quando di maio attaccava i voltagabbana

SE SOLO GLI STUPIDI NON CAMBIANO MAI IDEA, ALLORA ABBIAMO UN PARLAMENTO DI GENI - BOOM DI "VOLTAGABBANA", SONO 400 IN UNA LEGISLATURA: MARILOTTI HA FATTO CINQUE PASSAGGI DI PARTITO IN QUATTRO ANNI, E IL SENATORE FENU VA CON DI MAIO MA DOPO UNA NOTTE TORNA INDIETRO - DAL M5S OLTRE A LUIGINO SE NE SONO ANDATI IN PARECCHI: PARAGONE, CHE HA CREATO ITALEXIT, FIORAMONTI, MINISTRO DELL'ISTRUZIONE NEL CONTE2, POI ANDATO A COFONDARE LA COMPONENTE ECOLOGISTA "FACCIAMO ECO" NEL MISTO ALLA CAMERA, E...

Pietro De Leo per “Libero Quotidiano

 

simona vietina 4

Ci sono certi giorni che segnano il senso di un'intera fase. È il caso di quelli a cavallo tra la scorsa settimana e l'inizio di quella in corso. La deputata Simona Vietina se ne va da Coraggio Italia, facendo mancare la quota necessaria di componenti, 20, per la sopravvivenza in maniera autonoma della compagine.

 

DEPUTATI E SENATORI PASSATI CON INSIEME PER IL FUTURO

E poi l'altroieri, quando Luigi Di Maio rompe gli indugi e se ne va dal Movimento 5 Stelle, fondando il gruppo Insieme per il futuro. Vicende che compongono la radiografia di una legislatura tormentata, al pari se non più di quella precedente, solcata da accelerazioni dei processi politici, il Covid, un governo di unità nazionale, oggi una guerra che fa irrompere nelle dialettiche interne il dossier internazionale.

 

IDENTITÀ FRAGILI

E così nell'era di partiti quasi tutti di debole identità e di fragili strutture, gli scossoni della storia infieriscono su pareti già assai molli. Che spesso vengono giù. Aggiungiamo l'ultimo tassello, ossia che nella prossima legislatura entrerà in vigore il taglio dei parlamentari, da mille si passerà a 600, e la nube del panico avvolge i tanti che temono di non essere rieletti. Dunque, questa serie di concause fa sì che sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama si strepiti, nascano mal di pancia, le fratture si esasperino.

 

quando di maio attaccava i voltagabbana

C'è chi si mette in Aventino e chi fa la valigia. O magari all'ultimo ci ripensa. Come nel caso del neo gruppo dimaiano, dove il Senatore Emiliano Fenu già sulla porta è rimasto in casa pentastellata dopo un ripensamento notturno.

 

Oppure, quando nacque Coraggio Italia, della deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli, che anche lei non compì l'ultimo passo verso l'uscita da Forza Italia. Già, perché andar via è sempre un tormento e un patimento, specie quando si è condiviso un percorso di anni.

 

giovanni marilotti

In ogni caso, sono circa 400 i cambi di gruppo di appartenenza in questa legislatura (non sempre per spontanea volontà, basti pensare agli ex Movimento 5 Stelle espulsi). Si tratta di 196 deputati e 73 senatori.

 

Il totale fa 269, ma si arriva ad un totale ben più alto considerando che molti l'hanno cambiato due o più volte. È il caso, per esempio, del senatore Giovanni Marilotti, che ha all'attivo ben 5 trasferimenti, in una traversata del deserto che lo porta dal M5S al Pd. Di mezzo c'è un passaggio al Misto, alle Autonomie, al Maie, poi di nuovo Misto e, infine, appunto, al Pd.

 

ITALIANI ALL'ESTERO

gianluigi paragone

Segnatevi questo nome: Maie. È la sigla del movimento degli italiani all'estero. Per breve tempo divenne tetto di quell'ipotetica area dei "responsabili" chiamati a sostenere l'altrettanto ipotetico governo Conte 3, ed architrave di un partito personale dell'ex premier, che pareva potesse nascere.

 

Al Maie, dunque, transitarono nomi come Mariarosaria Rossi, già strettissima collaboratrice di Silvio Berlusconi, e Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella.

 

gregorio de falco elena fattori 1

Entrambe, infatti, andarono a supportare l'idea del progetto contiano. Aderì, tra gli altri, anche il comandante Gregorio De Falco, già espulso dal Movimento 5 Stelle. Poi non se ne fece nulla, né del terzo governo né del partito, e il Maie si sciolse a marzo dello scorso anno.

 

Nel compulsare la contabilità delle uscite si riassume il travaglio vissuto da alcuni partiti in questi cinque anni di continui cambiamenti. Lo sfaldamento del Movimento 5 Stelle, che prima dell'emorragia Di Maio aveva conosciuto addii su altri rivoli.

 

luigi di maio lorenzo fioramonti

Da quello di Gianluigi Paragone, che ha creato Italexit, a quello di Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Istruzione nel Conte2, poi andato a cofondare la componente ecologista "Facciamo Eco" nel Misto alla Camera.

 

Passando, poi, per qualche sodale di Alessandro Di Battista, contrario all'ingresso di M5S nel governo Draghi. Poi c'è il Pd, che ha subito l'addio della porzione renziana con la nascita di Italia Viva. Infine, Forza Italia. Prima se ne vanno i parlamentari che seguono la scissione di Toti.

 

presentazione di coraggio italia 8

Poi si uniscono ad altri eletti e fanno sintesi con il progetto del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro nel gruppo Coraggio Italia, il cui scioglimento è stato decretato ieri. Un paio di parlamentari, peraltro, se n'erano già andati con Azione, di Carlo Calenda, che perla sua pattuglia tra Camera e Senato ha pescato qualcosa anche in Pd e Fi. Perché in questo vorticare di nomi, simboli e numeri c'è sempre la speranza del grande centro che salvi tutti.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…