meme su zelensky al g7 con giorgia meloni volodymyr borgo egnazia

L’ULTRA-ATLANTISTA MELONI HA UN PROBLEMA: SULL’UCRAINA NON CONTROLLA PIÙ I SUOI – DOPO LE CRITICHE DI GUIDO CROSETTO ALL’OFFENSIVA UCRAINA IN TERRITORIO RUSSO (“ALLONTANA LA PACE”), SONO ARRIVATELE PAROLE DEL VICECAPOGRUPPO AL SENATO DI FDI, RAFFAELE SPERANZON: “INACCETTABILE L’INVASIONE DI UN ALTRO STATO, ANCHE SE QUESTO VIENE FATTO DALL’UCRAINA” – PALAZZO CHIGI SI AFFRETTA A DEFINIRE COME “NON CONCORDATA” LA POSIZIONE DI SPERANZON – E, NELLA SPACCATURA TRA I MELONIANI, SI INSERISCE LA LEGA...

Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto Quotidiano”

 

GUIDO CROSETTO - GIORGIA MELONI

L’attacco dell’esercito ucraino in Russia ha mandato in tilt la maggioranza di governo. Giorgia Meloni deve mantenere la linea filo-atlantica al punto da arrivare a giustificare l’attacco di Kiev in territorio russo. Il problema però ce l’ha in casa sua, dentro il suo partito.

 

[...] dopo le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto che venerdì aveva spiegato che l’attacco a Kursk “allontana la pace”, è intervenuto un altro esponente di Fratelli d’Italia non allineato con la posizione di Palazzo Chigi: il vice capogruppo al Senato Raffaele Speranzon ha voluto “stigmatizzare” l’utilizzo di armi della Nato in Russia e spiegato che è “inaccettabile” l’invasione di un altro Stato, anche se questo viene fatto dall’Ucraina.

 

RAFFAELE SPERANZON

Una dichiarazione pesante visto che arriva proprio nel giorno in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede ai Paesi Nato di togliere il veto sull’utilizzo delle proprie armi in Russia. “Gli armamenti che l’Italia ha dato all’Ucraina sono mezzi anti-missili a corto raggio e l’obiettivo di questi strumenti bellici è quello di avere una funzione difensiva – aggiunge Speranzon ad Affaritaliani.it – L’Italia non è in guerra con la Russia e le armi italiane date a Kiev continueranno a essere usate solo a scopo difensivo e non offensivo”.

 

Per questo Palazzo Chigi si affretta a definire come “non concordata” la posizione di Speranzon, aprendo comunque un’altra crepa all’interno del governo sulla guerra in Ucraina. Tant’è vero che a metà pomeriggio, quando la dichiarazione esce sulle agenzie di stampa, da Palazzo Chigi parte un giro di telefonate per capire chi abbia dato l’autorizzazione al vice capogruppo al Senato di attaccare Kiev. [...]

 

volodymyr zelensky giorgia meloni kiev

Le frasi di Speranzon, è la linea, possono danneggiare il governo a livello internazionale, tanto più che il senatore ormai viene utilizzato da Meloni per intervenire su alcuni temi di politica interna, a partire dall’ultimo caso in cui si era detto “contrario” allo scudo per gli amministratori e i governatori proposto dalla Lega di Matteo Salvini dopo l’indagine che ha coinvolto Giovanni Toti.

 

Fino a ieri era lo stesso Giovanbattista Fazzolari, responsabile comunicazione del governo, a dettargli le dichiarazioni ma sulla guerra non è stato così: Fazzolari è un fervente filo-atlantista da sempre sostenitore delle posizioni più oltranziste pro-Kiev. La posizione di Speranzon in realtà viene condivisa all’interno di FdI, ma nessuno la può dire per evitare di dissociarsi con l’Unione europea e con l’Alleanza atlantica.

 

giorgia meloni con guido crosetto nella camionetta dell esercito 2

Nella spaccatura dentro Fratelli d’Italia si inserisce, come spesso accade, la Lega di Matteo Salvini: il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, sempre ad Affaritaliani.it, spiega che le “èlite finanziarie lavorano per la guerra” di fatto associandolo al governo ucraino.

 

La linea della Lega è sempre la stessa: no all’utilizzo di armi italiane per attaccare obiettivi di Mosca. E, visto l’equilibrismo della premier, dal Carroccio si fa sapere che se la posizione del governo italiano dovesse cambiare Salvini sarà pronto a chiedere un passaggio in Parlamento. [...]

volodymyr zelensky giorgia meloni

RAFFAELE SPERANZON

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…