matteo salvini giuseppe conte

SALVINI (CASO MORISI) E CONTE (CASO DI DONNA) RESISTERANNO FINO AL 18 OTTOBRE? - L'EX TRUCE, IN PRIMIS, ASPETTA LA BOTTA FATALE: “ATTACCANO MORISI PER ATTACCARE ME” - SIA SALVINI CHE CONTE NON RIESCONO PROPRIO A FICCARSI NELLA TESTA CHE METTERSI CONTRO L’ESTABLISHMENT, NAZIONALE ED EUROPEO, NON POTEVA NON CONDURRE AD APRIRE QUALCHE ARMADIO E BUTTARE ALL’ARIA I VARI SCHELETRI. UBRIACHI DI POTERE PENSAVANO DI POTER ESSERE ONNIPOTENTI, INVINCIBILI, INTOCCABILI. INVECE ERANO SOLO DEI BURATTINI CHE SI CREDEVANO BURATTINAI. E QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I VERI BURATTINAI HANNO...

DAGONOTA

conte salvini

Ce la faranno Salvini (caso Morisi) e Conte (caso Di Donna) a resistere fino al 18 ottobre? Il Truce, in primis, aspetta la botta finale e lo ha sibilato ieri a Radio Capital: “Attaccano Morisi per attaccare me”. Sia Salvini che Conte non riescono proprio a ficcarsi nella testa che mettersi contro l’establishment, nazionale ed europeo, non poteva non condurre ad aprire qualche armadio e buttare all’aria i vari scheletri.

 

Ubriachi di potere pensavano di poter essere onnipotenti, invincibili, intoccabili. Invece erano solo dei burattini che si credevano burattinai. E quando il gioco si fa duro, i veri burattinai hanno aperto armadi e cassetti e per Salvini e Conte non resta che una dolorosa Via Crucis... 

 

L’ASSEDIO FINALE AL CAPITANO: “ATTACCANO MORISI PER COLPIRE ME”

Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

 

meme sulla crisi di governo conte e salvini

L’assedio finale a Matteo Salvini è in pieno corso. Le due settimane che il leader della Lega si lascia alle spalle, e culmineranno con il voto rischiosissimo delle amministrative di domenica, sono troppo dense di eventi sfavorevoli per poter pensare solo a una serie di circostanze casuali. Semmai, un mix di errori politici e forse arroganze anche caratteriali stanno producendo conseguenze anche su altri piani, affondando l’uomo che due anni fa, prima del Papeete, sembrava il potenziale padrone d’Italia.

 

luca morisi e matteo salvini

In fondo è stato Giuseppe Conte a farlo intuire, sia pure negandolo: «Cacciamo via questi pensieri di una giustizia a orologeria, che abbiamo sentito troppe volte. Però, dobbiamo evitare strumentalizzazioni politiche». In una sola frase veniva alzato il velo su tutti i pensieri che effettivamente circolano attorno alla Lega, sia tra avversari sia tra amici, o ex amici, o addirittura tra i leghisti. 

 

matteo salvini e luca morisi 3

Salvini stesso l’ha capito, e anzi l’ha detto apertis verbis parlando con Radio Capital: «Questa storia di Morisi mi sembra molto sospetta, ma non ho letto le dichiarazioni dei ragazzi». E ancora: «Attaccano Morisi per attaccare me: è un'inchiesta senza prove, un errore privato che non ha rilevanza penale. Se finisse senza alcun reato, nessun processo, chi gli restituisce la dignità? Gli spacciatori sono venditori di morte. Far l'amore a pagamento è una questione politica?». 

matteo salvini e luca morisi 2

 

Dove, a parte sentir parlare Salvini come un garantista liberal (nel caso di Morisi, pochi tra i garantisti e i liberal sono stati garantisti e liberal), colpiscono due cose: uno, il capo leghista è ormai convinto che gli stiano andando addosso. E però, ed è il secondo punto, non si fa la domanda politica: se è così, perché avviene questo assedio finale?

salvini draghi

 

Una risposta sicura non c’è, ma si possono mettere in fila i fatti, una congerie di errori politici, o di scontri o frizioni che ha avuto Salvini in tutta l’ultima fase, e su cui non sembra essersi interrogato. 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 1

 

Il primo, raccontato dalla Stampa per prima due settimane fa, è l’acuirsi del dualismo con Giancarlo Giorgetti, approfonditosi tutta l’estate, tanto Salvini insiste e pesta (ancora) su immigrazione e sovranismo quanto Giorgetti – ormai soprannonimato nella Lega “l’oracolo” – parla di «federalismo», di «partite Iva», di una Lega che torni a pensare soprattutto al Nord, e nel frattempo ha un’interlocuzione solida con l’ambasciata americana, oltre che con il premier Mario Draghi. 

DENIS VERDINI MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

 

Anche se, ci dice una fonte leghista che li conosce bene entrambi, «la vera altra polarità nella Lega non è Giorgetti, è Zaia». Giorgetti rappresenta però quella Lega “di sistema”, radicata al nord ma anche nei palazzi romani, sempre più stanca delle uscite aggressive di cui la Bestia di Luca Morisi è stata solo un simbolo: dietro la Bestia, c’era sempre Salvini.

 

Proprio su Morisi si incrocia il secondo elemento dell’assedio a Salvini: ci sono davvero tanti tasselli ancora opachi nella vicenda dell’ex guru social leghista. Intanto, una cosa è clamorosamente non chiara: se il ragazzo rumeno è, come si definisce, un professionista che si prostituiva, si è mai visto un professionista della prostituzione (non è chiaro se anche della droga) che chiama lui i carabinieri? Per quali modalità questa storia arriva a essere pubblica?

SALVINI GABRIELLI

 

Salvini si è trovato sempre più accerchiato negli ultimi mesi anche in quello che era il “suo” ex ministero, il Viminale, la roccaforte del suo potere nella stagione del governo ultrasovranista Conte1. E questo anche a causa dei suoi attacchi sempre più forsennati alla ministra in carica, Luciana Lamorgese, di cui ha continuato a chiedere apertamente (anche se non esplicitamente) la rimozione (ministra invece è stata sempre difesa da Giorgetti).

 

matteo salvini silvio berlusconi

Il terzo elemento è la zampata di Silvio Berlusconi, che alla sola ipotesi di un Salvini (o Meloni) premier, ha detto al direttore della Stampa «non scherziamo»: creando se non altro lo scenario possibile per un reset post sovranista di tutto il centrodestra. Lo scenario è in ogni caso ribaltato, rispetto al febbraio 2018, quando Salvini si avvicinò alle elezioni cavalcando un’emozione collettiva per la sicurezza generata dopo l’assassinio di Pamela Mastropietro a Macerata, la visita nelle Marche, e la successiva campagna antimigranti del leader leghista. 

 

matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

Adesso tutto il contrario: il Capitano si presenta a un voto difficilissimo sull’onda del caso Morisi, e nelle uniche due città in cui il centrodestra è in pista, per vincere o almeno combattere, Torino e Roma, è competitivo rispettivamente grazie a un candidato vicino a Giorgetti (Paolo Damilano) e a un uomo scelto da Giorgia Meloni nella Capitale. Con l’assedio che (forse) si sta per compiere.

 

Il redde rationem, anche per Salvini, si avrà con l’elezione del Quirinale. Il leader della Lega pone un solo veto: «Gianni Letta al Colle? Non faccio il toto-Quirinale, l'importante è che non ci vada Prodi». Per ora è però disallineato anche dalla sua alleata Giorgia Meloni, nonostante Salvini smentisca di averci litigato per il mancato incontro a Milano, causa ritardo della capa di Frateli d’Italia: «Se i treni partano e gli aerei ritardano non posso farci nulla. Lascio che i giornalisti parlino di una realtà parallela, io mi occupo dell'Italia», ha tagliato corto Salvini. La domanda è se il treno del Capitano stia per ripartire, o la linea ferroviaria sia ormai interrotta.

ABBRACCIO MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…