scholz pistorius

SCHOLZ BARCOLLA MA NON MOLLA – DOPO IL TRIONFO DELLE SVASTICHELLE DI AFD IN TURINGIA E IL TRACOLLO DEI PARTITI DELLA MAGGIORANZA, IL CANCELLIERE DICE NO ALLE ELEZIONI ANTICIPATE – I POPOLARI DELLA CDU RESTANO L’ARGINE ALL’ESTREMA DESTRA MA DEVONO DECIDERE SE ALLEARSI CON I FILOPUTINIANI DI WAGENKNECHT (CHE PONGONO CONDIZIONI ALTISSIME PER L’ALLEANZA) – FRONDA NEI SOCIALDEMOCRATICI CHE VOGLIONO PRESENTARSI ALLE POLITICHE FRA UN ANNO COL MINISTRO DELLA DIFESA, BORIS PISTORIUS, AL POSTO DI SCHOLZ…

SCHOLZ RESISTE AL CROLLO

Mara Gergolet per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

scholz pistorius

Il clima in Germania l’ha ben descritto ieri mattina l’editoriale del settimanale Stern , firmato dal suo direttore: «Il governo può ancora rendere un grande servizio al Paese: dimettendosi». Dopo la scioccante, seppur prevista, vittoria dell’estrema destra in Turingia — la prima volta dal dopoguerra — e il tracollo dei partiti della maggioranza «semaforo», il cancelliere Olaf Scholz (Spd), ha però risposto da par suo, facendo capire che l’idea del ritiro non l’ha mai presa in considerazione.

 

(...)

Scholz ieri è andato a confrontarsi con i suoi alla Willy Brandt-Haus. Ha avvertito i partiti tradizionali di non formare coalizioni con «estremisti di destra». E indossando i panni del militante, sottolineando di parlare da deputato Spd e non da cancelliere, ha commentato: «I risultati per l’Afd in Sassonia e Turingia sono preoccupanti. Il nostro Paese non può e non deve abituarsi a questo. L’Afd sta danneggiando la Germania. Sta indebolendo l’economia, dividendo la società e rovinando la reputazione del Paese».

Friedrich Merz

 

Poi però — di fronte al 7 per cento in Sassonia e al 6 in Turingia — ha sostenuto: «Le previsioni più tetre sull’Spd non si sono avverate» (che non entrasse nei parlamenti dei Land, ndr ). «E questo dimostra che vale la pena combattere». Tanto per chi si aspettava un mea culpa.

 

Poco lontano, sempre a Berlino, il suo principale avversario, il leader cristiano-democratico Friedrich Merz si godeva il trionfo. Ha chiamato a sé il vincitore della Sassonia Michael Kretschmer e il capolista Cdu in Turingia, quel Mario Voigt che, pur battuto dal radicale dell’Afd Björn Höcke, avrà l’incarico di formare il governo. «In circostanze così difficili ottenere un simile risultato è un grande successo». Parlava di loro, e un po’ anche di sé.

 

È innegabile che la Cdu abbia fatto da diga. Nei sondaggi nazionali (30%) doppia la Spd.

 

Markus Soder Manfred Weber

Poi Merz è tornato a parlare di immigrazione, «il governo deve correggere radicalmente la sua politica». Anche per lui il tempo sta correndo: mesi fa aveva indicato una data — il 25 settembre, ossia dopo il Brandeburgo — per sciogliere la «K-Frage», la questione del cancelliere (Kanzler). Sarà a fine mese che la Cdu indicherà il suo candidato.

 

Merz ha due sfidanti in questa corsa, il bavarese Markus Söder che «non si sottrarrebbe — ha detto ieri — all’assunzione di responsabilità», e il ministro presidente del Nordreno-Vestfalia, Hendrik Wüst. Ma tutto fa pensare che a 70 anni sia arrivata l’ora di Merz.

 

SAHRA WAGENKNECHT

Infine, i risultati di queste regionali hanno lanciato la vera nuova stella della politica tedesca, Sahra Wagenknecht.

 

La leader della sinistra sovranista e filorussa Bsw, ieri ha rimarcato la sconfitta di Scholz. Il voto riflette, ha detto, «l’insoddisfazione per il modo in cui questo governo sta semplicemente ignorando la volontà del popolo, che si tratti di immigrazione, energia o politica sociale».

 

Wagenknecht ha aperto ai negoziati con la Cdu in Turingia. Ma il prezzo che pone per un’alleanza Cdu-Spd-Bsw è altissimo. Chiede che il governo regionale rifiuti lo stanziamento di missili Usa a medio raggio nel Land (e in Germania), come hanno concordato Joe Biden e Scholz al vertice Nato. «Deve anche chiaramente dichiarare che vuole più iniziative diplomatiche da parte di Berlino per risolvere la guerra in Ucraina». Non sono temi da politica locale.

 

SCHOLZ RESISTE AL CROLLO

Flaminia Bussotti per “il Messaggero” - Estratti

 

olaf scholz

(…) In parte Scholz ha avuto sfortuna: è stato catapultato al governo dopo l'era felix di Angela Merkel (i suoi errori sono emersi quando se n'è andata), imponendosi per il rotto della cuffia sul candidato Cdu Armin Laschet, e poi una dopo l'altra gli sono piovute in testa tegole che forse neanche un Bismark avrebbe potuto parare:

 

la guerra in Ucraina, che ha messo a nudo l'inadeguatezza delle forze armate tedesche, la crisi energetica con lo stop al gas che la Germania, con Merkel, comprava a basso costo da Putin, gli sgoccioli dell'emergenza del Covid-19, la crisi migratoria (altro lascito della cancelliera) e la guerra in Medio Oriente che ha imposto difficili equilibrismi fra l'amicizia storica verso Israele e la presenza massiccia di cittadini di confessione musulmana in Germania (5,6, il 6,7% della popolazione).

 

bjorn hoecke

D'altra parte, però, la debacle alle regionali porta anche la sua firma. Troppo a lungo, per la quiete di governo e per voler mediare fra i riottosi alleati della coalizione semaforo la sua Spd, i Verdi e il Liberali Scholz non ha saputo ascoltare la protesta che veniva dal basso, ignorando lo scontento che saliva trasversalmente dal Paese, soprattutto dai Länder dell'Est che ancora, 35 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, si sentono cittadini di seconda classe, svantaggiati e discriminati rispetto ai connazionali a Ovest, e covano rabbia, rancore e voglia di riscatto.

 

alice weidel

Innanzitutto Scholz non ha saputo gestire, o quanto meno capire, l'entità del malcontento per l'emergenza migranti con il suo carico di disagio sociale (sovraffollamento nelle scuole, crisi degli alloggi, rincari e spettro della povertà per i pensionati) e paura per la sicurezza e la criminalità.

 

Nel tempo Scholz ha annunciato diverse misure per il controllo dell'immigrazione ma nei fatti è stato fatto poco. C'è voluto lo shock dell'attentato terroristico di Solingen, dove un siriano che avrebbe dovuto essere espulso da quasi due anni, ha ammazzato con un coltello tre persone a una festa cittadina ferendone altre otto, perché il governo Scholz annunciasse una stretta sui rimpatri (28 afghani con gravissimi precedenti penali sono stati espulsi). Ma troppo tardi, e troppo poco nella percezione della gente: una goccia nell'oceano.

 

SAHRA WAGENKNECHT

Paradossalmente, la situazione ora è cosi disastrata per Scholz che deciderà con ogni probabilità di star fermo, di non far niente e non accogliere le esortazioni più o meno indirette a farsi da parte che gli vengono dall'opposizione e, velatamente, anche da singole voci del suo partito che temono che presentarsi con Scholz alle politiche fra un anno sarebbe la tomba per la Spd, e preferirebbero al suo posto il ministro della difesa Boris Pistorius, l'unico politico socialdemocratico col vento in poppa nei sondaggi.

scholz pistorius

 

(...)

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...