ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 3

IL RECOVERY PLAN VA IN FREEZER – NON DRAMMATIZZIAMO: I REGOLAMENTI EUROPEI PREVEDONO IL RINVIO DEL PNRR IN CIRCOSTANZA COME IL VOTO. NON SOLO: LA COMMISSIONE PUÒ PROCEDERE ALLA RISOLUZIONE DELL’ACCORDO CON CUI SI EROGANO I FONDI SOLO “IN ASSENZA DI PROGRESSI CONCRETI”, MA C’È UN “PERIODO DI GRAZIA” DI 18 MESI…

Giuseppe Liturri per “La Verità”

 

URSULA VON DER LEYEN

Quando ieri pomeriggio le agenzie hanno riportato un flash secondo cui Mario Draghi in Consiglio dei ministri avrebbe affermato che si va «avanti con Pnrr, favoriamo che ci succederà», abbiamo avuto la conferma di quanto sostenuto nei giorni scorsi, basandoci su documenti inoppugnabili.

 

Queste parole di Draghi, ora che il suo governo è ufficialmente dimissionario e in carica solo per il «disbrigo degli affari correnti», dovrebbero essere sufficienti a placare i lamenti delle «vedove del Pnrr», secondo cui «sono a rischio 46 miliardi», come ha titolato ieri Il Sole 24 Ore, riferendosi alla rata del primo e secondo semestre 2022. C'è anche chi si è spinto oltre, paventando il rischio di restituzione dei 46 miliardi incassati finora a titolo di prefinanziamento e prima rata.

 

meme su Mario Draghi e il recovery plan

Dobbiamo consolare chi si sta stracciando le vesti, perché il rischio di «perdere soldi» (qualsiasi cosa significhi) è modesto. Nel caso specifico ricordato dal Sole 24 Ore, non si vede come possa essere a rischio anche la rata richiesta pochi giorni fa, in cui il governo Draghi ha attestato di aver conseguito 45 obiettivi.

 

Forse si sta accusando Draghi di aver dichiarato il falso e che la Commissione potrebbe bocciare la nostra richiesta? Premesso che la tornata elettorale potrebbe restituirci un nuovo governo nei pieni poteri entro la fine di ottobre, il regolamento che disciplina il Rrf contiene numerose previsioni proprio per situazioni simili.

 

In prima battuta, l'articolo 21 consente che in presenza di «circostanze oggettive» - e cosa c'è di più oggettivo di una consultazione elettorale? - lo Stato membro richieda alla Commissione, con una proposta motivata, di modificare o sostituire il Piano nazionale.

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1

 

Ciò richiederebbe la ripetizione della stessa trafila della primavera 2021, quando passarono circa 50 giorni dalla presentazione all'approvazione del piano da parte della Commissione. Nulla di trascendentale.

 

Ma c'è anche l'articolo 24 che al comma 9 e 10 contempla altri due casi. È infatti nei poteri della Commissione - decorsi almeno 18 mesi dall'approvazione del Piano - procedere alla risoluzione dell'accordo con cui si eroga sia il sussidio sia il finanziamento, solo «in assenza di progressi concreti» nel conseguimento di obiettivi e traguardi.

 

Quindi esiste un «periodo di grazia» di 18 mesi durante i quali, per qualsivoglia motivo uno Stato membro può fermarsi. In ogni caso, allo Stato coinvolto sono concessi altri due mesi per le proprie osservazioni. Oggetto di restituzione potrebbe essere solo il prefinanziamento, non anche le rate già incassate a fronte di obiettivi e traguardi conseguiti.

 

g7 in germania ursula von der leyen

La Commissione prevede anche in «circostanze eccezionali» il ritardo della decisione di erogazione dei sussidi per non oltre 90 giorni. Va da sé che, avendo l'Italia presentato già la richiesta di ben due rate, non si veda come in pochi mesi ci si possa accusare di mancanza di «progressi concreti».

 

Il Rrf è stato costruito ben sapendo che le vicende elettorali degli Stati membri avrebbero potuto rallentare l'avanzamento dei piani.

 

ripartizione temporale traguardi e obietttivi pnrr grafico domani

Chi si preoccupa dei ritardi futuri non considera poi che siamo già in ritardo nell'attuazione degli obiettivi previsti dal Fondo nazionale complementare di 37 miliardi che affianca il Pnrr e che è finanziato interamente con il bilancio statale. A marzo 2022 ci sono 5 obiettivi su 25 non completati e nessuno si è scandalizzato.

 

Parlare del Rrf senza averne mai letto le centinaia di pagine che lo disciplinano porta a omettere che la decisione di esecuzione del Consiglio del luglio 2021 che approva il piano italiano riporta che tutti gli obiettivi e i traguardi previsti per i dieci semestri fino al giugno 2026 sono collegati a un «calendario indicativo» per il loro conseguimento.

 

Non esiste alcuna scadenza perentoria. Prova ne è che l'Olanda, rimasta a lungo senza governo, ha presentato il proprio piano nazionale solo l'8 luglio scorso, ben 17 mesi dopo la prima data utile. A conferma di ciò, a oggi solo sei Paesi (tra cui l'Italia) hanno presentato la richiesta della prima rata a dicembre 2021 e nessuno dei tanti Stati membri rimasti indietro ha perso nulla.

 

MARIO DRAGHI RECOVERY PLAN

In ogni caso il governo Draghi, così come confermato dallo stesso presidente, può e deve continuare a operare perché il concetto di «disbrigo degli affari correnti» è molto ampio e, secondo l'illustre giurista Pietro Rescigno consente al governo di «compiere gli atti dovuti (obbligatori) e tutti quelli la cui proroga comporterebbe un apprezzabile danno dello Stato, mentre dovrà astenersi, sul piano della correttezza politica, da tutti quegli atti discrezionali che possono essere rinviati al futuro governo senza apprezzabile danno».

URSULA VON DER LEYEN IN ISRAELE

 

Sul punto i precedenti non mancano e valga per tutti quello del governo di Romano Prodi che fu sfiduciato il 9 ottobre 1998 e, benché dimissionario, pochi giorni dopo in Consiglio dei ministri deliberò la concessione delle basi militari italiane alla Nato per una eventuale crisi in Kosovo, che poi sfociò nell'attacco a Belgrado. È quindi preciso dovere del governo adoperarsi per il prosieguo dei lavori del Pnrr e la macchina amministrativa non ha motivi per fermarsi.

ripartizione tra i vari ministeri dei progetti del pnrr grafico domani

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…