giuseppe conte luigi di maio

IL SOSPETTO TRA I GRILLINI: DI MAIO CERCA UN PRETESTO PER ANDARE A VOTARE, VISTO CHE NON CONTROLLA PIÙ I GRUPPI PARLAMENTARI - IL SUO COMPORTAMENTO AMBIGUO SULL’ILVA E LO SCUDO LEGALE AD ARCELOR ALIMENTA I DUBBI - MOLTI DELL'INNER CIRCLE DI LUIGINO NELLE ULTIME SETTIMANE SI SONO ALLONTANATI E ORA GUARDANO A CONTE. TRA I PIÙ “CONTIANI” CI SONO I MINISTRI PATUANELLI E BONAFEDE, MA ANCHE FRACCARO…

Alessandro Trocino per il “Corriere della sera”

 

giuseppe conte luigi di maio

Rosalba De Giorgi, deputata tarantina dei 5 Stelle, a domanda se sappia quale sia la posizione di Luigi Di Maio sul ripristino dell' immunità penale per ArcelorMittal, risponde così: «Non lo so, non l' ho capito». Non è l' unica, in effetti, e tra quelli che si stanno interrogando in queste ore c'è anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 

Tra i due è in corso una specie di rimpiattino, con il premier che chiede un «mandato pieno» per trattare con l' azienda e il capo dei 5 Stelle che si guarda bene dal prendere una posizione definita ma avverte con toni sibillini del rischio che, andando sotto in un voto in Aula sullo scudo penale con la fiducia, il governo finisca per essere travolto. Chi avverte Di Maio? Chi sta mettendo davvero in guardia?

arcelor mittal

 

I parlamentari tarantini che ancora ieri hanno risposto picche? Matteo Renzi con il suo emendamento? O il premier Conte che insiste a chiedere lo «scudo»? Ed è vero, come ormai si dice apertamente tra i 5 Stelle, che «Di Maio ormai non controlla più i gruppi, sa che non conta più» e quindi «vuole andare a votare»? Fatto sta che, ieri mattina, l'incontro con una decina di rappresentanti locali del Movimento, presenti il premier e Di Maio, «è andato malissimo», come racconta una fonte interna. Conte la prende larga.

 

Spiega che bisogna mettere in piedi un «cantiere Taranto», che chiederà a ogni ministro di lavorare a un progetto, che serviranno soldi e anni. Poi alla fine arriva al punto: «Non è un tema attuale, ma se dovesse venire fuori che, per motivi legali, è necessario approvare una forma di immunità penale per gli amministratori, voi sareste favorevoli? Vi chiedo di non farne una bandiera, di non mettere veti». La risposta di Barbara Lezzi è durissima: «Te lo scordi che voto questa roba», dice. E se ne va, sbattendo metaforicamente la porta con dieci minuti di anticipo. Più variegati i pareri degli altri presenti, rifocillati da parecchi caffè. Alcuni sulla linea Lezzi, altri più morbidi.

giuseppe conte luigi di maio

 

Anche perché, pochi giorni fa, i parlamentari tarantini hanno segretamente chiesto e ottenuto un incontro con i commissari straordinari dell' Ilva, chiedendo loro se fosse davvero necessario lo scudo. La risposta è stata affermativa: «Ci hanno detto che è fondamentale per togliere un alibi all' ArcelorMittal per il recesso». Esattamente quello che pensa il premier.

 

Che vuole essere coperto durante la trattativa: «Se vado a parlare con l' azienda, e mi chiedono lo scudo, devo essere sicuro di poterlo fare». Federico D'Incà ha spiegato ai presenti: «Fidatevi di Conte». A domanda in Transatlantico la Lezzi risponde così: «Se mi fido di Conte? Per forza dobbiamo fidarci». E Di Maio? Risatina e niente risposta. Il leader politico dei 5 Stelle assicura pubblico «sostegno all'azione collegiale del governo», ma è la sortita finale nella riunione che preoccupa.

arcelor mittal

 

Di Maio avverte: «Se venisse messo un emendamento che introduce lo scudo e fosse posta la fiducia, sarebbe un problema enorme per la maggioranza. Il governo rischierebbe». Crisi evocata apertamente. Per evitarla o per invocarla? «Cerca il casus belli, vuole forzare per rompere», dicono alcuni esponenti 5 Stelle, sottolineando che sono solo «una manciata» i deputati per il no allo scudo (una decina al Senato).

 

Nessuna voglia di crisi, sostengono i fedelissimi di Di Maio: «È Zingaretti che vuole il voto, non Luigi». Anche se molti dell' inner circle del capo politico nelle ultime settimane si sono allontanati da lui e guardano con più attenzione alle mosse del premier Conte. Tra i più «contiani» ci sono i ministri Stefano Patuanelli e Alfonso Bonafede, ma anche Riccardo Fraccaro.

riccardo fraccaro 9

 

Conte è preoccupato per la tenuta del Movimento. Vede un disimpegno di Di Maio, che sembra non volerci mettere la faccia. Sa che in caso di successo con l' ArcelorMittal, il merito sarà collettivo, in caso di sconfitta, perderà da solo. Domani ci potrebbe essere un Cdm sul tema. In più, si avvicinano le Regionali. Il fallimento sull' Ilva, magari con incidente parlamentare, e un crollo dem in Emilia-Romagna, condito da risultati deludenti per M5S (se deciderà di presentarsi), non sarebbero un buon viatico per il proseguimento del governo oltre la primavera.

alfonso bonafede. stefano patuanelli

Ultimi Dagoreport

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...