RAGGI X - LA SINDACA FINISCE NEL MIRINO DI SALVINI CHE NE CHIEDE LE DIMISSIONI - E VISTO CHE DI MAIO NON LA DIFENDE PIÙ, VIRGY PUNTA TUTTO SULL’ALLENZA CON IL PD E SI BUTTA SU CONTE: “E’ UNA PERSONA ECCEZIONALE, STA FACENDO UN LAVORO ENORME” - FRANCESCHINI SPEGNE I SUOI SOGNI: “EVENTUALI ACCORDI ALLE COMUNALI CON IL M5S SI POTRANNO FARE AL SECONDO TURNO E SOLO SE RAGGI NON SI SARÀ RICANDIDATA…”

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Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 2 virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 2

La triangolazione può sembrare complicata. Ma basta unire i puntini. Dal palco di San Giovanni, a Roma, Matteo Salvini chiede a Virginia Raggi di dimettersi forte di migliaia di firme raccolte; la sindaca grillina gli risponde picche («Si dimetta lui») e fa partire una sviolinata pro-Conte, proprio nel giorno in cui il premier mette al suo posto con parole ultimative il leader del M5S, Luigi Di Maio, oltre ovviamente a sparare contro il capo leghista.

 

«È una persona eccezionale dice la sindaca a proposito di Conte - non posso che fargli i migliori in bocca al lupo, sta facendo un lavoro enorme». Insomma, i ministri pentastellati sono in trincea? Il Campidoglio fa asse con Palazzo Chigi. In questa mossa, al di là della sincerità, c'è tutta la strategia di Raggi, non solo nel giorno del grande assedio, ma soprattutto per il futuro. Ovvero: puntare sull'alleanza giallorossa e sul partito di Conte che annovera tra gli sponsor Beppe Grillo, Roberto Fico e la maggioranza, o quasi, dei parlamentari.

virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 3 virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 3

 

Il problema oggi è il Pd, certo. Che al governo va d'amore e d'accordo con il premier e tutto il mondo anti-Di Maio, ma nella Capitale non può essere timido. E così, nel giorno dell'assalto della Lega, anche i democrat capitolini scelgono la tattica della mobilitazione. Non stanno a guardare. E per uscire dalla morsa, quindi, organizzano 50 banchetti in giro per la città con uno slogan elementare: «Raggi, basta!».

 

GIOCO A SMARCARSI

In questo continuo gioco di triangolazioni e mezzi imbarazzi, in cui tutti giocano a smarcarsi dall'altro, Salvini capisce la possibile zona d'ombra romana e ci si fionda: «Raggi e Zingaretti sono la stessa cosa: devono lasciare entrambi, in Comune e in Regione». Dal Campidoglio sono quasi contenti di essere accomunati al governatore nonché segretario del Pd perché l'abbraccio con i dem, in ottica ricandidatura nel 2021, fa piacere. Dalle parti di Nicola sono invece categorici: «Per noi Virginia ha fallito, stiamo lavorando a un'alternativa».

virginia raggi e nicola zingaretti virginia raggi e nicola zingaretti

 

Con postilla dell'area Franceschini: «Eventuali accordi alle comunali con il M5S si potranno fare al secondo turno e solo se Raggi non si sarà ricandidata». Secondo mandato? «Non mi appassiona il tema delle poltrone - fa sapere Virginia - mi appassiona molto invece il lavoro, quello che sto facendo Si va avanti!».

 

Un gran caos. Anzi, una lunga partita a scacchi. Nel sabato di Salvini, Raggi fa cose ed esterna a Da noi a ruota libera con Francesca Fialdini su Rai Uno. Fa la spola tra Ostia (municipio X di Roma sciolto per mafia quando era guidato da un mini-sindaco dem) e poi parla delle ville dei Tor Bella Monaca, che «io ho abbattuto», lasciando capire invece che Salvini, quando era ministro per l'Interno, non ha poi impresso chissà quale svolta legalitaria a Roma. Sicché, «io sfido la mafia», rivendica la sindaca.

raggi di maio raggi di maio

 

«Pensa ai rifiuti e alle buche», le rispondono in coro dalla Lega e anche dal Pd. Per una volta il M5S nazionale, o meglio i parlamentari pentastellati romani, fanno da scudo al Campidoglio. Visto che dal palco di San Giovanni si staglia Giorgia Meloni (pensando al Campidoglio?), i grillini provano a metterci una pezza: «Lei e il suo amico Alemanno sono i responsabili del declino dell'Urbe».

 

Stanno così ben attenti a non andare allo scontro diretto con il Pd. «Il nostro nemico è la destra», spiegano infatti dal Campidoglio in preda a un machiavellismo tutto da verificare. Non è un caso, infatti, che Raggi si soffermi molto sulla presenza di CasaPound al comizio di Salvini e Co. Una battaglia, quella contro i fascisti del terzo millenio, che non può non trovare d'accordo il Pd zingarettiano. Ma quando capiscono dal Nazareno che la sindaca prova ancora l'abbraccio si smarcano: «Parlano i nostri banchetti in giro per la città a testimoniare che tra noi e lei non può esserci alcuna intesa». E si continua così tra imbarazzi e contorsioni, accuse incrociate e nuovi assi in questo sabato pulp tra Roma e Perugia.

virginia raggi e nicola zingaretti 1 virginia raggi e nicola zingaretti 1

 

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