vladimir putin joe biden

IL RUSSIAGATE NON SE LO FILA PIÙ NESSUNO, MANCO BIDEN - PELLICCIARI: ''CI HANNO PROVATO NELLA PRIMAVERA 2020 ALCUNI TRA I FALCHI DEMOCRATICI, COME VICTORIA NULAND E SUSAN RICE, A RIDARE VITA AL RUSSIAGATE DURO E PURO MA SERVIVA SOLO A PROMUOVERE LA CANDIDATURA DELLA STESSA RICE A VICE DI BIDEN. DOPO LA SCELTA DI KAMALA HARRIS, È SVANITO'' - A MOSCA UNA VITTORIA DI JOE NON DISPIACE PERCHÉ…

 

Igor Pellicciari per www.formiche.net

 

A ogni elezione presidenziale americana, più si avvicina la fatidica data della consultazione e più i toni si fanno accesi, al limite – a momenti anche oltre — dell’offesa personale. Ce ne sorprendiamo ogni volta come se fosse la prima; così come ci meravigliamo della repentina ricomposizione nel post-elezioni di fratture che sembravano solo poche ore prima insanabili.

 

È una delle principali forze della democrazia statunitense. Forse più riconducibile alla antropologia politica americana che a complesse alchimie istituzionali. Non serve essere esperti degli Stati Uniti per notare che a queste escalation dello scontro, alimentate volentieri dai media stessi, gli spettatori assistono con un coinvolgimento controllato. Come a un incontro di wrestling (non a caso sport popolare oltre oceano) dove, nonostante la violenza messa in scena sul ring, sugli spalti non scoppia mai la rissa tra i tifosi dei vari lottatori.

JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN

 

Eppure oggi di nuovo abbiamo l’impressione che i toni di queste elezioni 2020 siano di una violenza verbale senza precedenti, dovuta sia alla retorica sopra le righe di Donald Trump che alla drammatizzazione portata dalla coincidente crisi pandemica del Covid-19. A occhio, lo scontro con Joe Biden sembra avere superato per intensità quello già molto pesante con Hillary Clinton del 2016 (“la peggiore campagna elettorale di sempre”, si disse all’epoca).

 

Qualunque tema entri nell’arena elettorale ne esce ancora più estremizzato rispetto alle ultime presidenziali. L’unica, sorprendente, eccezione in controtendenza sembra riguardare il Russiagate. Nonostante le premesse (Biden è uomo della vecchia guardia, come i temi di cui si fa portatore) l’argomento sembra essersi sgonfiato rispetto a quattro anni fa, almeno nel campo democratico (Trump lo ha riesumato ma in modalità spin off, nel tentativo di provare che è stata una manovra ordita contro di lui).

 

Ci hanno provato nella primavera 2020 alcuni tra i falchi democratici, come Victoria Nuland e Susan Rice, a ridare vita al Russiagate duro e puro ma, come scritto a suo tempo su Formiche. Il tutto è sembrato un passaggio tattico volto a promuovere la candidatura della stessa Rice a vice di Biden. Tanto che, dopo la scelta di Kamala Harris, il tema è di nuovo passato in secondo ordine, almeno nella sua accezione originaria più grave. Ovvero l’accusa rivolta a Mosca di volere condizionare il risultato elettorale americano.

 

DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN

Se un argomento potenzialmente così di impatto (lo abbiamo visto nello scontro Trump-Hillary) ha oggi perso vigore retorico, significa che si è indebolito il suo fondamento di logica politica. Non è chiaro infatti quale sarebbe il risultato sperato da Mosca nelle nuove presidenziali americane giacché il Cremlino giudica entrambi i candidati difficili da gestire per i propri interessi in politica estera.

 

Nel caso di Trump, se le presidenziali del 2016 e il Russiagate si erano basati sul teorema che egli, neofito della politica, fosse manipolato (quando non ricattato) dai russi e che questo ne avrebbe fatto una marionetta nelle mani del Cremlino, i quattro anni passati alla Casa Bianca hanno dimostrato una realtà radicalmente diversa. La riduzione dell’attenzione americana su Ucraina e Siria (ovviamente positiva per il Cremlino) non ha compensato una lunga serie di atti di politica estera ostili alla Russia.

 

Dall’inasprimento delle sanzioni contro Mosca, all’attacco frontale al progetto Nord Stream, al gravissimo smantellamento del trattato Intermediate-Range Nuclear Forces del 1987 (sopravvissuto dai tempi di Michail Gorbacëv e Ronald Reagan), allo scontro diretto con Iran, Cuba e, soprattutto, Cina. Alla sistematica delegittimazione del livello multilaterale dell’Onu, terreno su cui Mosca, dai tempi di Yevgeny Primakov ha sempre fatto molto affidamento per rafforzare la sua attività diplomatica.

CLINTON BLAIR PUTIN

 

Senza dimenticare che l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha portato a un cambio generalizzato della squadra di governo nella politica estera (si tratta di centinaia di posizioni), con l’arrivo di persone del tutto nuove, sconosciute, molte provenienti dal settore privato, per lo più senza esperienza e impreparate sui singoli file. Scelte per criteri di affidabilità più che per competenza. A una diplomazia di carriera molto tecnica come quella russa che si basa sui rapporti personali maturati e punta sulla continuità (negli ultimi 30 anni ha avuto in tutto solo quattro ministri degli Affari esteri, incluso l’attuale Sergej Lavrov), questo ha rappresentato un salto nel buio e una chiara difficoltà operativa.

 

Per quanto riguarda le reticenze di Mosca su Biden, basta rifarsi al giudizio tranchant espresso nel messaggio video del 7 ottobre da Vladimir Putin, dove esprime irritazione per la classica “retorica antirussa” del candidato democratico che richiama al clima da nuova guerra fredda che ha caratterizzato la amministrazione di Barack Obama.

 

HILLARY PUTIN

Anche se nei corridoi del ministero degli Affari esteri a Mosca si fa notare che un Biden presidente riproporrebbe una politica americana sì antirussa ma secondo direttrici pragmatiche e prevedibili che lo renderebbero un devil you know con cui sarebbe più facile trovare un accordo, rispetto alla imponderabile azione di Trump.

Con Mosca che, scottata dal 2016 quando fu colta di sorpresa dalla vittoria di Trump, ora sembra prepararsi a entrambi i possibili esiti elettorali, come conciliare questo quadro con l’indiscrezione del Washington Post che riferisce di un rapporto segreto della Cia che accuserebbe il Cremlino di tramare contro Biden?

 

susan rice barack obama

Ammesso che sia notizia vera e non una mossa del deep state a Washington per indebolire Trump, verrebbe da dire che per l’ennesima volta si cade nell’errore di caricare delle attività “istituzionali” di uno Stato avverso, soprattutto se superpotenza, di significati e obiettivi specifici; anche quando non sono automatici. Il mainstream di Stato (termine elegante per dire Propaganda 2.0), ovvero il tentativo di sottolineare paradossi e incongruenze (politiche, sociali, economiche) nel campo avverso per demitizzarlo e indebolirlo agli occhi dell’opinione pubblica interna ed internazionale, non ha bisogno di altre finalità politiche nell’immediato per attivarsi e giustificarsi.

 

È simile a quanto avviene con l’attività di intelligence che viene portata avanti di default sugli avversari a prescindere dall’uso che si farà (o non si farà) delle informazioni riservate raccolte; utili a prescindere.

Che Mosca investa, ora come e più che in passato, risorse mediatiche per sottolineare le contraddizioni del versante statunitense e che svolga una intensa attività di intelligence sui principali attori statunitensi, tanto più se presidenti attuali o futuri, è normale. Quasi una banale verità storica. La vera novità sta nel fatto che etichettare tutto questo come Russiagate oggi paga elettoralmente meno che nelle presidenziali del 2016.

kamala harris con il marito e joe biden

 

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...