RUSSIAGATE ALLA PUMMAROLA: DIETRO LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI C’È LA MANONA DI PUTIN? – ALT! NON C’È SOLO IL CASO SALVINI: MERCOLEDÌ SCORSO, POCO PRIMA DELL’ESCALATION IN SENATO CHE HA PORTATO ALLA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI, SILVIO BERLUSCONI HA PARLATO AL TELEFONO CON L’AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA, SERGEI RAZOV. POI SI È FATTO SFUGGIRE CON I SUOI IL CONTENUTO DEL COLLOQUIO: “MI HA SPIEGATO LE LORO RAGIONI, CHE È STATA L’UCRAINA A PROVOCARE 20MILA VITTIME E CHE L’INVASIONE ERA NECESSARIA” – LA SMENTITA DI "FORZA ITALIA": "ILLAZIONI INFONDATE, PETTEGOLEZZI MAL INTERPRETATI O ADDIRITTURA INVENTATI

1 - FI, 'CONTATTI BERLUSCONI-RAZOV? ILLAZIONI INFONDATE' 

VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN SARDEGNA NELL APRILE 2008

(ANSA) - "Leggiamo con profondo stupore una fantasiosa ricostruzione del quotidiano "Repubblica", relativa alle ore precedenti alla caduta del governo Draghi. Stupisce che uno dei più grandi quotidiani italiani dia spazio a illazioni non soltanto infondate, ma che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti".

 

E' quanto si legge in una nota di Forza Italia in merito ad un articolo di Repubblica dal titolo 'Le telefonate di Berlusconi con l'ambasciatore russo 'Mi ha spiegato la verità''. Nell'articolo si racconta che Berlusconi nel giorno della caduta del governo Draghi avrebbe parlato con diversi dirigenti e ministri azzurri criticando alcune scelte di politica estera dell'esecutivo e confidando loro di aver parlato con l'ambasciatore russo in Italia che avrebbe spiegato all'ex premier le ragioni di Mosca, he era stata l'Ucraina a fare ventimila vittime nelle zone contese e che che l'invasione era necessaria perchè il rischio era che Kiev attaccasse la Russia.

 

sergey razov a piazzale clodio 1

"Innanzitutto - prosegue la nota - è sconcertante l'idea che un leader si faccia suggerire dall'ambasciatore di un paese straniero valutazioni di politica internazionale. Un leader della caratura internazionale di Silvio Berlusconi, quando desidera avere contatti con leader stranieri lo fa al massimo livello, cosa che con la Russia non avviene da molto tempo. Tutto questo farebbe addirittura sorridere, se non fossimo di fronte ad una delle peggiori tragedie del nostro tempo.

 

La crisi Ucraina ha portato guerra, morte e distruzioni alle soglie dell'Europa, come conseguenza di una guerra scatenata dalla Russia in violazione del diritto internazionale. La nostra posizione su questo è perfettamente allineata con quella del Governo Italiano, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. La solidarietà atlantica per noi è una cosa seria, è il cardine della nostra politica estera. Questo non ci impedisce di provare profondo dolore per le vittime e le distruzioni e di auspicare, come farebbe ogni persona ragionevole, che si trovi una strada diplomatica per far cessare questo massacro".

 

VLADIMIR PUTIN SERGEY RAZOV

"Lo abbiamo detto e ripetuto in tante occasioni ufficiali e Forza Italia lo ha tradotto in concreto con gli atti legislativi e le risoluzioni votate in Parlamento. Forse sarebbe più utile raccontare questi, che sono fatti ben chiari e visibili, piuttosto che raccogliere pettegolezzi mal interpretati o addirittura inventati di sana pianta". 

 

2 - BERLUSCONI E LE TELEFONATE CON L’AMBASCIATORE RUSSO: "MI HA SPIEGATO LA VERITÀ SULLA GUERRA"

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

PUTIN BERLUSCONI

"Ho parlato con l'ambasciatore Razov, mi ha spiegato che la Russia...". Mercoledì scorso. Sono le ore folli che precedono la crisi di governo. Silvio Berlusconi alza il telefono, prima di eclissarsi a metà giornata e non rispondere al cellulare per almeno un'ora. Chiama un paio dei suoi ministri. Contatta alcuni parlamentari azzurri. Si confida con diversi big accorsi a Villa Grande, dove si sta consumando la cacciata di Mario Draghi.

 

A tutti, il Cavaliere consegna alcune critiche sui presunti errori in politica estera del premier che sta per silurare. E a un certo punto si lascia sfuggire una vera e propria rivelazione: "Ho parlato con l'ambasciatore russo in Italia Razov. Mi ha spiegato le loro ragioni, cosa ha fatto Zelensky". Di più: "Mi ha raccontato che è stata l'Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l'invasione era necessaria perché il rischio era che l'Ucraina attaccasse la Russia".

 

sergey razov a piazzale clodio 5

Al di là dell'enormità della tesi, che stravolge tutti i recenti eventi della crisi ucraina, il Cavaliere rende noto qualcosa che noto non era: il leader di uno dei partiti di maggioranza che non voterà la fiducia al presidente del Consiglio - lui, sì, attestato su una linea atlantica - è entrato in contatto con il terminale diplomatico di Mosca in Italia. Con chi cioè, ai massimi livelli, brinderà all'affossamento dell'ex banchiere.

 

E d'altra parte, non è un mistero che Silvio Berlusconi sia sensibile alle ragioni di Mosca. Il suo rapporto con Putin è antico, consolidato, cementato in passato dalla sintonia su numerosi dossier. Nulla o quasi è cambiato dopo l'attacco di Mosca all'Ucraina. Al 24 febbraio sono seguiti giorni di silenzio.

antonio capuano

 

Poi è arrivata una prima, moderata presa di posizione contro l'aggressione. Infine il Cavaliere è tornato a sposare le tesi dello Zar. Secondo diverse fonti, la virata è nata dopo un primo contatto con i russi. E si è concretizzata il 20 maggio scorso.

 

 A Napoli per un evento di Forza Italia, l'ex premier critica la Nato e rilancia: "L'Europa deve fare una proposta di pace cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin. Inviare armi significa essere cobelligeranti". In quelle settimane pressioni della diplomazia americana giungono fino a Gianni Letta, per comprendere la linea del Cavaliere. Ma dura poco. Berlusconi non si spende per Kiev. Fino alla telefonata con Razov, rivelata dallo stesso leader.

MATTEO SALVINI - SERGEY RAZOV - GIANLUCA SAVOINI

 

L'ambasciata russa in Italia è anche il canale con cui Salvini tiene i contatti con Mosca. Il teatro di incontri con Razov subito dopo l'avvio della guerra. Secondo alcune indiscrezioni, il leghista avrebbe ripreso a frequentare la sede diplomatica nelle ultime settimane. Tre o quattro volte tra fine giugno e fine luglio, ospite di Razov o del suo vice.

 

Lo staff di Salvini, pur rivendicando i colloqui del passato, sostiene però che "gli ultimi contatti del segretario con l'ambasciata risalgono a maggio". Repubblica ha chiesto un commento anche all'ambasciata russa, senza ottenere risposta. Fonti di intelligence escludono, invece, che ci possa essere stato un controllo del lavoro di parlamentari o leader politici, oggi come nei mesi scorsi.

 

sergey razov a piazzale clodio 3

Diverso è il discorso dal punto di vista russo: come dimostra il caso Biot, l'ambasciata lavora da tempo come centrale del controspionaggio. Per influire, in qualche modo, sulle vicende politiche interne.

 

Di certo, il dialogo tra Berlusconi, Salvini e la diplomazia russa imbarazza Giorgia Meloni. Già nel mirino della stampa internazionale, deve provare a distinguersi dagli alleati. E rassicurare l'attuale amministrazione Usa, che ha memoria dei suoi passati rapporti con Donald Trump. "Saremo garanti senza ambiguità della collocazione italiana - promette - e dell'assoluto sostegno all'eroica battaglia del popolo ucraino".

BERLUSCONI PUTIN 4

 

Sono tutte novità che si aggiungono a quanto pubblicato ieri dalla Stampa sui contatti avuti il 27 e 28 maggio dal consigliere di Salvini per i rapporti internazionali, Antonio Capuano, con Oleg Kostyukov, un funzionario dell'ambasciata russa, nel periodo in cui Carroccio e 5S si opponevano all'invio di armi a Kiev.

sergey razov a piazzale clodio 2

 

Il funzionario avrebbe chiesto se i ministri leghisti fossero intenzionati a dimettersi. Il leader del Carroccio ha replicato parlando di "fake news". Il sottosegretario con delega ai Servizi Franco Gabrielli ha negato un ruolo dell'intelligence italiana nella vicenda. Enrico Letta e Luigi Di Maio denunciano però queste "rivelazioni inquietanti". E anche Fratelli d'Italia attacca: "Le questioni di carattere internazionale vanno chiarite e approfondite".

sergey razov e sergio mattarella

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...