI DEL CENTRODESTRA, CHE NON È POSSIBILE GESTIRE SENZA INTOPPI IL CONSENSO ELETTORALE SE IL COLLE SI METTE DI TRAVERSO O PERSEGUE DISEGNI ANTITETICI. SONO UNDICI ANNI, DALL'USCITA DI BERLUSCONI, CHE TUTTI I GOVERNI AVVICENDATISI SONO STATI MANLEVATI DAL CAPO DELLO STATO DEL MOMENTO CHE HA VARATO FORMULE EXTRA ELETTORALI, DETTATE DA EMERGENZE POLITICHE O SANITARIE, MA ESTRANEE ALLE INDICAZIONI DELLE URNE"

Gabriele Barberis per "il Giornale"

 

insalatiera per il voto del presidente della repubblica.

È arrivato il grande giorno della kermesse politica più spettacolare, un conclave laico con rituali nascosti come se si dovesse eleggere un Papa. Un alto-basso di alchimia di Palazzo e passione popolare che trasforma in severo quirinalista l'elettore medio che, ovviamente, ha già in tasca il nome del presidente perfetto.

 

Ci voleva poi il coinvolgimento di un super-italiano come Silvio Berlusconi per riaccendere passioni di parte e riportare al centro gli ingrigiti Nanni Moretti di turno e il circolo spocchioso dei Micromega che ha addirittura riproposto a cofanetto gli articoli storici dei grandi anti Cav defunti, quasi una seduta spiritica anti propiziatoria.

i catafalchi per il voto per il presidente della repubblica

 

Però l'elezione del presidente della Repubblica, la quattordicesima dal 1946, non è il videogioco del momento per distrarre l'opinione pubblica. È una partita a scacchi nelle mani della politica, iniziata già all'indomani dell'ascesa di Mattarella nel 2015 e pronta ad essere vidimata dalle Camere riunite. I segretari di partito individuano i loro quirinabili con sette anni di anticipo, gli outsider che ci sperano iniziano a muoversi in ragione di quell'obiettivo.

 

mattarella napolitano

Aprire alla sinistra se sei destra, aprire alla destra se sei di sinistra, astenerti da battaglie politiche di parte, rintanarti in qualche presidenza di commissione o alla Corte costituzionale, rifiutare interviste politiche, parlare solo di Paese o territorio. Una precondizione necessaria che funzionerà soltanto all'ora X per il prescelto. Aldilà delle ambizioni dei singoli politici, la scelta del capo dello Stato è diventato nella seconda Repubblica il vero risiko di potere.

 

Sergio Mattarella a colloquio con il presidente emerito Giorgio Napolitano

La storia insegna, ai danni del centrodestra, che non è possibile gestire senza intoppi il consenso elettorale se il Colle si mette di traverso o persegue disegni antitetici. Sono undici anni, dall'uscita di Berlusconi, che tutti i governi avvicendatisi sono stati manlevati dal capo dello Stato del momento. Un premier ombra che ha varato formule extra elettorali, dettate da emergenze politiche o sanitarie, ma estranee alle indicazioni delle urne.

 

Per fare esempi recenti, nel settennato appena trascorso Mattarella, nel rigoroso rispetto della Costituzione, ha attuato scelte da super presidente che suppliva alla debolezza della politica. Ricade in questo perimetro la decisione nel 2018 di imporre un passo indietro a Salvini e Di Maio per dare l'incarico a Conte, allora un avvocato d'affari sconosciuto al pubblico. Allo stesso modo è stata una prerogativa presidenziale non sciogliere il Consiglio superiore della magistratura delegittimato dallo scandalo Palamara.

MATTARELLA E NAPOLITANO

 

E, a ritroso, c'era qualcosa di astutamente diabolico nella mossa del presidente Napolitano di nominare Monti senatore a vita per apparecchiargli il tavolo di Palazzo Chigi ai danni del centrodestra nell'ultimo governo avallato dagli elettori. Questo lo sanno bene i leader partitici sta stanno giocando la grande sfida.

 

Tra un anno, salvo sorprese, si voterà a fine legislatura. E appare concreta la possibilità che la frammentazione dei consenti porti a fragili affermazioni elettorali. In quel caso tornerà in gioco il presidente della Repubblica, non da oggettivo notaio ma come dominus di formule di necessità odi nuove stagioni politiche. Chi vorrà guidare il Paese senza una vittoria netta alle urne dovrà chiedere permesso a lei o a lui.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?