pnrr recovery giorgia meloni raffaele fitto

SI FA PRESTO A DIRE “SPENDEREMO OGNI CENTESIMO DEL PNRR” - FINORA E’ STATO UTILIZZATO POCO O NULLA SUI VERI PROGETTI NUOVI, QUASI TUTTO È FINITO IN SUSSIDI - LA TERZA RATA E’ “INCAGLIATA”: E’ SCADUTA DA DUE MESI E FERMA IN UN NEGOZIATO ESTENUANTE CON LA COMMISSIONE UE - LA QUARTA RATA E’ A RISCHIO E C’E’ LA POSSIBILITÀ CHE L’ITALIA ACCETTI DI CONGELARE PARTE DEI FONDI PER SUPERARE LO STALLO (SI PARLA DI CIRCA 400 MILIONI) - NEI PRIMI 4 MESI DEL 2023 SONO STATI SPESI SOLO 1,2 MILIARDI, L’OBIETTIVO DELL’INTERO ANNO È DI 33 MILIARDI - CI SONO CENTINAIA DI PROGETTI DA RIVEDERE…

RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

Estratto dell’articolo di Carlo Di Foggia per “il Fatto quotidiano”

 

La sintesi, brutale, è questa: finora si è speso poco o nulla sui veri progetti nuovi, quasi tutto è finito in sussidi, il grosso dovrebbe arrivare adesso ma i ritardi sono evidenti e mettono a rischio la quarta rata; visto l’andazzo, la revisione del piano riguarderà centinaia di progetti. Il terzo monitoraggio sul Piano di ripresa e resilienza presentato ieri dal ministro titolare Raffaele Fitto era atteso da mesi. […]

 

RATE DEL PNRR PER L'ITALIA - LA STAMPA

Fitto ha provato a raffreddare gli allarmi, ma le difficoltà sono evidenti. Alla fine del 2022 sono stati raggiunti 151 obiettivi sugli oltre 500 del Piano e incassati fondi per 67 miliardi. Dopo le prime due rate, qualcosa s’è inceppato con la terza, scaduta da due mesi e ferma in un negoziato estenuante con la Commissione Ue. Per Fitto il problema è l’elevato numero di obiettivi da valutare (55), ma non ha fornito tempistiche per lo sblocco, anzi, ha di fatto ammesso che è sul tavolo la possibilità che l’Italia accetti di congelare parte dei fondi per superare lo stallo (“lo hanno fatto altri Paesi”): si parla di circa 400 milioni.

 

Sull’irrigidimento della Commissione pesa anche il fatto che il negoziato per le modifiche al piano non è ancora entrato nel vivo, lo sarà – ha ammesso il ministro di FdI – parallelamente quello per la revisione degli obiettivi intermedi considerati a rischio. Insomma, sarà un “pacchetto organico”, con tempi più lunghi (la scadenza è al fine agosto).

 

fitto meloni

Per la quarta rata l’ipotesi è di chiedere un rinvio delle verifiche a settembre o dicembre. La relazione ammette problemi con almeno 6 misure. Si va dal bando dalle stazioni di rifornimento a idrogeno a quello per l’installazione di 6.500 colonnine di ricarica per le e-car, dall’allargamento degli studi di Cinecittà ai bandi per creare 264mila nuovi posti negli asili nido, dal progetto “Intercity al sud” al Superbonus. Quest’ultimo è quello più rilevante perché riguarda la spesa ammessa all’ecobonus per sostituire le caldaie negli immobili privati.

 

L’Italia vuole modificare il piano e ha chiesto chiarimenti a Bruxelles sui limiti di costo per le caldaie “a condensazione di gas” e di eliminare il riferimento a quelle a gasolio.

dati sul pnrr e le regioni

Il problema è che sono state sostituite soprattutto caldaie a gas con altre a gas, cosa che non piace a Bruxelles. La relazione ammette che questa controversia è “molto rilevante” perché da essa dipende la contabilizzazione di 15 miliardi già spesi. Sarebbe una mazzata.

 

Il dato più critico per i ritardi riguarda però la spesa effettiva. Nel 2022 il Def ne stimava una di 33 miliardi, ci si è fermati a 24,48 e solo perché 4 miliardi derivano dalla riclassificazione dei crediti del Superbonus decisa da Eurostat. […]  Il ministero che finora ha speso la quota più alta del budget è quello degli Esteri con un 45% di spesa. Quello più indietro è il Turismo di Daniela Santanchè (solo il 2%).

 

pnrr

[…] Nei primi 4 mesi del 2023 sono stati spesi solo 1,2 miliardi, l’obiettivo dell’intero anno è di 33 miliardi. Fitto assicura che il grosso dei soldi sarà speso nel secondo semestre, ma la progressione attesa è impressionante (e nel 2024 e 2025 si superano i 40 miliardi annui). I pochi soldi spesi finora sono andati a progetti preesistenti al Pnrr e la relazione ammette che si rischia di perderli soprattutto al Sud, che ha pessime performance anche sui fondi di coesione. Sulle ipotesi di modifica, la relazione non si sbilancia, ma ricorda che 120 misure hanno “elementi di debolezza” (190 tra misure e investimenti) e 103 necessitano di sicure modifiche sostanziali.

la situazione del pnrr nell'unione europea

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