sergio mattarella luigi di maio

SARANNO IL CAPO DELLO STATO (E CONTE) A FAR ''RAGIONARE'' GIGGINO DI MAIO: ECCO COME ZINGARETTI GLI FARÀ DIMENTICARE IL RUOLO DA VICEPREMIER, ULTIMO OSTACOLO ALLA NASCITA DEL GOVERNO GIALLO-ROSSO - LA DIREZIONE PD VOTERÀ UN DOCUMENTO CON IL SÌ AL CONTE-BIS, CON UN VICEPREMIER DEMOCRATICO. POI STASERA MATTARELLA ALLE CONSULTAZIONI METTERÀ DI FRONTE A DI MAIO LA LINEA DEI SUOI NUOVI ALLEATI. E A QUEL PUNTO…

 

1. SARANNO IL CAPO DELLO STATO (E CONTE) A FAR "RAGIONARE" GIGGINO DI MAIO

Marco Antonellis per Dagospia

 

sergio mattarella luigi di maio

Come finirà tra Lega e 5Stelle? Ci sarà la tanto agognata (anche dal deep state mondiale) fumata bianca? Di sicuro al momento è in corso alla Camera l'incontro tra le delegazioni di Pd e M5S per tentare di sciogliere gli ultimi nodi per la nascita del governo tra pentastellati e dem. Poi, sempre a Montecitorio è prevista a partire dalle 10 la Direzione nazionale del Pd.

 

E qui, Dagospia è in grado di rivelare cosa accadrà: "Zingaretti farà votare un documento al partito dove ci sarà il si al Conte Bis, con un vice Pd. Poi alle consultazioni di stasera a Mattarella gli dirà: questa è la linea Pd. A quel punto con Di Maio, che vuole a tutti i costi fare il Vice Premier, se la vedrà direttamente Mattarella....". Tanto più che l'incontro tra grillini e il Capo dello Stato avverrà dopo quello con il Pd. Insomma, sarà il Quirinale a far "ragionare" Giggino Di Maio.

 

 

2. IL PREMIER: O DUE VICE O NESSUNO. MA ZINGARETTI INSISTE: TOCCA A NOI

Carlo Bertini e Ilario Lombardo per ''la Stampa''

 

«O due vicepremier o nessun vicepremier ». L’idea di Giuseppe Conte per incastrare i desideri con i veti e scongiurare il dramma di un governo fallito prima di nascere, è contenuto in uno schema che provoca delusioni e soddisfazioni nel Pd e nel M5S. Al centro di questa contesa c’è il ruolo di Luigi Di Maio e il posto che gli spetterà in un governo che lui ha dovuto subire, dai gruppi parlamentari, dalle circostanze, da Beppe Grillo.

 

giuseppe conte luigi di maio 2

Per i dem è chiaro che Conte è espressione del M5S, indicato da Di Maio. E per Zingaretti questo vuol dire che il vice deve essere uno e uno soltanto e del Pd. Dopo il rumoroso cedimento sul premier, il leader dem non vuole legittimare anche Di Maio alla testa del governo. Peccato la pensino diversamente non solo i grillini ma anche lo stesso Conte. La sfida sui vice «Mi spiace non possiamo considerarti super partes. Sei stato indicato dai 5 Stelle». Il segretario del Pd lo dice al presidente del Consiglio nella prima delle telefonate che sono state necessarie per rimettere in moto il negoziato già inquinato da una guerra sporca di veline.

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Conte vorrebbe essere considerato «un garante, capace di mediare». Come sente di aver fatto nella perpetua rissa gialloverde. Il leader dem insiste e spiega al premier in pectore perché il Pd rivendica a sé l’unica carica di vicepremier che deve avere questo governo. Vorrebbe ci andasse Dario Franceschini che si contende la carica con Andrea Orlando. Il presidente lo stoppa: «No, io non sono iscritto al M5S, non ho mai partecipato a nemmeno una delle loro riunioni e quindi non sono ascrivibile a quella parte». Conte considera il fatto di avere due vice un’assicurazione sulla vita del governo, per supportare un’architettura che nasce su basi fragili.

 

Il premier si vede come una sorta di tutore di un’area progressista che è ancora tutta nella sua testa. Il ragionamento però porta anche alla carica di Di Maio, sempre più indebolito dentro il Movimento. L’equilibrio servirebbe a garantirgli la sedia a Palazzo Chigi. Se non dovesse riuscirsi, Conte punterebbe a non avere alcun vice, anche se fonti dem considerano probabile un ulteriore schema: un vice in quota Pd e il sottosegretario direttamente di nomina del presidente del Consiglio. Di Maio scavalcato Grillo che tuona ancora dal blog e rivendica il ruolo di paciere con il Pd. Zingaretti che chiama direttamente Conte e lo scavalca. I capigruppo del M5S che specificano l’ovvio: «È Luigi Di Maio il nostro capo politico».

 

zingaretti renzi

La giornata dove tutto sembrava poter collassare ha fatto emergere un leader schiacciato in una trattativa che lo ha visto sin dal principio riluttante, al punto di allungare la vacanza balneare a Palinuro, tra l’enorme stupore di tutti, dal Colle in giù. «Di Maio è un problema» è un’altra delle cose dette da Zingaretti a Conte. Il segretario del Pd è furioso anche per come si è posto nei suoi confronti nel vertice notturno. Sente il capo politico freddo, ambiguo. Sospetta l’intenzione nascosta di voler sabotare tutto. Zingaretti chiede a Conte di sfilare al grillino il timone.

 

Stava per dirigersi a Palazzo Chigi per il suo incontro con Di Maio quando legge che è stato cancellato senza preavviso: «O ti assumi l’onere di fare tu questo governo con noi o è difficile andare avanti», dice al premier. Zingaretti è imbufalito anche per l’accusa via comunicato stampa di voler parlare solo di poltrone. «Questo è un affronto», reagisce. Di Maio non nasconde l’amarezza. È provato dalle critiche di un Movimento in eruzione continua, considera «ingrate » e «ingiuste» le accuse, i retroscena che lo vedono goloso di poltrone e potere. In tanti gli avevano suggerito di mollare il governo e dedicarsi a rimettere in piedi il M5S straziato dalle liti.

 

Da tempo ha intuito quale sarà l’epilogo dell’accordo con il Pd e dell’ascesa di Conte. Il suo volto sta già finendo in un chiaroscuro e sta lottando in tutti i modi per tenere a galla la sua vicepresidenza. La mossa di chiedere per sé il ministero dell’Interno serviva a questo. Dopo le proteste democratiche, un comunicato del M5S sancisce la rinuncia di Di Maio al Viminale. Dovrebbe andare un tecnico, in virtù del fatto che al Quirinale pare preferiscano non avere più un leader di partito in quel ruolo. Franco Gabrielli piace a una fronda di grillini capitanata da Nicola Morra, ma il capo della Polizia sconta lo sponsor di Matteo Renzi.

LUCREZIA REICHLIN

 

Il totoministri

Nel bilanciamento delle forze, l’altra casella fondamentale - l’Economia - sarebbe appannaggio del Pd. L’ultimo nome uscito ieri sera è quello di Lucrezia Reichlin, figlia di uno dei padri storici del Pci e in buoni rapporti con il presidente della Bce Mario Draghi e non così invisa ai 5 Stelle. Importante sarà anche l’accoppiata Esteri-commissario Ue. Per entrambi è in gioco l’ex premier Paolo Gentiloni (ma si parla anche di Graziano Delrio a Bruxelles) mentre per gli Affari europei spunta Enzo Amendola, suo ex viceministro. In partita per la Farnesina c’è anche Pasquale Salzano, ambasciatore in Qatar, sponsorizzato da Vincenzo Spadafora.

 

Distanze sul programma

Non ci sono solo i nomi in ballo. Domani Mattarella vorrà leggere anche una bozza circostanziata di programma. Ieri le due delegazioni si sono confrontate di nuovo. il Pd ha portato un documento in vari capitoli, Lavoro, Ambiente, Economia. I grillini hanno storto il naso più volte, soprattutto quando hanno letto poco o nulla sullo stop alle trivelle e agli inceneritori. «Non esiste» è la reazione dei capigruppo 5S. Stesso discorso per la revoca delle concessioni ad Autostrade, questione molto spinosa, e per il taglio dei parlamentari: «Vogliamo una scadenza netta a settembre». —

franco gabrielli foto di bacco

 

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