goffredo bettini matteo renzi sergio mattarella nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte

RIMPASTO SI, RIMPASTO NO - CONTE SI OPPONE E MATTARELLA IDEM - IL PIANO PER PROMUOVERE FRANCESCHINI E DI MAIO VICEPREMIER - RENZI CONTRARIO ALL’IDEA DELLA BOSCHI MINISTRO - BETTINI, “IL CASALINO DI ZINGARETTI” - IL TESTA A TESTA IN TOSCANA TRA GIANI E CECCARDI - CONTE SI MUOVE IN PUGLIA PER FAR VINCERE EMILIANO - CONFINDUSTRIA CONTRO IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI MINACCIA DI RICORRERE ALLA CORTE COSTITUZIONALE…

Dagoreport

 

conte mattarella

Rimpasto sì o rimpasto no? Nella maggioranza aumentano le fibrillazioni per dare una rinfrescata al governo con qualche cambio di cavallo, ma non tutti sono favorevoli. Conte, ad esempio, non ne vuol sapere. In parte perché ha capito che rimescolare le carte porterebbe a un suo ridimensionamento. E poi perché i rimpasti si sa come iniziano ma non si ha idea di come finiscano. Quindi, in pieno stile “Giuseppi”, meglio troncare, sopire e tirare a campare.

 

conte di maio franceschini

A dargli man forte c’è Mattarella che non vede di buon occhio un ampio giro di poltrone dentro l’esecutivo. Dal Quirinale hanno fatto capire che la sostituzione di uno-due ministri sarebbe un’operazione rapida e dunque digeribile. Il problema è che i giallorossi hanno in mente un turnover più ampio.

 

maria elena boschi matteo renzi

Il piano prevede la promozione di Franceschini e Di Maio vicepremier, così da contenere e controllare meglio il duplex Conte-Casalino, e l’avvicendamento di almeno tre ministri tra cui Azzolina, De Micheli e Pisano. A proposito, pare che Renzi sia contrario all’ipotesi di Maria Elena Boschi ministro dell’Istruzione al posto della Azzolina. Matteuccio, il cui partitino è inchiodato al 2,5%, considera l’approdo di “Meb” al governo un “danno” per Italia viva. Sarà. Ma i maligni associano la contrarietà di Renzi alla liason estiva della Boschi con l’attore Giulio Berruti. Un amore traboccante di baci e paparazzate.

 

maria elena boschi giulio berruti su novella 2000

Mattarella, davanti a un sostanzioso lifting di governo, richiederebbe un passaggio formale: dimissioni di Conte, reincarico e ritorno in Parlamento per la fiducia. Un eventuale Conte-ter, però, rischia di restare impigliato nella palude di ricatti, cambi di casacche e trame di palazzo, con il risultato di essere uccellato prima ancora di nascere. Il ragionamento del Quirinale è semplice: lasciamo perdere, perché rischiare?

 

Ecco perché il rimpasto, per ora, resterà nel cassetto. Meglio concentrarsi sulle elezioni regionali, il cui risultato può innescare reazioni a catena imponderabili.

salvini ceccardi

 

In Toscana, i sondaggi danno il candidato del Pd, Eugenio Giani, avanti 4-5 punti rispetto alla leghista Susanna Ceccardi. Il margine è meno ampio del previsto e al Nazareno non dormono tranquilli. Anche perché se Salvini vince in Toscana, la crisi di governo sarà inevitabile. I dem che armeggiano con il pallottoliere, sono certi della sconfitta in Liguria dove la loffia candidatura del giornalista Ferruccio Sansa, in accordo con il M5s, è considerata un regalone al forzista Giovanni Toti.

 

Nel Pd, inoltre, sta montando l’insofferenza verso Goffredo Bettini, architetto di alleanze e strategie, ormai in delirio estatico per il ticket Zingaretti-Conte, considerato l’architrave dei riformisti alle prossime elezioni politiche. Gli “addetti ai livori” dem fanno presente che da suggeritore, Bettini sia diventato colui che dà la linea al partito. Ecco perché qualcuno lo ha bollato come “il Casalino di Zingaretti”.

 

Bettini e Zingaretti

Situazione in bilico in Puglia, dove Emiliano e Fitto sono molto vicini nei sondaggi. Nella sua regione, Conte non vuole perdere. Ecco perché sta facendo il diavolo a quattro per convincere il renziano Ivan Scalfarotto e la grillina Antonella Laricchia a fare un passo indietro.

 

E se il voto è visto con terrore dal Pd, a turbare i grillini è il voto sul Mes di ottobre. Metà dei parlamentari cinquestelle è favorevole ad attivare il fondo: si rischia la deflagrazione definitiva del movimento. Ma non basta. Anche se il Parlamento desse l’ok, possiamo essere l’unico paese, insieme alla minuscola Cipro, a prendere il soldi del Mes? Ovviamente no: agli occhi degli investitori internazionali, faremmo la figura dei morti di fame. Ecco perché la Merkel fa pressioni sul primo ministro spagnolo Sanchez affinché la Spagna, che vede risalire i contagi, si affianchi all’Italia nella richiesta di attivazione del fondo.

GIUSEPPE CONTE MICHELE EMILIANO

 

Come se non bastasse, a turbare la serenità del governo ci si mette anche Confindustria. Gli industriali considerano incostituzionale il blocco dei licenziamenti e minacciano di ricorrere alla Corte costituzionale. Allora prende forma l’ipotesi-tampone di rimuovere il blocco ma di “risarcire” i lavoratori licenziati con un indennizzo pari all’80% dello stipendio. E chi paga? Lo Stato. Con quali soldi? Ah, saperlo…

MERKEL MACRON SANCHEZ JUNCKER

 

bonomi conte

 

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