matteo salvini meme non posso

ROMPIPALLE A PIU’ NON POS – L’USCITA DI SALVINI, CHE HA DEFINITO “ROMPIPALLE” CHI PAGA IL CAFFÈ CON IL BANCOMAT, HA SCATENATO LE PROTESTE DELL’OPPOSIZIONE MA ANCHE LA REPLICA DI GIORGETTI, CHE SUGGERISCE DI “CAMBIARE RISTORANTE” SE NON SI PUÒ PAGARE CON LA CARTA –  GRAMELLINI: “CERTI DISCORSI SONO ANCORA ACCETTABILI DA PARTE DI UN PASSANTE, NON DI UN LEADER POLITICO CHE DOVREBBE INCORAGGIARE UNO STRUMENTO DI LOTTA ALL'EVASIONE. QUELLA DEI CONTANTI È UNA BATTAGLIA DI RETROGUARDIA RIDICOLA

1 – I ROMPIPALLE

Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

 

MATTEO SALVINI AL SENATO

Dice Salvini che ciascuno deve essere libero di pagare come gli pare, però aggiunge che chi paga il caffè con la carta di credito è un rompipalle. Quell'uomo contiene moltitudini, ma proviamo a sanare la contraddizione azzardando una sintesi: per lui ciascuno è libero di pagare in contanti e di dare del rompipalle a chi non lo fa. Ecco, mi rendo conto di essere caduto nella solita trappola: Salvini dà fiato al pensiero dell'avventore medio del bar e chi osa eccepire è un moralista o un fighetto (oltre che un rompipalle). Cerchiamo allora di sottrarci allo schema.

 

MATTEO SALVINI E IL POS - MEME BY EMILIANO CARLI

Intanto il ministro è poco informato: ormai ci vuole meno tempo per pagare il caffè con la carta di credito, una strisciata e via, mentre la ricerca del denaro nel portafogli, la conta delle monetine e l'attesa per il resto mettono a dura prova la pazienza di chi aspetta in coda. Il rompipalle è diventato chi paga in contanti. A meno che per Salvini non sia l'uso stesso della carta, quella diavoleria inventata dalle banche, a qualificare il possessore come un provocatore.

 

In ogni caso certi discorsi sono ancora accettabili da parte di un passante, non di un leader politico che dovrebbe incoraggiare uno strumento di lotta all'evasione e soprattutto riconoscerne l'ineluttabilità. Quella dei contanti è una battaglia di retroguardia che ormai si combatte quasi esclusivamente da noi. E le retroguardie saranno anche romantiche, ma dopo un po' diventano soltanto ridicole.

 

2– I ROMPIPALLE DEL POS

Antonio Bravetti per “La Stampa”

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Dice Matteo Salvini che «se uno vuole pagare con la carta di credito i due euro del caffè è solo un rompipalle». Giancarlo Giorgetti, che fa il ministro dell'Economia, «suggerisce di cambiare ristorante» se per un conto da 55 euro non si può pagare con la carta. Contraddizioni del governo sui pagamenti elettronici: il caffè in contanti, la cena con la carta.

 

Una direzione, confusa, che Confindustria non apprezza. «L'aumento del tetto al contante e il Pos sopra i 60 euro - dice il presidente Carlo Bonomi - sono interventi che non abbiamo mai richiesto, riteniamo che non apportino neanche un punto di Pil potenziale, ma neanche qualche decimale, sono scelte elettorali».

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

La Corte dei conti va giù ancora più duro: sono misure «non coerenti con l'obiettivo di contrasto all'evasione fiscale previsto nel Pnrr». Mentre le opposizioni se la prendono con Salvini e Giorgetti. Il primo accusato di «premiare evasori e furbetti»; il secondo di «approvare una norma con l'obiettivo di far fallire i ristoratori». Durante una pausa del processo Open Arms in cui è imputato a Palermo, Salvini prende un caffè che poi gli tornerà su per tutto il pomeriggio.

 

«Sui 60 euro per i pagamenti elettronici io sono un liberale, ognuno deve essere libero di pagare come vuole. Se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito è solo un rompipalle. Io cerco di pagare solo in contanti, perché a me piace andare a prelevare al bancomat». La gita agli sportelli, insomma.

 

PAGAMENTI CON IL POS 3

Occorre ricordare che in meno di 10 anni le banche italiane hanno chiuso 11.231 sportelli: le agenzie erano 32.881 a fine 2012, per poi calare a 23.480 nel 2020 e ancora a 21.650 a fine 2021. Cancellato uno sportello su tre. Sono calcoli della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) su dati della Banca d'Italia e dell'Istat aggiornati a fine 2021. Per non parlare dei 4 milioni di italiani senza banca, ovvero gli abitanti dei 3.062 comuni nei quali non sono più presenti filiali bancarie. Sono il 7% della popolazione.

 

PAGAMENTI CON IL POS 2

Un'uscita infelice quella di Salvini. «Pago il caffè con il cellulare, sono un rompipalle col botto», ribatte sui social il sindaco di Milano Beppe Sala. «Chi paga il caffè col bancomat è una persona normale che non ha niente da nascondere», sottolinea il senatore dell'Alleanza Verdi Sinistra Peppe De Cristofaro, che accusa Salvini e il governo di «premiare evasori e furbetti». Quelle del leader della Lega «sono chiacchiere da bar», dice Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Iv alla Camera. «Questo governo di destra sul digitale sembra guardare più al passato che al futuro. A Londra il Pos viene utilizzato anche per le offerte per strada», fa presente il senatore Pd Francesco Boccia, che sollecita una «battaglia comune in Parlamento per azzerare le commissioni delle transazioni».

 

PAGAMENTI CON IL POS

In mattinata, in audizione a Montecitorio sulla manovra, il ministro Giorgetti replica alla sollecitazione di un parlamentare: «Sul tema contante e del Pos, lei dice "mi toglie la libertà di pagare con la carta quando vado al ristorante e pago 55 euro". Lei ha la libertà di cambiare ristorante, lo faccia e le suggerisco di farlo. Se tutti quelli che trovano un ristorante che non accetta lo facessero, tutti si doterebbero della macchinetta». Un ragionamento che per Luigi Marattin (Iv) fa molte pieghe: «Se capisco bene hanno fatto una norma per favorire i ristoratori che vogliono farsi pagare in contanti, ma con l'obiettivo poi di farli fallire. Geniale, devo ammetterlo».

CONTANTI 2CONTANTI 1MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO