"SE SONO VACCINATO? NON RISPONDO. SONO VANTAGGI CHE NON DO A NESSUNO: SE DICI SÌ C'HAI DEI NEMICI, SE DICI NO CE N'HAI ALTRI" - PIPPO FRANCO, CANDIDATO AL COMUNE DI ROMA CON MICHETTI, DRIBBLA LA DOMANDA SUL VACCINO - CALENDA M'IRRIDE? È RIMASTO AI TEMPI DI ''MI SCAPPA LA PIPÌ, PAPÀ''. MA QUESTE COSE NON MI TOCCANO PROPRIO. SE ME TIRANO ER POMODORO NON M' HANNO PRESO…"

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Alessandro Rico per "la Verità"

 

pippo franco ciao marziano pippo franco ciao marziano

Dal Bagaglino al Campidoglio il passo è breve. E Francesco Pippo, in arte Pippo Franco, è sceso in campo a sostegno dell'aspirante sindaco della Capitale scelto dal centrodestra, Enrico Michetti. La sua candidatura, com' era prevedibile, ha suscitato i risolini della Roma chic, quella che se uno ha fatto il comico non può fare il politico. Uno degli sfidanti, Carlo Calenda, aveva twittato: «Amici, qui abbiamo Viperetta con la Raggi, Pippo Franco con Michetti. O Michetti con Pippo Franco. Suggerimenti per una o più candidature di contrasto a cotanto fulgore?».

 

Le ha dato fastidio essere trattato da guitto sciocco?

«Assolutamente no, perché non ho letto queste cose, non le seguo».

 

No?

pippo franco foto di bacco pippo franco foto di bacco

«Guardi, le faccio l'esempio degli spettacoli che facevo con Gabriella Ferri: c'era un pubblico che ci osannava e uno per cui eravamo troppo "avanti"».

 

È abituato al lancio dei pomodori, quindi?

«No no. Non mi toccano proprio. Se me tirano er pomodoro non m' hanno preso».

 

Chi l'ha convinta a candidarsi?

«Michetti».

 

In persona?

pippo franco foto di bacco pippo franco foto di bacco

«Sì sì, ci conoscevamo già dai tempi di Radio Radio. Ci siamo visti, me l'ha chiesto e io ho accettato».

 

Per lei non è la prima volta, vero?

«È successo un'altra volta, ma fu una cosa di carattere strumentale».

 

In che senso?

«Don Pierino Gelmini, che aiutavo nelle straordinarie cose che ha fatto per salvare tante vite, mi suggerì di candidarmi in questo improbabilissimo partito...».

 

La Democrazia cristiana per le autonomie. Era il 2006.

«Il partito era nato tre mesi prima, era un'unione tra socialisti e democristiani. Io, naturalmente, mi candidavo per la parte democristiana».

 

ENRICO MICHETTI ENRICO MICHETTI

Si capisce.

«Poi Gianfranco Rotondi mi disse che, con i miei voti, erano riusciti a far eleggere Massimo Nardi».

 

Si definirebbe ancora un democristiano?

«Democratico sicuramente. Difensore della democrazia, cioè dell'ascolto di tutti».

 

Trova che la democrazia così intesa sia in pericolo?

«Be', mi pare evidente. Le spiego la mia posizione, che è frutto di una certa chiarezza interiore».

 

pippo franco pamela prati bagaglino pippo franco pamela prati bagaglino

Siamo qui apposta.

«La storia si divide in storia vera, storia per come viene raccontata e ciò che si lascia volutamente fuori dalla storia. Ho l'impressione che di storia per come viene raccontata e di ciò che si lascia volutamente fuori dalla storia siamo fin troppo pieni. Oggi assistiamo a una contraddizione esplodente: tutti pensano di avere ragione. O almeno, quelli che vanno in televisione».

 

Nella prima Repubblica, come poteva fare il comico, cioè il fustigatore del potere, restando un democristiano?

virginia raggi 3 virginia raggi 3

«Sono sempre stato un uomo libero. Ho sempre difeso il senso democratico dell'esistenza. Sono vissuto decidendo per chi votare nel momento in cui andavo a votare. Certo, alla fine la mia "zona" era quella, ma nel quadro di una visione fondata sull'apertura e l'ascolto di tutti».

 

Nell'ultima intervista che concesse alla Verità - aprile 2019 - aveva definito Virginia Raggi «eroica», perché, nonostante tutti i guai di Roma, «è rimasta lì. Indiscutibilmente ha un grande carattere». Immaginiamo abbia cambiato idea.

«No. È che fu il titolista a travisare la mia idea dal titolista. Mi avete fatto dire: "Stimo la Raggi"».

enrico michetti e matteo salvini in spiaggia 1 enrico michetti e matteo salvini in spiaggia 1

 

Ahia. Abbiamo sbagliato?

«Io intendevo un'altra cosa: stimo la Raggi perché malgrado non abbia una squadra, malgrado le buche, malgrado tutto quello che è successo, sta ancora là Ma come fa a stare ancora là?».

 

Ah, era un paradosso?

«Certamente!».

 

Un'ironia sottile che non abbia colto (Risata)

«Sì, a volte bisogna essere ironicamente molto più espliciti».

valeria marini pippo franco pamela prati valeria marini pippo franco pamela prati

 

In che quartiere abita?

«Roma Nord».

 

Dove ogni tanto compaiono i cinghiali?

«Anche. Però i cinghiali sono il male minore. Tutto sommato, ci siamo abituati».

 

Che guai avete?

«Tendenzialmente, ce ne sono meno che a Roma Sud. Pure le strade si sono sfasciate di meno, forse perché questa zona si è sviluppata più di recente».

 

Con tutti i problemi che ha Roma, due mandati non basterebbero per risolverli. Non è meglio prendersi un solo, solenne impegno con gli elettori - per esempio, eliminare la piaga della monnezza - e portalo a termine entro i primi cinque anni?

pippo franco pippo franco

«Sì. Sì. E infatti la mia candidatura si è limitata a una sola area d'azione: l'assessorato alla Cultura».

 

È un candidato di scopo?

«A me interessa soltanto quell'aspetto, non la politica in quanto tale. Stiamo parlando di arte e, alla fin fine, l'arte non ha colori, non ha ideologie. Infatti sono felice dell'ironia di Calenda: ci ha fatto capire che è pure in grado di ridere».

 

Quindi, punta a fare l'assessore?

«Più che altro, vorrei essere un consulente, un esperto al servizio dell'assessore. Verrei subito dopo Vittorio Sgarbi».

 

carlo calenda foto di bacco (2) carlo calenda foto di bacco (2)

Che consigli darebbe?

«Ho fatto il direttore artistico a Fiuggi per un lungo periodo. Siamo arrivati a organizzare fino a tre manifestazioni al giorno, fra lirica, sport, conferenze, spettacoli di vario tipo. Ed era tutto multidisciplinare. Proporrei quel modello».

 

Parla da artista impegnato. Stupirebbe Calenda.

«Calenda è rimasto a Mi scappa la pipì, papà. È la storia per come viene raccontata...».

 

Lei, comunque, mica rinnega i lavori che le hanno garantito tanta popolarità.

«Niente affatto. La popolarità è venuta da una creatività esplosiva».

 

Ci racconta la sua carriera?

«Io nasco come pittore e musicista. Ho studiato al liceo artistico - attenzione: con Giulio Turcato e, soprattutto, con il grande Renato Guttuso, con i quali avevo un legame profondo. Mi riconoscevano come artista. Ho dipinto fino a 23 anni e, contemporaneamente, suonavo la chitarra nei locali notturni, con un gruppo fondato da me».

PIPPO FRANCO E RENZO ARBORE - SPECIALE PER VOI PIPPO FRANCO E RENZO ARBORE - SPECIALE PER VOI

 

Dopo?

«Ho disegnato fumetti per tre anni. Poi ho fatto il cantautore, ho cominciato a scrivere canzoni - fra le quali anche Mi scappa la pipì, ma non solo quella. Alla fine, è venuto fuori l'attore».

 

In che modo?

«La presentazione delle canzoni aveva iniziato ad avere la preminenza sulle canzoni stesse. Ma tutto quello che ho fatto mi appartiene. E aver conosciuto la storia dell'arte ha fatto la differenza».

 

RENATO GUTTUSO RENATO GUTTUSO

Le piace il governo Draghi?

«Mmm Me faccia la domanda di riserva».

 

Va bene. Lei è sempre stato credente. Cosa ha portato in più la fede nella sua vita?

«È stata determinante. Rispondo con un'affermazione di Benedetto XVI».

 

Quale?

«Alla domanda "Che cos' è la vita?" - che ciascuno di noi si dovrebbe porre - spiegò che per lui la vita è "la conoscenza della tristezza, la conoscenza dell'amore e la conoscenza del divino".».

 

pippo franco pippo franco

Che insegnamento ne ha tratto per sé?

«Gli artisti, tendenzialmente, sono proiettati verso l'infinito. Le domande se le pongono. E io ho trovato anche le risposte, avendo vissuto a contatto con mistici e veggenti: ho conosciuto padre Gabriele Amorth, con Natuzza Evolo ho vissuto 34 anni di vita interessantissima. Ho fatto esperienza».

 

Ha aperto, già in vita, una finestra sull'aldilà?

«La conoscenza è esattamente questo. Lo dice San Francesco d'Assisi, che era contentissimo: "Laudato si', mi' Signore", persino "per nostra sora morte". Lui, d'ironia, ne usava moltissima. Ci ha insegnato l'allegrezza francescana, che è l'allegrezza della vita».

san francesco d' assisi san francesco d' assisi

 

Di questi tempi, farsi una risata anche di fronte alla morte non è male, no?

«L'ultimo libro che ho scritto s' intitola La morte non esiste. E il sottotitolo è: La mia vita oltre i confini della vita. Le ho già risposto».

 

Lei ha festeggiato gli 81 anni.

«I 18, per la verità: guardiamoli dall'altro lato...».

 

Ahahah. Si è vaccinato?

«Domanda di riserva...».

 

Ancora?

«Eh mi spiace. Sono vantaggi che non do a nessuno: se dici sì c'hai dei nemici, se dici no ce n'hai altri».

pippo franco pippo franco

 

Porsi domande e dubbi, anche sui vaccini, è lecito?

«Torno a dire che amo la democrazia. La quale include la democrazia del pensiero. Qui uno dice una cosa, un altro ne dice un'altra. Le contraddizioni sono esplodenti e viviamo soltanto di emergenze. Oggi è tutta un'emergenza».

 

Ma vive con angoscia la pandemia, visto che rientra in una categoria «a rischio»?

«L'angoscia è uno di quei sentimenti dai quali sono sempre stato lontano. Ai problemi c'è sempre una soluzione».

 

flora borsi e sigmund freud flora borsi e sigmund freud

Quindi, non è vero che i comici nella realtà sono tristi?

«La mia infanzia è stata piuttosto difficile».

 

Conobbe suo padre, tornato dalla prigionia inglese, a sei anni. E dopo pochi mesi, lui morì.

«Ecco: i cominci di solito sono persone che hanno conosciuto le difficoltà sociali, familiari, la fame dei tempi di Totò ed Ettore Petrolini. L'ironia era una reazione a questa realtà. Ma bisogna esserci nati, con questo senso dell'ironia».

 

E lei ci nacque.

«Sa che scrisse Sigmund Freud in un lavoro bellissimo, del 1905, intitolato Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio? Consideri che scrisse L'interpretazione dei sogni perché prima si era domandato per quale motivo l'uomo voglia ridere».

edwige fenech pippo franco quel gran pezzo dell ubalda edwige fenech pippo franco quel gran pezzo dell ubalda

 

Che spiegazione si diede?

«Il libro si conclude con Freud che dice: "Il nostro desiderio di ridere non è altro che il nostro desiderio di ritornare bambini, quando non avevamo bisogno dell'umorismo per essere felici"».

 

Che ne deduce?

«Che in realtà, l'uomo nasce felice. E non esiste nulla che ci possa separare irrimediabilmente dai bambini che eravamo».

 

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