matteo renzi goffredo bettini

LA SINISTRA E’ MORTA E IL PD NON SI SENTE TANTO BENE! PER BETTINI "LE COLPE PIÙ RECENTI" SONO DI MATTEO RENZI - “ANCH'IO FUI BENEVOLO VERSO IL SUO IMPETO. POI LO STRAORDINARIO RISULTATO DELLE EUROPEE 2014 SMASCHERÒ IL SUO POPULISMO” (BETTINI E’ LO STESSO CHE DICEVA “RENZI PREMIER? LO VOTEREI SUBITO”) - ANALISI (E NOSTALGIE) DI BETTINI DOPO IL CASO SOUMAHORO E IL QATARGATE: "LA SINISTRA E’ CHIUSA AI CETI POPOLARI E PERMEATA DALL’AFFARISMO. IL PD? COME SI POSSONO FARE ALLEANZE SE NON SAI RACCONTARE COSA PENSI DEL MONDO?” - IL LIBRO E LA RECENSIONE BY RONCONE

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera

 

goffredo bettini foto di bacco

Goffredo Bettini è uno dei pochi che ancora si lascia martellare da passioni politiche primordiali.

 

Sanguina a tempo pieno. È il suo genio. Il suo carisma. La gente di sinistra, che ha voglia di sinistra, va quindi alle presentazioni del suo libro, A sinistra, da capo (Paperfirst, pp. 304, 18) per brutale necessità.

 

La stagione, come sappiamo, è nebbiosa. Incerta. Mortificante. Non c'è solo questo estenuante congresso del Pd, così pieno di vaghezza, di correnti prima biasimate e poi - sotto sotto - blandite, di slogan gonfi del più stucchevole politichese, tipo che «il partito parte da noi», o di idee bislacche, come quella di cambiargli nome. C'è anche una questione morale battente: il caso Soumahoro e, in queste ore, il Qatargate.

goffredo bettini andrea orlando foto di bacco

 

«Osservo con profonda amarezza. Credo che il Pd sia ancora sano, nel suo complesso - dice Bettini -. Ma credo pure che la sinistra sia purtroppo permeabile all'incursione dell'affarismo, perché s' è attenuata una certa critica ai valori dominanti, a quei tragici miti della ricchezza, del lusso, e del successo bramato».

 

Bettini indica allora un sentiero e una destinazione. L'incipit del saggio è esplicito: «Il mondo e ogni forma di vita sono attraversati dal confronto tra chi vince e chi perde. Tra la forza e la debolezza. Tra la fortuna e lo scacco». E perciò: in questo conflitto è necessario schierarsi dalla parte dei perdenti («Per Berlinguer era la "spinta propulsiva" nella difesa degli ultimi»). E tuttavia non basta infondere coraggio: occorre creare opportunità, nuovi destini anche a chi, adesso, arranca nella penombra della vita.

 

La domanda velenosa è: Bettini ha nostalgia del Pci?

giuseppe conte goffredo bettini foto di bacco

«No, sebbene il Partito comunista sia stato fondamentale nella costruzione della democrazia italiana. Però ho nostalgia di una certa sinistra, questo sì. Ecco perché voglio un Pd che abbia peso e che sia visibile - spiega, con ostinazione -. Che partito è un partito che ha paura di essere mangiato da un altro schieramento? Come si possono fare alleanze se non sai raccontare cosa pensi del mondo?». I partiti, aggiunge, esistono ancora; Fratelli d'Italia, ormai lassù, è un partito «ideologico, strutturato, coeso».

 

Il saggio - a lungo in testa alla classifica dei libri politici più venduti - è diviso in due parti. Nella prima c'è una densa lettura storica dell'Italia e del pianeta, la filosofia che s' attorciglia ai destini degli uomini e delle donne, tra rivoluzioni e vittorie, illusioni e sconfitte (gli esempi: Spartacus, i Ciompi, i contadini tedeschi di Thomas Muntzer, Turner, Zapata e altri); un patrimonio immenso: il miracolo - scrive Bettini - dei diseredati. Nella seconda parte si vira invece sul diario politico degli ultimi anni.

 

goffredo bettini alla presentazione del libro

La dedica è bella, e nasconde molto del tratto umano di Bettini: «A mio padre Vittorio, fervente repubblicano, che mi ha fatto conoscere "il lampo" della politica». Sono i genitori, quasi sempre, a spingerci su un orizzonte: l'avvocato Vittorio, nobile e gran proprietario terriero marchigiano, e Wilde, che in prime nozze aveva sposato diciassettenne il principe musulmano Xhemal Rexha, albanese e nipote del pascià. «Papà, quando ero bambino, mi faceva leggere Dostoevskij. Avrei preferito ascoltare qualche favola. Invece sentivo parlare solo di politica»: coltissimo (e s' è scoperto che un suo amato poeta è Ezra Pound), snob, scapolo, un braccio rotto da quelli di Autonomia nel 1978, comincia nel Pci, è segretario romano della Fgci, poi Pds, Ds, Pd: deputato, senatore, europarlamentare. Come ha scritto in una magnifica recensione Mario Tronti sul Manifesto , un uomo diviso in due.

 

GOFFREDO BETTINI - A SINISTRA DA CAPO

Da un lato: «Goffredo l'intellettuale, il vorace lettore di libri, in genere quelli più eretici...». Dall'altro lato «Bettini il politico, il sapiente manovratore, il cardinal Richelieu di tanti reucci, sindaci, governatori, segretari, l'appassionato di cinema diventato regista di celebri operazioni politiche» (sul discusso, stretto rapporto tra Bettini e i 5 Stelle, Tronti è netto: «Non condivido una parola di quanto dice da tempo»).

 

Colpisce, in effetti, il silenzio di Bettini sugli attuali candidati alla segreteria del Pd. Un silenzio piuttosto rumoroso. Il libro ha la postfazione di Andrea Orlando: una firma e una presenza che a molti era sembrata molto più che un suggerimento per l'establishment del Nazareno. Sappiamo com' è andata. È anche possibile che non tutti abbiano gradito certe pagine del saggio. Come quando Bettini spiega che il Pd, negli anni, s' è lentamente sempre più chiuso in una dimensione di governo. «Certo evitando lo sfascio del Paese. Ma anche smarrendo la rappresentanza degli strati più popolari».

 

BETTINI RENZI 3

La responsabilità? «Non abbiamo mai fatto i conti con ciò che accadde nel passaggio dell'89-91. Le colpe più recenti, però, le porta Matteo Renzi. Molti ne furono conquistati. E anch' io fui benevolo verso il suo impeto. Poi, lo straordinario risultato delle Europee nel 2014 smascherò il suo populismo, apologetico della modernità. Da quell'esperienza il Pd uscì piegato, senza più prospettive». Adesso, invece, Bettini è tornato a vederne alcune (naturalmente è lecito temere si tratti di un miraggio).

bettini orlandoGOFFREDO BETTINI MASSIMO DALEMABETTINI RENZIbettini

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?