ilva renzi calenda lezzi

TRA RENZI E CALENDA VOLANO BARRE DI ACCIAIO - ''QUELLO SCIACALLO SULL'ILVA CI SPECULA SOPRA'', AVREBBE DETTO MATTEUCCIO DEL SUO EX-QUASI ALLEATO CARLETTO, SECONDO UN RETROSCENA DI MINZOLINI. CALENDA AVEVA SBERTUCCIATO L'IPOTESI DELLA CORDATA ALTERNATIVA, CHE VIENE SVENTOLATA DA GIORNI - FIANO: ''MA VI PARE CHE POSSIAMO ACCETTARE DI ESSERE EGEMONIZZATI NON DICO DAI GRILLINI, MA ADDIRITTURA DALLE LORO FRANGE MINORITARIE?''

 

Augusto Minzolini per ''il Giornale''

 

Lo sguardo è trafelato, il tono è preoccupato, ma in fondo il senatore 5stelle Gianluca Castaldi sapeva benissimo che nel ruolo di sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento si sarebbe trovato nella scomoda posizione «dell' imbuto l' espressione è sua - che raccoglie tutti i malumori grillini verso il governo».

matteo renzi e carlo calenda sul rooftop dell hotel bernini a roma

 

Spiega il personaggio in un angolo dei saloni che costeggiano l' aula di Palazzo Madama: «Mi arriva tutto addosso. È un casino. Poi da noi ci sta di tutto: gli ideologizzati a prescindere e quelli che polemizzano mossi dal rancore per aver perso la poltrona al governo. Io debbo stare appresso a tutti. Purtroppo è nella nostra natura, nel nostro Dna. In fondo Di Maio lo aveva detto quando l' 80% dei parlamentari si era schierato a favore del governo con il Pd e lui era contrario: Poi voglio vedere come riuscirete a mettere d' accordo non più due partiti, ma quattro.

 

Ora non si può tornare indietro, anche se sinceramente Luigi non riesco a leggerlo più, non so cosa pensi davvero: se vuole andare avanti, se pensa al movimento o alle sue ambizioni personali». In realtà questa strana condizione, cioè, per parafrasare il romanzo di Milan Kundera, l' insostenibile leggerezza dell' essere grillino, va avanti dall' inizio di questa legislatura, da quando il destino, cinico e baro, ha voluto che i 5stelle si ritrovassero, magari a loro insaputa e senza alcun merito, al governo. A quel punto prima Salvini e i sovranisti hanno toccato con mano, ad esempio sulla Tav, cosa significhi avere a che fare con l'«insostenibile interlocutore grillino».

 

matteo renzi carlo calenda

Ora, invece, questa drammatica esperienza la stanno provando sulla loro pelle Zingaretti e Renzi. Un' esperienza dura. «Ora tocca a loro si sfoga l' ex viceministro dell' Economia del governo gialloverde, il leghista Garavaglia io non ne voglio sapere più niente. Brrrrrr! Grazie a loro ho contratto delle nevrosi, debbo ricorrere allo psicologo».

 

Magari Garavaglia esagera, ma è difficile dare un senso a quanto è avvenuto sull' Ilva: 17 senatori grillini capitanati dalla pugliese Lezzi hanno preteso, per votare la fiducia sul decreto per le crisi aziendali, che fosse eliminato lo scudo penale per i neoproprietari del gruppo, quelli di ArcelorMittal (un modo per evitare che pagassero per le colpe delle precedenti amministrazioni); il ministro Patuanelli ha assicurato che quella scelta non avrebbe avuto conseguenze; invece, il colosso franco-indiano l' altro ieri ha annunciato che avrebbe rinunciato all' Ilva; e ieri, a danno fatto, sul decreto fiscale si sono materializzati emendamenti del Pd, di Italia Viva, di Forza Italia e della Lega che hanno riproposto lo scudo penale, ma non è detto anzi è poco probabile - che ciò basti a far tornare ArcelorMittal sui suoi passi. In sintesi, ben che vada, si è dato un pretesto al gruppo franco-indiano per rimangiarsi gli impegni presi.

 

TRENTA COSTA BONISOLI TONINELLI LEZZI GRILLO

Insomma, siamo di fronte ad un guazzabuglio simile a quello sulla Tav. Anzi, peggio, perché la questione Tav fu agitata dall' intero universo 5stelle, mentre in questa occasione è stata solo una piccola frangia a scatenare il finimondo sull' Ilva: prima Lezzi e compagni, infatti, hanno egemonizzato con l' arma del ricatto il movimento; poi, approfittando delle paure della delegazione ministeriale grillina che non ha avuto il coraggio di opporsi ai loro ultimatum, sono riusciti condizionare il governo e l' intera maggioranza nelle loro scelte.

 

Un atteggiamento che ha fatto storcere il naso anche all' anima più pragmatica dei 5stelle. «Io ha puntualizzato Luca Carabetta rispetto alla Lezzi sono diversamente grillino».

 

Mentre il viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni, si è sfogato con alcuni parlamentari del movimento: «La Lezzi? Lasciamo perdere! Quelli al Senato si comportano così perché sanno di essere decisivi per i numeri».

barbara lezzi

Solo che può un governo essere egemonizzato dall' ala più ideologizzata dei 5stelle, da quelli delle scie chimiche o dei «no vax»? Possono Pd e renziani accettare logiche fuori dalla realtà?

 

No, se non vogliono entrare in una spirale pericolosa. Tanto più se si tiene conto che l' arma del ricatto grillino è scarica, perché questo governo, si può dire ciò che si vuole, nasce soprattutto dalla paura dei 5stelle di andare alle urne, dal timore dell' estinzione. Ecco perché ieri da Graziano Delrio, ad Andrea Orlando, alla stessa delegazione ministeriale piddina sono arrivati dei moniti a Zingaretti che minaccia le elezioni ma spesso abbozza - a cambiare registro, ad essere meno accomodante con i 5stelle.

 

«Ma vi pare osserva il sottosegretario all' Interno, Emanuele Fiano che possiamo accettare di essere egemonizzati non dico dai grillini, ma addirittura dalle loro frange minoritarie più estremiste?! È come se un tempo il Pci avesse accettato di subire l' iniziativa di Avanguardia Operaia!». E se dentro il Pd sull'«affaire Ilva» si è alzato un coro di «mai più!», anche i renziani sono convinti che è necessario cambiare «spartito» nel governo. «Io sull' Ilva ha spiegato al suo inner circle lo stesso Renzi mi preoccupo solo che la fabbrica non chiuda.

emanuele fiano

 

Non sono come quello sciacallo di Calenda, che ci specula sopra. Tant' è che ho ritirato fuori l' ipotesi della cordata alternativa. Ma a gennaio bisognerà rifare i conti con i grillini. E non lo farò su un tema come l' Ilva, visto che parole come scudo penale o immunità alla gente possono suonare male, ma semmai su un argomento come il reddito di cittadinanza su cui tutti ci ridono dietro. L' importante, però, è che altri capiscano, che altri concorrano a costruire un nuovo equilibrio. Quando parlo di salvaguardare ciò che c' è di buono nell' eredità berlusconiana che debbo dire di più?!».

 

Già, in fondo, tutti si pongono il problema di evitare che l' esplosione dell' universo grillino metta a rischio la legislatura, o crei danni. Ad esempio, il senatore 5stelle, Ugo Grassi, professore di Diritto Pubblico all' Università di Napoli e già estensore dell' ipotesi di impeachment di Mattarella, agitata un anno fa da Giggino Di Maio, sta addirittura tentando di mettere in piedi un gruppo parlamentare trasversale che vada dai 5stelle a Forza Italia per mettere al sicuro il governo Conte. Come pure si continua a teorizzare una scissione dei gruppi parlamentari azzurri, da una parte per salvaguardare la legislatura, dall' altra per trattare con Salvini. «Ormai confida Paolo Romani è quasi sicuro che verranno alla luce la prossima settimana. La Carfagna si è convinta e Toti ha capito che non gli conviene fare il terzo polo sovranista, ma che deve interpretare l' anima moderata del centrodestra».

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

 

Della partita potrebbe essere anche Maurizio Lupi, ex ministro alfaniano, addirittura nel ruolo di capogruppo del nuovo soggetto parlamentare alla Camera.

Sempre che nasca.

 

In questo caleidoscopio di ipotesi per neutralizzare le schegge impazzite grilline, c' è, invece, anche chi spera - e sogna - una soluzione più drastica. «Io se fossi Zingaretti è l' analisi della testa d' uovo leghista, Giancarlo Giorgetti mi infilerei nell' unico pertugio possibile per salvarmi. Andrei da solo nelle elezioni in Emilia, le vincerei - perché da solo Zingaretti vince, mentre con Di Maio perde e il giorno dopo farei cadere il governo e andrei alle urne. Se non lo fa, muore.

 

Altrimenti i grillini io li conosco bene lo costringeranno fare cazzate su cazzate. Magari torneremo pure all' acciaio di Stato, a Mussolini».

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…