L’ABBIAMO SCAMPATA BELLA: NON AVREMO UN ALTRO PETROCELLI ALLA COMMISSIONE ESTERI DEL SENATO - IL GRILLINO GIANLUCA FERRARA HA DECISO DI FARE UN PASSO INDIETRO E NON CANDIDARSI PER LA CARICA, DOPO LE POLEMICHE SULLE SUE POSIZIONI FILO-RUSSE E ANTI-AMERICANE - IL VERO PROBLEMA SARÀ TROVARE UN GRILLINO PER QUELLA CARICA CHE IN PASSATO NON ABBIA SPARATO A ZERO SULLA NATO O NON SI SIA ALLISCIATO QUALCHE DITTATORE…

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Tommaso Labate per www.corriere.it

 

GIANLUCA FERRARA GIANLUCA FERRARA

«Io in realtà sostengo che negli Usa la democrazia è solo di facciata, uno slogan. Se per democrazia si vuole intendere il termine greco composto da Kratos (potere) Demos (popolo), negli Usa il potere non appartiene al popolo ma a delle élite economico finanziarie che controllano la politica finanziandola.

 

Nel libro questo è ben argomentato. Del resto, anche il termine libertà è usato in maniera strumentale. Libertà non significa scegliere tra 10 panini di Mc Donald’s o poter comprare “liberamente” un fucile d’assalto in un negozio come se fosse un yogurt alla fragola».

 

GIANLUCA FERRARA GIUSEPPE CONTE GIANLUCA FERRARA GIUSEPPE CONTE

Così parlava nel 2016, presentando il suo libro L’impero del male (su quale fosse l’impero in questione, non c’era neanche da sprecare la fatica di sfogliare qualche pagina, la copertina con la bandiera degli Stati Uniti fugava ogni dubbio), Gianluca Ferrara, oggi senatore del Movimento Cinquestelle.

 

Era in predicato di prendere il posto del filo-russo Vito Petrocelli alla presidenza della commissione Esteri. Ma la sua nomina è diventata presto un caso. E lui stesso, appena 24 ore dopo che il suo nome aveva cominciato a circolare, ha deciso di fare un passo in dietro: «Data la macchina del fango che si è messa in moto nei miei confronti, scelgo di non candidarmi a presidente della commissione Affari Esteri del Senato». Con la conferma del leader 5 Stelle Giuseppe Conte: «Non sarà Ferrara il candidato M5s alla presidenza della commissione Esteri».

GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI

 

Eppure, difendendo la sua corsa alla guida dell’organo del Senato, Ferrara in mattinata aveva rivendicato nette differenze rispetto a Petrocelli: «Ho condannato con la massima fermezza la criminale, ingiustificata e inaccettabile aggressione russa all’Ucraina ordinata da Putin» spiega aggiungendo di aver votato «a favore dell’invio di armi in Ucraina» e di rifiutare la definizione di filo-russo o filo-putiniano («una falsità assoluta»). «Se avrò mai l’onore e l’onere di presiedere la Commissione Esteri del Senato, manterrei una posizione superates di massima garanzia nei confronti di tutte le forze e le posizioni politiche» assicura Ferrara.

 

Nato a Portici, classe ’72, scienziato della politica col pallino dell’editoria, Ferrara ha all’attivo una serie di saggi di quelli che la malalingua liquiderebbe all’insegna del vecchio adagio sul «titolo ch’è tutto un programma»: «Nonostante il Vaticano», «Derubati di sovranità», «Dio non ha la barba»,«99% Banche multinazionali e partiti vs. Cittadini», «Le Guerre del pensiero unico», che messi così in fila sembrano la bibliografia perfetta del grillino anti-euro della primissima ora, che magari ora guarda all’ala euroscettica della Lega o agli Italexit di Paragone.

GIANLUCA FERRARA GIANLUCA FERRARA

 

Cattolico ma fustigatore delli sfarzi della Chiesa, pacifista anche se non sempre avvezzo all’accoglienza dei profughi (anche se una volta sosteneva che «l’ospitalità è un dovere»), Ferrara si contraddistinse nel maggio del 2019 per una proposta decisamente in anticipo coi tempi. E cioè «un disegno di legge contro la vendita delle armi dei paesi in guerra», presentato con lo slogan «il Movimento Cinquestelle non avrà mai le mani sporche di sangue». Agli atti anche la sua ferma opposizione contro «l’ingerenza negli affari degli altri stati», considerato una specie di pilastro del grillismo ortodosso.

 

gianluca ferrara gianluca ferrara

Ma è sugli Usa che il senatore del Movimento indicato alla successione di Petrocelli ha dato il meglio di sé, soprattutto prima di essere eletto. «Guardateli bene. Questi criminali passati per padri nobili della patria delle democrazie Occidentali andrebbero processati. Quante persone hanno fatto assassinare? Quanto odio e sete di vendetta hanno seminato per perseverare con la folle idea di voler dominare il mondo?», scriveva nel 2017 in un post su Facebook corredato da un collage di foto di presidenti americani, da Carter a Obama, dai Bush a Clinton. «Tra i peggiori terroristi che il mondo ha ospitato negli ultimi cento anni».

 

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Il garantismo spesso messo da parte nei commenti delle cose di casa nostra, in Ferrara si manifesta soprattutto quando c’è di mezzo la politica internazionale. La Siria di Assad? «Il presidente Assad, senza alcuna prova reale, è stato accusato di aver usato armi chimiche contro il suo popolo. È solita scusa... armi di distruzione di massa nascoste (Saddam), uccisione del proprio popolo (Gheddafi) e poi arrivano i ‘cowboy buoni’ che salvano il mondo e i bambini».

 

Sulla Russia, agli atti, ci sono prese di posizioni identiche, se non addirittura più marcate, rispetto a quelle di Petrocelli, che oggi Ferrara è chiamato a sostituire alla presidenza della Commissione Esteri del Senato. «Le menzogne degli Stati Uniti in politica estera oramai sono palesi. Al momento della riunificazione tedesca del 1990 il segretario di Stato James Baker aveva assicurato il Presidente Gorbaciov che la Nato non si sarebbe mossa di un ‘pollice’ verso est.

 

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Oggi l’accerchiamento della Nato alla Russia è evidente», diceva nel 2016. E visto che il concetto a orecchio disattento poteva non essere chiaro, nel corso di una trasferta a Mosca organizzata dalla commissione Esteri, guidata da Petrocelli, lo stesso Ferrara nel 2019 precisò: «È giunto il momento che l’Ue abbia un rapporto costruttivo verso la Russia. La contrapposizione crea solo gravi danni alla nostra economia. Già abbiamo perso diversi miliardi in export, è giunto il tempo anche per questo argomento di far sentire la nostra voce in Europa». Sullo sfondo, mentre parlava, la piazza Rossa di Mosca. E Petrocelli, nei paraggi, che sorrideva.

 

Parole però, dopo l’aggressione russa all’Ucraina, Ferrara chiarisce. «Se la mia critica del 2019 alle sanzioni contro la Russia in quanto dannose all’economia italiana sono la prova del mio essere filo-russo o filo-putin, ricordo che questa era la posizione ufficiale del governo italiano e della maggioranza dei parlamentari».

 

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Sul conflitto, la posizione di Ferrara è ben diversa da quella di Petrocelli: il senatore definisce «criminale, ingiustificata e inaccettabile » l’aggressione russa «ordinata da Putin». E rivendica di aver votato « a favore dell’invio di armi all’Ucraina per consentirle di esercitare il suo legittimo diritto di autodifesa previsto dall’art.51 della Carta delle Nazioni Unite». Insomma, la definizione di « filo-russo o filo-putiniano è una falsità assoluta».

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«Le mie posizioni critiche verso la politica estera degli Stati Uniti e della Nato, in particolare rispetto alle guerre in Iraq, Afganistan e Libia - sottolinea ancora Ferrara - non significano assolutamente che io sostenga in alcun modo la folle aggressione militare ordinata da Putin» . Insomma, il senatore Cinque Stelle ribadisce: «Netta condanna di Putin, pieno sostegno all’Ucraina e alle sanzioni contro la Russia, forte richiamo a non alimentare una pericolosa escalation militare e di non abbandonare mai la via diplomatica, l’unica percorribile per arrivare al più presto alla pace. Questo sono io, questo è il M5S. Il resto è diffamazione».

 

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