zanda conte

SIC TRANSIT GLORIA CONTE - ZANDA INFIOCINA LA LINEA ZINGARETTI-BETTINI SU CONTE: "NON L'AVREI MAI DEFINITO ''PUNTO DI RIFERIMENTO DEI PROGRESSISTI''. CONTE A CAPO DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE E' UN IMPORTANTE ELEMENTO DI CHIAREZZA POLITICA. QUANTO ALLA STORIA DEL FEDERATORE, OGGI CHE NON È PIÙ PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POSSIAMO VEDERLA MEGLIO. IN REALTÀ ALLE COALIZIONI I FEDERATORI NON SERVONO…"

Alessandro De Angelis per https://www.huffingtonpost.it

 

luigi zanda foto di bacco

Senatore Luigi Zanda, dica una parola chiara sul congresso. Zingaretti non lo vuole da statuto, altri lo vogliono. Ma non c’è una oggettiva impraticabilità di campo nel momento in cui si chiude mezza Italia?

È giusto e doveroso che sia il segretario del partito a proporre la data e la forma del congresso, poi saranno gli organi che decideranno. Da parte mia dico solo che al Pd serve un congresso vero. E cioè un congresso in presenza, perché un congresso a distanza, online, servirebbe a poco. Anche le direzioni del Pd che da un anno si tengono in remoto, come si dice oggi, stanno perdendo gran parte della loro forza partecipativa ed è per questo che dobbiamo augurarci che presto ci siano le condizioni sanitarie per fare un congresso in presenza.

 

In sostanza lei dice: appena la pandemia lo consente, come le elezioni amministrative d’altronde. Comunque prima del 2023.

Esatto: quando ci saranno le condizioni. La data spetta al segretario indicarla.

 

Però è anche vero che senza un chiarimento così non si va avanti, o no? Zingaretti lamenta un logoramento. Gli altri criticano l’assenza di una analisi della sconfitta, intesa come fallimento del Conte 2.

LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI

Io penso che oggi il Pd abbia due doveri. Il primo è quello di sostenere il governo Draghi nella lotta alle emergenze gravissime del paese: sanitaria, economica e sociale. Il secondo è quello di discutere e affrontare il tema della nostra natura di partito di centrosinistra. È una questione che non abbiamo mai affrontato seriamente e compiutamente da quando è nato il Pd ed è un tema serio perché la crisi delle sinistre attraversa tutto il mondo occidentale, non solo l’Italia. Ma l’Italia ha oggi il dovere di fare chiarezza su che cosa significa essere un partito di centrosinistra in una democrazia del XXI secolo.

 

Bene, questo è il tema di fondo: l’identità, la funzione nazionale di un partito. Non crede che tutta questa discussione sulle alleanze sia un modo per evitare il tema vero? Prima il “chi sei”, poi il “con chi vai” per realizzare i tuoi obiettivi.

LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI PAOLA DE MICHELI MARINA SERENI

Il tema delle alleanze contingenti è questione di tattica politica, la questione di fondo è invece la ricerca di chiarezza sulla natura del partito.

 

Ecco, non crede che siamo di fronte a un clamoroso fallimento strategico? Il sostegno acritico a Conte, rinunciando al voto quando si poteva votare, poi alla discontinuità, poi il “Conte o voto”, il governo Draghi subito: sono questioni ben più grandi di Renzi.

A Renzi va addebitato un errore politico grave, quello di aver aperto la crisi senza cercare una posizione unitaria con i suoi compagni di coalizione. Ha rotto da solo. E questo comportamento è inammissibile. Altra cosa sono i problemi che Renzi ha sollevato che erano problemi seri: la riscrittura del Recovery che Draghi sta praticamente riscrivendo da capo, la delega ai servizi che lo stesso Conte aveva delegato al suo consigliere diplomatico, il Mes che è ancora sul tappeto.

conte zingaretti

 

Torniamo al tema del fallimento strategico.

 

È un giudizio ingeneroso che non condivido. Nel 2019  ero contrario alla formazione del secondo governo Conte e avrei preferito andare a votare. Oggi debbo dire che avevo torto. Senza il Conte 2 adesso avremmo il Movimento Cinque stelle su posizioni antieuropeiste. Quanto al governo Draghi non si può dire che il Pd l’abbia subito.

 

Come no? Continuò a chiedere l’incarico a Conte mentre Fico saliva al Colle per dichiarare fallita l’esplorazione.

Il Pd ha difeso la continuità di governo col Conte 2. Era una posizione molto seria. Lo stesso presidente della Repubblica ha sempre sostenuto, e io dico giustamente, che la nostra democrazia ha bisogno di continuità di governo. Ma quando Renzi ha fatto mancare il voto dei suoi diciotto senatori, il governo Conte è morto e la strategia della raccolta dei responsabili era, in tutta evidenza, fallimentare. È stato a quel punto che il governo Draghi diventava l’unica seria soluzione per affrontare i problemi dell’Italia.

di maio zingaretti conte

 

Sta dicendo che il Pd, a quel punto, avrebbe dovuto proporre Draghi, cambiando schema?

Sto dicendo che è stata una fortuna che Draghi abbia accettato l’incarico.

 

Adesso la sensazione è che il Pd stia al governo con perplessità e con lo spirito di chi si sente orfano dell’esperienza precedente. Non pensa che sia sbagliato lasciare Draghi alla destra?

Per me il governo Draghi è il governo del Partito democratico. Punto. Ma, aggiungo, che il sistema politico italiano si suiciderebbe se non fosse capace di approfittare del tempo che il governo Draghi ci mette a disposizione per cercare di maturare.

 

Conte Zingaretti

Che cosa intende per “maturare”?

Maturare oggi per me significa affrontare due questioni sulle quali Draghi non può e non deve intervenire. La prima è riuscire ad approvare quel minimo di riforme istituzionali che sono di esclusiva competenza parlamentare e che servono per far marciare meglio l’Italia: ad esempio adeguare i regolamenti alla riduzione dei parlamentari, ad esempio dare ordine al rapporto tra Stato e Regioni, ad esempio fare una nuova legge elettorale. E, pur essendo io un “maggioritarista”, oggi non ritengo utile il maggioritario perché il maggioritario di coalizione in realtà non è un maggioritario. Preferirei un ritorno al Mattarellum o un proporzionale con la soglia di sbarramento molto alta, anche superiore al 5 per cento in modo da produrre un effetto maggioritario. Il Partito deciderà la linea.

giancarlo giorgetti mario draghi stefano patuanelli luciana lamorgese roberto garofoli marta cartabia

 

A fine legislatura?

Le leggi elettorali si fanno meglio a fine legislatura.

 

La seconda questione cui accennava?

La politica italiana deve smetterla di parlare per slogan e imparare a esprimersi per progetti, per disegni strategici, su proposte compiute. Faccio un paio di esempi: dire che siamo contro le disuguaglianze, vuol dire poco perché anche la politica dei sussidi a pioggia può essere gabbata per lotta alle disuguaglianze, quando invece è chiaro che bisogna aiutare gli ultimi, ma bisogna contemporaneamente fare quegli investimenti che facciano crescere il sistema produttivo, così da abbattere la disoccupazione. Le disuguaglianze non si combattono dicendo solo che le si vuole eliminare, ma investendo nella scuola, nell’università e nella ricerca scientifica.

zingaretti conte

 

Che ne pensa delle sostituzione di Arcuri con un generale?

Io rispetto Arcuri perché la sua era una missione difficilissima e non mi piace giudicare le emergenze a posteriori dando giudizi che non tengono conto delle urgenze assolute, né delle condizioni nelle quali si è operato. Arcuri è stato sostituito perché Draghi ha cambiato profondamente la linea.

 

Si riferisce al ritorno a una certa idea dello Stato e, con essa, al ripristino di un ordine istituzionale che si era smarrito?

Il primo segno è stata la nomina del consigliere Garofoli a sottosegretario alla presidenza, poi l’affidamento del progetto Next Generation al Mef e non più a una struttura esterna di manager e di consulenti. Poi Gabrielli ai servizi, Curcio alla Protezione civile e Figliuolo all’emergenza Covid. Il filo che unisce queste decisioni è un ritorno alla funzione dello Stato, alla valorizzazione di bravi funzionari pubblici, all’attenzione alle procedure ordinarie. Questa linea a me piace molto.

IL PRIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI DI MARIO DRAGHI - LUIGI DI MAIO - ROBERTO GAROFOLI

 

Parlando del governo abbiamo interrotto il discorso sul Pd. ha visto il sondaggio di Swg, immagino. Si può, con franchezza dire, che aver incoronato per mesi Giuseppe Conte come leader del centrosinistra e solido “punto di riferimento dei progressisti” si è rivelato il più clamoroso autogol nella storia del Pd?

Zingaretti è un ottimo segretario del Pd, ma la definizione di Conte come “punto di riferimento dei progressisti” io non l’avrei data. Però devo dire, con altrettanta chiarezza, che quel sondaggio è stato fatto in un momento particolare e ho l’impressione che sia necessaria una sua conferma tra sei mesi, dopo che i clamori e le comparsate televisive saranno terminate.

roberto garofoli

 

Si può dire che Conte non sarà più il federatore?

Penso che l’indicazione di Conte a capo del Movimento, indicazione che mi sembra lui abbia accettato, sia un importante elemento di chiarezza politica. Quanto alla storia del federatore, oggi che Conte non è più presidente del Consiglio, possiamo vederla meglio. In realtà alle coalizioni i federatori non servono. A mia memoria, anche nei passati decenni nei quali il centrosinistra italiano ha partecipato a numerose coalizioni ed ha avuto molti alleati, anche importanti, non ci sono mai stati federatori.

 

Prodi?

No, Prodi ha promosso una piattaforma politica intorno alla quale è maturato un progetto che ha visto prima l’Ulivo, poi il Pd. Il progetto politico viene prima delle persone.

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

 

Lei ha sempre lamentato l’assenza di una visione. E non ha mai mostrato entusiasmo verso il contismo. Come si spiega questa adorazione che non è mai stata praticata verso nessun leader della sinistra, da Prodi a Veltroni a D’Alema?

La parola adorazione è sbagliata. Io credo che si sia trattato di una tattica politica che rispondeva ad esigenze contingenti.

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