renzi bonafede conte

LA SETTIMANA PROSSIMA PUO’ SALTARE IL GOVERNO - SENZA ITALIA VIVA, LA MAGGIORANZA  PUÒ ANDARE SOTTO IN PARLAMENTO QUANDO SI VOTERÀ SULLA RELAZIONE DEL MINISTRO BONAFEDE SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA - I RENZIANI HANNO GIA’ ANNUNCIATO IL VOTO CONTRARIO DOVE LI PRENDONO I VOTI CONTE E BONAFEDE? NON DA MARIO GIARRUSSO, EX 5 STELLE CHE HA DETTO NO ALLA FIDUCIA, CHE POTREBBE ESSERE ATTUTITO GRAZIE A QUALCHE ASSENZA STRATEGICA, DA CONCORDARE COI FUTURI "COSTRUTTORI".

Niccolò Carratelli per “la Stampa”

 

MATTEO RENZI ARRIVA AL SENATO PER IL VOTO SU BONAFEDE

Tra meno di una settimana potrebbe saltare tutto. Lo ripetono in molti, in realtà soprattutto quelli che ci sperano: renziani ortodossi ed esponenti di centrodestra. Il governo senza Italia Viva può andare sotto quando in Parlamento si voterà sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sull' amministrazione della giustizia. Mercoledì alla Camera, dove la maggioranza non sembra correre rischi, probabilmente giovedì al Senato (il calendario dei lavori non è ancora definito), dove non ci sono certezze, anzi.

 

Basta riprendere i numeri del voto di fiducia di tre giorni fa: 156 sì, 140 no, 16 astenuti, cioè i senatori di Italia Viva. Che la prossima settimana si dicono pronti a bocciare la relazione di Bonafede.

 

renzi bonafede conte

«Votiamo contro», ha già annunciato Matteo Renzi, che ancora non ha digerito le infinite polemiche sulla riforma della prescrizione e la sofferta decisione dello scorso maggio: Italia Viva salvò controvoglia il ministro della Giustizia dalla mozione di sfiducia del centrodestra. Ora «non ci sono più vincoli», ha avvertito l' ex premier, mentre il suo capogruppo a palazzo Madama, Davide Faraone, ha confermato che «sulla riforma di Bonafede non pensiamo nulla di buono».

 

Più cauto il senatore Giuseppe Cucca, componente della commissione Giustizia: «Aspettiamo di leggere la relazione prima di dare un giudizio compiuto», dice. Anche perché, come ha tenuto a precisare lo stesso Bonafede, molte delle cose inserite nella relazione sono frutto del «lavoro fatto nel 2020 anche insieme a Italia Viva».

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

 

Di certo, un appuntamento considerato più che altro burocratico, ora assume un peso politico, per la crisi latente e, soprattutto, per precisa volontà di Renzi. Il leader di Iv, di fronte al rischio di veder andare via anche un fedelissimo come Luigi Marattin, ieri ha rilanciato l'apertura a Conte: «Lasci il baratto e torni alla politica, sono pronto al compromesso».

 

Mossa tattica da spendere di fronte ai gruppi parlamentari, riuniti di nuovo ieri sera. L'ex premier considera la relazione di Bonafede un' occasione per tenere compatti i suoi su un tema, quello della giustizia e del garantismo, molto sentito. E fortemente identitario anche per Forza Italia: improbabile che i senatori azzurri aspiranti "costruttori" decidano di smarcarsi proprio votando a favore di Bonafede.

 

luigi marattin silvia castorina foto di bacco

Luigi Vitali, uno di quelli «contattati per passare», lo ha escluso: «Non posso sostenerlo, abbiamo due concezioni della giustizia completamente diverse». E i due Udc aperturisti, Paola Binetti e Antonio Saccone? Difficile aspettarsi il grande passo subito dopo le dimissioni del loro segretario, Lorenzo Cesa, indagato dell' inchiesta sui rapporti con la ndrangheta.

 

Allora dove li prendono i voti Conte e Bonafede? Non da Mario Giarrusso, ex 5 stelle che ha detto no alla fiducia, uno che apre di mattina e chiude di sera, ma assicura che «sulla relazione di Bonafede voterò assolutamente contro, non mi piace per niente». Si fa più ardua l' impresa del capo dei "costruttori", Bruno Tabacci, anche ieri impegnato in incontri e lunghe telefonate nei corridoi di Montecitorio.

 

mario giarrusso

Sono stati visti fermarsi con lui i senatori ex 5 stelle De Falco e De Bonis (già entrati in maggioranza) e alcuni deputati di Forza Italia, tra cui un democristiano doc come Gianfranco Rotondi. «Quello sulla giustizia sarà un passaggio delicato al Senato - ragionava a fine giornata - ma ognuno ha la sua sensibilità e vedremo gli sviluppi in questi giorni». Si professa ottimista in pubblico, Tabacci, ma poi ammette che formare i nuovi gruppi parlamentari è più difficile del previsto: al Senato, ad esempio, i renziani in uscita puntano a tornare nel Pd, non certo a entrare nella squadra centrista. Necessaria, però, per riequilibrare i rapporti di forza nelle commissioni.

 

de falco

A oggi, sulla relazione di Bonafede i voti contrari potrebbero essere 156, come i favorevoli, tra i quali i tre senatori a vita (Monti, Cattaneo e Segre). Decisivi per il pareggio, che comunque significherebbe sconfitta. Un salto nel vuoto, insomma. Che potrebbe essere attutito grazie a qualche assenza strategica, da concordare coi futuri "costruttori". Oppure se Bonafede (quindi il governo) decidesse di rimettersi all' aula, senza appoggiare una risoluzione di maggioranza, come se non fosse affar suo: una soluzione possibile a livello regolamentare, insostenibile dal punto di vista politico.

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