giancarlo giorgetti matteo salvini

SALVINI PROVA A SALVARE LA PELLE – DOPO LA DISFATTA ALLE AMMINISTRATIVE, IL “CAPITONE” TENTA DI OFFRIRE UN RAMOSCELLO D’ULIVO AI “GOVERNISTI” ZAIA-FEDRIGA-GIORGETTI: LI VUOLE INSERIRE IN UN UFFICIO POLITICO CHE PRENDA IN MANO LA GESTIONE DELLA LEGA. COSÌ, SE PRENDE SCHIAFFONI ANCHE ALLE POLITICHE DEL 2023, LA RESPONSABILITÀ SARÀ CONDIVISA, E NESSUNO POTRÀ CHIEDERE (SOLO) LA SUA TESTA…

Emanuele Lauria per www.repubblica.it

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Un cammino condiviso, al posto di una marcia solitaria: Matteo Salvini riemerge dalla macerie delle amministrative con l’idea di offrire un patto ai colonnelli. Con il proposito di allargare la gestione della Lega ai cosiddetti “governisti”, ai presidenti di Regione Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, oltre che al ministro Giancarlo Giorgetti, che del partito è già vicesegretario: tutti dentro un ufficio politico che dovrebbe spingere sino alle Politiche un Carroccio in crisi di consensi.

 

La proposta era già trapelata, prima delle amministrative, ma adesso il numero uno di via Bellerio è pronto a formalizzarla. Certo è che ieri, con i risultati dei ballottaggi appena cristallizzati, Salvini ha convocato per lunedì prossimo a Milano un vertice dei dirigenti leghisti.

 

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

L’ufficio politico allargato ai “governisti” consentirebbe a questi ultimi, sempre più insofferenti nei confronti della linea del leader, di poter contribuire alla direzione di marcia. E, perché no, di dire la propria quando si parlerà di collegi e candidature.

 

Dall’altra parte, Salvini mira a contenere così il dissenso, e a costringere gli oppositori interni a una condivisione delle scelte future. Fra le quali potrebbe esserci proprio quella sulla permanenza nel governo.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana

Per inciso: l’opzione di un ufficio politico allargato ai governatori è da tempo caldeggiato da un altro big della Lega come Lorenzo Fontana, vicesegretario con delega alla politica estera rimasto estraneo alle iniziative salviniane a favore della pace, e non ostili alla Russia di Putin. Una su tutte: il mancato viaggio a Mosca.

 

L’insuccesso elettorale di questo turno di amministrative ha reso più pressante l’esigenza di intervenire. Non c’è solo il caso Verona a pesare. In fondo, il Veneto rimane una munita roccaforte: il centrodestra resta maggioranza nella città scaligera, al primo turno si è aggiudicata Belluno e domenica al ballottaggio ha conquistato Jesolo al termine di una sfida fra due candidati della stessa area.

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

 

Sono i ragionamenti che in queste ore fa il governatore Zaia ai suoi. Ma quel che più colpisce Zaia, come molti altri leghisti della prima ora, è il numero delle sconfitte nei medi centri del Nord, da Cuneo ad Alessandria, da Como a Monza, fino a Piacenza e Parma. E il fatto che il partito abbia perso identità, pagando dazio alle aspirazioni nazionali di Salvini, senza guadagnare consenso.

 

Anzi, attestandosi su cifre inferiori al 10 per cento su tutto il territorio. La rovinosa caduta di Catanzaro, su cui i leghisti puntavano molto (al punto che il segretario aveva accettato il no del candidato di centrodestra Valerio Donato a una sua visita in Calabria), è stata l’emblema di una conquista del Meridione rimasta a metà.

 

MATTEO SALVINI FABRIZIO CECCHETTI ATTILIO FONTANA GIANCARLO GIORGETTI

Salvini ha cercato già ieri di lanciare un segnale di unità interna, andando a incontrare assieme a Giorgetti il governatore lombardo Attilio Fontana, e ponendo le basi per una (ancora non scontata) ricandidatura del presidente uscente. ma ora il segretario intende andare oltre, con un’apertura più marcata verso altre aree del partito.

 

Il tutto mentre non cessa il fastidio per le mosse di Giorgia Meloni, vissuta da Salvini come da molti della sua corte come responsabile dei rovesci di domenica. "La leader di Fdi - dice un senatore della Lega eletto in Lombardia - ha pensato a far crescere la sua lista non esitando ad avallare spaccature dolorose e a compromettere la vittoria dei candidati sindaci della coalizione.

 

matteo salvini e lorenzo fontana in spiaggia a milano marittima

Con un solo obiettivo: fare un dispetto a Salvini". Vero o non vero, questa tornata elettorale consegna un paradosso: una coalizione a traino meloniano-salviniano ha vinto soprattutto dove non si sono presentati candidati di Fdi e Lega: Roberto Lagalla a Palermo e Marco Bucci a Genova sono i casi più visibili. Particolare ben chiaro ai moderati in rivolta, che chiedono più spazio.

 

E a cui ieri ha dato voce Silvio Berlusconi, nel video in cui ha sostanzialmente trattato come due giovani bizzosi i suoi alleati, sottolineando che molti elettori sono andati via proprio a causa dei dissidi degli ultimi mesi. Di più, nel prendersi la responsabilità di convocare al più presto un vertice con Meloni e Salvini, il Cavaliere ha rivestito i panni del manager calcistico: "Giorgia e Matteo? Non basta un vertice. Me li porto in ritiro almeno un paio di giorni". L’effetto Monza continua, per l’ex premier. Che vede la sua squadra perdere i gradi di favorita.

SALVINI MELONI BERLUSCONImatteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia berlusconi salvini melonigiancarlo giorgetti e matteo salvini 2matteo salvini e giancarlo giorgetti 7giancarlo giorgetti e matteo salvini 1ATTILIO FONTANA GIANCARLO GIORGETTI MATTEO BIANCHI MATTEO SALVINI MASSIMO GARAVAGLIA VARESESALVINI BERLUSCONI MELONILA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…