matteo renzi finanziamento

RENZI ERA PER ''MOSTRARE I CONTI CORRENTI E LE PROPRIETÀ DEI POLITICI''. POI È DIVENTATO RICCO - IL DISCORSO CRAXIANO DI IERI VIENE SPERNACCHIATO DA MOLTI: IMPOSSIBILE SEPARARE IL POLITICO DA QUELLO CHE DICE. PURE HITLER DISSE COSE MOLTO BELLE - QUANDO DOVEVA PRENDERE IL POTERE, RENZI NON FU GARANTISTA CON LUPI, IDEM E CANCELLIERI, E PRETENDEVA TRASPARENZA TOTALE. FINCHÉ NON HA FATTURATO 1,8 MILIONI DI EURO IN DUE ANNI MENTRE FACEVA (ANCHE) IL SENATORE

 

 

 

 

Francesco Damato per www.startmag.it

 

La partecipazione alla maggioranza ha sicuramente aiutato Matteo Renzi a ottenere in tempi abbastanza brevi una discussione al Senato sulla vicenda giudiziaria e mediatica del finanziamento della sua attività politica, avvenuta attraverso la ormai disciolta Fondazione Open quando lui apparteneva al Pd scalandone con successo il vertice, e con esso anche quello del governo. Che l’uomo di Rignano non guidò certamente in sordina, purtroppo contribuendo, come vedremo, e a dispetto del suo linguaggio combattivo, alla situazione di cui ora si lamenta.

 

MATTEO RENZI FINANZIAMENTO PUBBLICO SOLDI POLITICI

Pur legittimamente promossa alla questione dei rapporti fra i poteri dello Stato, per non dire papale papale fra la magistratura e la politica, o viceversa, la discussione fortemente voluta da Renzi, che vi ha partecipato da protagonista, circondato dai suoi nei banchi della nuova Italia Viva, ha pagato pegno, diciamo così. La presidenza della seduta, nonostante la sontuosità del tema, é stata assunta non dalla presidente stessa del Senato ma dalla vice grillina Paola Taverna: obiettivamente la più lontana, per stile e convinzioni, dallo spirito col quale il dibattito era stato voluto da Renzi, per quanto egli sia da qualche mese partecipe, come ho accennato, della stessa maggioranza in cui si riconosce l’esponente pentastellata. La quale è incline più al giustizialismo che al garantismo, almeno per il significato corrente attribuito, a torto o a ragione, ai due fenomeni o sentimenti.

 

Ai banchi del governo non si è presentato nessuno, neppure uno straccio di sottosegretario, perché risultasse con la massima evidenza possibile l’estraneità, a dir poco, dell’esecutivo alla materia in esame. Già prima della discussione peraltro il ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede aveva tenuto a dissentire dalle critiche di Renzi agli inquirenti, e a condividere invece le proteste levatesi con la consueta solerzia dal Consiglio Superiore della Magistratura.

RENZI CENA DI FINANZIAMENTO

 

Non hanno brillato di presenze neppure i banchi parlamentari diversi da quelli renziani, dei cui vuoti diffusi si è compiaciuto in rete, con tanto di foto, il più antirenziano forse dei giornali, Il Fatto Quotidiano, per dimostrare quanto poco ormai conti l’ex presidente del Consiglio. Un po’ troppo avari di applausi o altri segni di consenso sono stati durante l’intervento di Renzi i suoi ex compagni di partito, il cui tesoriere Luigi Zanda d’altronde, già prima della discussione, aveva rimproverato al suo ex segretario di avere usato i pur legittimi finanziamenti della Fondazione Open più per la sua personale attività politica che per le esigenze più generali e costose del Pd, in crisi anche nei rapporti con i suoi dipendenti.

 

Renzi, dal canto suo, smettendola finalmente di parlarne come di un personaggio diseducativo, o qualcosa del genere, e guadagnandosi per una volta un apprezzamento del figlio Bobo, ha dovuto per una inesorabile nemesi storica richiamarsi al famoso discorso di Bettino Craxi alla Camera contro il “vuoto” orrendo e pericoloso che la magistratura stava creando già nel 1992.

RENZI FA UNA CONFERENZA IN ARABIA SAUDITA

 

Allora il finanziamento della politica fu liquidato sommariamente come una questione giudiziaria, e di malavita. Sarebbe stato forse più saggio da parte di Renzi ricordarsi di Craxi e delle sue preoccupazioni per la discrezionalità della magistratura quando contribuì da Palazzo Chigi alla diffusione giurisdizionale di quella curiosa fattispecie del traffico d’influenze che potrebbe adesso creare problemi anche ai suoi passati, presenti e futuri finanziatori. Le leggi vanno maneggiate con cura già quando si fanno e si lasciano applicare in modo distorto.

 

Scontato ed efficace, anche nella sua drammaticità, é stato il richiamo renziano al monito lanciato da Aldo Moro l’anno prima del suo tragico sequestro contro la pretesa di processare “sulle piazze” gli avversari politici di turno. Meno scontato e pertinente mi è apparso invece il richiamo di Renzi alla pur dolorosa e ingiusta avventura di Giovanni Leone. Che il senatore di Scandicci crede sia stato davvero costretto alle dimissioni da presidente della Repubblica nel 1978 per la campagna scandalistica cavalcata persino dai radicali, scusatisi vent’anni dopo, sugli apparecchi militari di trasporto dell’americana Loocheed venduti con mazzette o simili all’Italia.

craxi

 

Davvero Renzi crede ancora che quella pur inconsistenza campagna contro Leone, per i cui uffici non aveva potuto transitare nessuna pratica di quella fornitura di aerei, pur essendo lui amico del suo ex collega universitario e rappresentante della Loockheed in Italia, il professore di diritto della navigazione Antonio Lefebvre d’Ovidio, fu l’origine, la causa e quant’altro dello sputtanamento – consentitemi la franchezza – procurato all’allora presidente della Repubblica costringendolo alle dimissioni?

 

Via, qualcuno si decida a raccontare e spiegare finalmente a Renzi, allora bimbo di soli tre anni, che Leone fu messo in croce e costretto alla ritirata semplicemente per essersi messo di traverso sulla strada della cosiddetta linea della fermezza durante il sequestro di Aldo Moro. Per il cui salvataggio, o tentativo di salvataggio, il capo dello Stato aveva predisposto, con l’appoggio – guarda caso – solo o soprattutto di Craxi, a concedere la grazia a Paola Besuschio. Che era nell’elenco dei 13 “prigionieri”, cioè detenuti per reati di terrorismo, con i quali le brigate rosse avevano reclamato di scambiare il povero Moro, condannato a morte dal loro presunto “tribunale del popolo”.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”