biden 11 settembre desecretazione

L’ARABIA E L’ORGOGLIO! BIDEN ORDINA LA DESECRETAZIONE DEI DOCUMENTI CORRELATI ALLE INDAGINI DELL’FBI SULL’ATTENTATO DELL’11 SETTEMBRE. ORA CHE SUCCEDERÀ NEI RAPPORTI CON I SAUDITI? C'E' UNA CONNESSIONE TRA I 19 ATTENTATORI E LE AUTORITÀ SAUDITE? IL GOVERNO DI RIYAD HA SEMPRE NEGATO OGNI COINVOLGIMENTO. I RAPPORTI TRA UN AGENTE DEI SERVIZI SAUDITI RIENTRATO NEL PROPRIO PAESE UN MESE PRIMA DEGLI ATTENTATI, CON DUE DIROTTATORI..

Maria Antonietta Calabrò per formiche.net

 

 

11 settembre commemorazione ventennale attentato alle torri gemelle clinton obama biden

Venerdì 3 settembre, una settimana prima dell’anniversario dei 20 anni dall’attacco alle Torri Gemelle, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ordinato al Dipartimento di Giustizia e ad altre agenzie governative di togliere entro sei mesi il segreto sui documenti correlati alle indagini dell’Fbi sull’attentato. Biden ha così acconsentito alla richiesta delle famiglie delle vittime, che ritengono che gli atti da declassificare possano mostrare una connessione tra i 19 attentatori e le autorità saudite (oggetto di una causa legale da parte dei parenti dei quasi 3.000 morti e 6.000 feriti a New York, al Pentagono e sui quattro voli di linea dirottati).

 

“Quando ho corso come presidente ho preso l’impegno di assicurare trasparenza sulla declassificazione dei documenti riguardanti gli attentati terroristi dell’11 settembre contro l’America” ha dichiarato Biden. “E adesso onoro quella promessa”.

 

Il governo dell’Arabia Saudita ha sempre negato ogni coinvolgimento con i terroristi, 15 dei quali erano di nazionalità saudita.

11 settembre commemorazione ventennale attentato alle torri gemelle clinton obama biden

 

Biden prosegue sulla via intrapresa nel 2016 dall’allora presidente Barack Obama che desecretò nel luglio 2016 il capitolo finale di 28 pagine del rapporto dei Comitati parlamentari Usa per l’intelligence sulle indagini condotte dai servizi segreti americani prima e dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 (2003) che sono rimaste segrete per 13 anni. Anche allora, come avviene oggi con Biden, dopo le ripetute richieste dei parenti delle vittime, di molte associazioni e di diversi politici americani. Quelle pagine contenevano la parte 4 del rapporto parlamentare.

 

Il capitolo riguarda quanto è stato scoperto su “alcune materie sensibili in materia di sicurezza”. Tanto sensibili appunto da rimanere celate alla pubblica opinione per così lungo tempo. Si tratta in sostanza della rete di supporto e dei finanziatori stranieri degli attentatori suicidi delle Torri Gemelle.

11 settembre commemorazione ventennale attentato alle torri gemelle

 

Nonostante ciò il documento ha avuto pochissima eco sui mass media, anche perché purtroppo, all’epoca, occupati a dar conto dei ripetuti attacchi in Europa di adepti dell’Isis in quello che si può dire essere stato un vero e proprio luglio di sangue (Dacca, Nizza, Monaco, Rouen).

 

 

Eppure c’è un lungo filo rosso che lega gli attentati dell’11 settembre di 20 anni fa negli Stati Uniti e la guerra civile in Siria che dal 2011 ha causato quasi mezzo milione di morti,4 milioni di profughi, e la diaspora del terrore in tutto il mondo, ma principalmente in Europa dei gruppi jihadisti, a partire dall’Isis.

 

Joe Biden

E se è vero che come ha affermato l’allora direttore della Cia John Brennan in un’intervista alla tv di Stato saudita Al Arabiya “dopo le investigazioni di questi anni non c’è prova per affermare che il governo saudita come istituzione o alti responsabili sauditi individualmente abbiano sostenuto gli attacchi dell’11 settembre”, Brennan ha comunque sostenuto l’opportunità che il rapporto venisse pubblicato, anche per far vedere quello che è emerso ai livelli più bassi.

 

Una moltitudine di indizi sui contatti e le relazioni tra i 19 dirottatori suicidi, non con il governo, ma con personale saudita, e le prove dei finanziamenti ai suicidi e alle loro famiglie. La lettura del documento è di per sé impressionante.

11 settembre commemorazione ventennale attentato alle torri gemelle

 

Per esempio vengono descritti in dettaglio i rapporti tra un agente dei servizi segreti sauditi, Omar al Bayoumi, rientrato nel proprio Paese un mese prima degli attentati, con due dirottatori; viene affermato che i finanziamenti inviati da una società saudita che lavorava per il ministero della Difesa hanno subito un’impennata a partire dall’aprile 2000, due mesi dopo i due attentatori delle Torri Gemelle arrivarono a San Diego (California) e i finanziamenti continuarono fino all’agosto 2001. La società aveva rapporti con Osama Bin Laden, Bayoumi aveva rapporti anche con la Holy Land Foundation, sospettata di raccogliere fondi per Hamas. Un altro personaggio in contatto con gli attentatori e con Bayoumi era Osama Bassnan, descritto come ufficiale intelligence dai musulmani di San Diego e lui e sua moglie hanno ricevuto aiuto finanziario dall’allora ambasciatore saudita negli Stat Uniti e da sua moglie. Si parla poi di un diplomatico saudita che all’epoca lavorava al consolato di Los Angeles, Al Thurnairy, e uno degli imam della Moschea Fahad di Culver City in California. Saleh al Hussayen, un impiegato del ministero dell’Interno saudita, nel settembre 2001 ha soggiornato nello stesso hotel in Virginia in cui prese alloggio uno degli attentatori.

biden

 

Il Comitato parlamentare esprime poi le sue preoccupazioni per un memorandum sui finanziamenti e le relazioni degli attentatori, trovato durante le sue indagini tra i file dell’ufficio Fbi di San Diego. È su questo file che le famiglie delle vittime hanno presentato in questi giorni un’esposto al ministro della Giustizia di Biden, l’Attorney general. E questi sono solo alcuni esempi di quanto vi si può leggere.

11 settembre 2001

 

La cosa più interessante è però l’attualità di quanto apprendiamo dal rapporto (online con omissis sui nomi delle fonti coinvolte).

 

11 settembre 2001

È interessante notare che la desecretazione è avvenuta dopo il viaggio, dell’aprile 2016, in cui Obama ha chiesto al governo in Arabia Saudita un maggiore impegno contro l’Isis, e la visita è stata organizzata in prossimità del quinto anniversario dell’attacco di Abbottabad, in cui è stato ucciso il leader di Al Qaeda. Sembra insomma che allora gli Stati Uniti abbiano accuratamente “gestito” il dossier saudita, cercando di usare il passato in vista del prossimo futuro.

 

mohammed bin salman 2

E qualcosa di simile potrebbe avvenire nei prossimi mesi con la desecretazione ordinata da Biden, che influenzerà non poco i rapporti americani nell’area dopo il ritiro americano e la presa del potere in Afganistan dei talebani e il nuovo ruolo che sta svolgendo il Qatar nell’area.

11 settembre 2001OSAMA BIN LADEN 11 SETTEMBRE11 settembre 200111 settembre 2001Mohamed bin Salman

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…