casini fontana

"È STATA UNA PARTENZA DA BRIVIDI, IL GOVERNO NASCERÀ DEBOLE" – IL SENATORE DEM "PIERFURBY" CASINI TRA LA RUSSA E FONTANA RITIENE “PIU’ DISCUTIBILE” LA SCELTA DEL LEGHISTA CHE “DEVE AL PIÙ PRESTO CHIARIRE LA SUA POSIZIONE SULLA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA, NON PUÒ FARE FINTA DI NIENTE” – LA BORDATA "AGLI SCIENZIATI CHE, DALL'OPPOSIZIONE, HANNO VOTATO LA RUSSA. SE LO HANNO FATTO PER UNO SCAMBIO, PER UN PICCOLO MERCATO DI POLTRONE LO VEDREMO, MA SIAMO DAVVERO ALLA CARITÀ…”

NICCOLÒ CARRATELLI per la Stampa

 

FRANCESCHINI CASINI E RENZI SE LA RIDONO

In 40 anni di Parlamento e 11 legislature, Pierferdinando Casini non aveva mai visto una «partenza da brividi» di questo tipo. L'ex presidente della Camera, rieletto al Senato con il centrosinistra, osserva un quadro «deprimente, tanto più perché accomuna maggioranza e opposizione». Alla fine, nonostante le tensioni tra Meloni e Berlusconi, «il governo si farà per forza», ma il rischio è che «risulti troppo debole per affrontare le sfide che ha di fronte».

 

Quanto al movimentato debutto di questa legislatura, «per la prima volta alla Camera e al Senato sono stati eletti due presidenti marcatamente di destra». Ma, tra Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, la scelta «più discutibile» riguarda il secondo, che «deve al più presto chiarire la sua posizione sulla guerra tra Russia e Ucraina, non può fare finta di niente».

 

Se l'aspettava una partenza di legislatura così?

«No, anche perché contrasta drammaticamente con la situazione che stiamo vivendo e le difficoltà del nostro Paese. Si potrebbe pensare che, con questa premessa, la legislatura durerà poco, ma ricordiamoci l'inizio del governo gialloverde nel 2018, non so se per confortarci o deprimerci di più».

 

silvio berlusconi pier ferdinando casini

Lo scontro tra Berlusconi e Meloni mette a rischio la nascita del governo?

«Il governo lo faranno, perché nessuno di loro ha alternative. Ma il fatto che, senza nemmeno aver ricevuto l'incarico, la premier in pectore già faccia aleggiare la minaccia di un ritorno al voto, perché messa sotto scacco dagli alleati, è un inedito nella storia della Repubblica e dice tutto. Il tema è quanto questo governo che verrà sarà in grado di affrontare i venti perigliosi che soffiano nel mondo. Anche la disputa sulla presenza di ministri tecnici, con i nomi più autorevoli che declinano l'offerta, è il segnale di una complessiva debolezza dell'impianto».

 

Lei che lo conosce bene, cosa ha in testa Berlusconi?

«Non lo so, non ho più quella consuetudine e poi io sono esperto delle dinamiche di un centrodestra che non c'è più: questa è una coalizione di destra. Ricordo lo scontro durissimo che ho avuto con Berlusconi nel 2008, quando gli dissi che "non tutti in Italia sono in vendita" e come Udc decidemmo di andare da soli alle elezioni. All'epoca, molti di quelli che ora esaltano il coraggio di Meloni, per aver detto che lei non è ricattabile, mi sbeffeggiarono: segnalo loro che 15 anni fa Berlusconi era in una posizione ben diversa da quella, più fragile, di oggi».

CASINI RENZI

 

La fortuna di Meloni è avere queste opposizioni, ancora più divise, no?

«Sono più impegnate a litigare tra loro che a costruire non dico un'alternativa, improbabile tra partiti così dissimili come sono M5s e Terzo polo, ma almeno una concertazione. Una cosa che c'è sempre stata, un gentlemen agreement, anche per distribuire in modo equo le posizioni di garanzia in Parlamento. Qui siamo ancora intrappolati negli scontri da campagna elettorale: un atteggiamento ridicolo e un grande regalo a Meloni».

 

Quello che è successo al Senato per l'elezione di La Russa è la sintesi perfetta

«Guardi, presto capiremo cosa ha mosso gli scienziati che, dall'opposizione, hanno votato La Russa. Se lo hanno fatto per uno scambio, per un piccolo mercato di poltrone lo vedremo, ma siamo davvero alla carità. Del resto, non capisco quale possa essere la logica politica di chi, pur avendone la possibilità, non mette subito in crisi la coalizione avversaria: c'è stata una gigantesca sottovalutazione di questa opportunità.

Spero ci sia la consapevolezza che al Senato, con questi numeri, se non saremo costantemente presenti finiremo per spianare la strada alla maggioranza, che pure dovrà fare i conti con frequenti assenze, senza fare nomi».

 

Si è divertito anche lei al Var, per individuare i possibili fiancheggiatori del neopresidente del Senato?

PIER FERDINANDO CASINI

«Io sono uno di quei tifosi che continua ad arrabbiarsi anche con il Var, ma riconosco che il più delle volte evita degli errori e credo possa funzionare anche in politica per sciogliere i dubbi. Dico che in 4 o 5 secondi non si riesce a votare e questo esclude molti sospettati. Mentre ho notato una certa confidenza con la cabina da parte di senatori di seconda fila di partiti insospettabili. E non mi riferisco certo al Pd».

 

Dopo l'elezione di La Russa e Fontana, Enrico Letta ha parlato di "uno sfregio". Che ne pensa?

«Penso che la destra abbia perso una clamorosa occasione nel non offrire la presidenza di una delle due Camere all'opposizione, agendo in discontinuità con una prassi che andrebbe superata. Poi è chiaro che i due nuovi presidenti sono marcati, più di ogni altra scelta del passato. Ma designati legittimamente dalla destra, che, d'altra parte, non aveva mai avuto un'affermazione così netta alle elezioni».

 

Ha visto quante contestazioni nei confronti di La Russa?

PIER FERDINANDO CASINI AL SEGGIO ELETTORALE

«Lo conosco da 40 anni, non ha mai fatto mistero di essere un uomo di parte e lo è stato con assoluta coerenza. Ma, anche se sembra Mefistòfele, è una persona buona, capace di ottimi rapporti umani. E il suo discorso mi è sembrato un tentativo di farsi carico di una condivisione più generale. Guardando al suo pedigree politico, non mi pare che venga dalla Luna: è stato ministro della Difesa, vicepresidente della Camera e del Senato».

 

E Fontana invece?

«È una scelta palesemente più discutibile. Sono uno dei predecessori di Fontana e ho sempre odiato chi dà giudizi sui successori, ma una cosa posso dirla, anche perché è la stessa che gli ho detto in privato, quando gli ho telefonato per augurargli buon lavoro, come sono abituato a fare con i nuovi presidenti di Montecitorio. È sorprendente che nel suo discorso non abbia detto niente sulla guerra tra Russia e Ucraina: capisco ci sia qualche imbarazzo, ma va superato, non può far finta di niente».

LORENZO FONTANA 2

 

Visto come la pensa, avrà ritenuto meglio sorvolare

«Ma certe omissioni hanno un effetto peggiore, quindi lo invito a chiarire al più presto la sua posizione, perché non si può essere equidistanti tra le parti in conflitto. Fu già gravissima la sua visita in Crimea al tempo dell'occupazione russa, di fatto avallandola, come fecero anche Salvini e Berlusconi. Ora lui è la terza carica dello Stato e, senza fare sconti sul suo passato, dobbiamo guardare avanti. Però gli chiediamo atti concreti, in linea con le posizioni dell'Italia e dell'Occidente». 

ETTORE ROSATO E LORENZO FONTANAcasiniZAIA SALVINI LORENZO FONTANA

 

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