draghi xi jinping chip semiconduttori

LA SOVRANITÀ DA DIFENDERE: QUELLA TECNOLOGICA - L’USO DEL GOLDEN POWER PER BLOCCARE L’ACQUISIZIONE DEL 70% DI UN’AZIENDA ITALIANA SPECIALIZZATA NELLA PRODUZIONE DI CHIP, LA LPE DI BARANZATE, DA PARTE DELLA CINESE SHENZEN INVENLAND HOLDINGS, E’ UN MODO PER PROTEGGERE LA FILIERA HI-TECH DALLO SHOPPING CINESE - DI TANTE “CATENE DI RIFORNIMENTO” CHE SI SONO RISTRETTE A CAUSA DELLA PANDEMIA, QUELLA DEI MICROCHIP HA PAGATO IL PREZZO PIÙ ALTO…

Francesco Bechis per https://formiche.net

 

giancarlo giorgetti

C’è la firma di Giancarlo Giorgetti sul primo veto del governo Draghi con il Golden power. Il provvedimento, annunciato in conferenza stampa dal premier, ha bloccato l’acquisizione del 70% di un’azienda italiana specializzata nella produzione di chip, la Lpe di Baranzate, da parte della cinese Shenzen Invenland Holdings, ha svelato il Sole 24 Ore. È il primo veto imposto da questo governo, dopo tre interventi con prescrizioni per due contratti 5G (Fastweb-Zte e Linkem-Huawei-Zte) e un investimento nel fintech (Satispay-Square-Tencent).

 

Giovedì, presentando le linee programmatiche del Mise alla Camera, Giorgetti ha auspicato un rafforzamento dei “poteri speciali” di intervento del governo in due settori, l’automotive e la siderurgia. Draghi, in serata, gli ha fatto sponda: “Sono d’accordo con Giorgetti, la Golden power è uno strumento del governo per evitare la cessione di asset strategici a potenze straniere, va usato. Quello sui semi conduttori è stato un uso di buon senso in questa situazione. È un settore strategico, ce ne sono altri”.

 

Lpe di Baranzate

Il tema della protezione della filiera dei microchip è al centro di una nuova strategia della Commissione Ue e uno dei dossier più delicati della Guerra Fredda tech fra Cina e Stati Uniti. Di tante supply chain che si sono ristrette a causa della pandemia, quella dei microchip ha pagato il prezzo più alto.

 

Il motivo è presto spiegato. I semiconduttori, o chip, sono i “cervelli” che fanno funzionare un ampio ventaglio di dispositivi elettronici. È il caso delle macchine, che usano decine di microchip per far funzionare i finestrini, gli airbag, l’aria condizionata e molto altro.

un chip

 

Nel giro di poche settimane, il settore dell’automotive è stato costretto a una brusca battuta d’arresto. Fabbriche chiuse, produzione più che dimezzata, dall’Asia all’America. Allo stesso tempo, però, è impennata la domanda di chip per computer e componenti elettroniche, dovuta all’improvviso allargamento della platea digitale per lo smart working. Uno sbilanciamento che, ora che l’automotive è pronto a ripartire, è molto difficile da invertire.

 

xi jinping

Di qui la nuova caccia globale agli impianti in grado di produrre i chip, o una loro parte. E la corsa degli Stati occidentali a difenderli dallo shopping di Paesi asiatici, Cina in testa. Anche perché molte delle tecnologie impiegate in questi stabilimenti sono “dual-use”, ovvero possono avere sia applicazioni civili che militari. Il Dragone è tutt’oggi il più grande acquirente mondiale di semiconduttori. Non c’è azienda europea, americana o asiatica che dica di no alle cospicue offerte (quasi sempre sussidiate dallo Stato centrale) dei campioni cinesi del settore.

stmicroelectronics

 

Un record di cui in realtà Pechino non ha da vantarsi. Il piano “Made in China 2025”, ambiziosa strategia sbandierata da Xi Jinping all’insegna dell’“autonomia strategica” cinese, anche nel settore dei microchip, finora rimane sulla carta. Complici le sanzioni secondarie dell’amministrazione Trump sulla vendita ai cinesi da parte dei produttori asiatici, su tutti la taiwanese TMSC, che hanno costretto la Cina a cercare nuovi mercati.

 

Ecco perché, in questi mesi, lo shopping cinese in Europa è notevolmente cresciuto. La vicenda della piccola Lpe citata da Draghi è in effetti un perfetto “caso di scuola”. Gli investitori cinesi non bussano alla porta dei grandi player europei, come l’italofrancese Stm, citata da Giorgetti come best practice nella collaborazione fra Italia e Francia, perché sanno che la scalata è impossibile.

 

chip

Meglio farsi avanti, magari con aziende dai bilanci opachi, con realtà piccole e altamente specializzate. Proprio come la Lpe, che da quarant’anni eccelle nella produzione dei “wafer” necessari a costruire i chip drogati (cioè trattati) con l’arsenico. L’Italia non è l’unica nel mirino. Un anno fa, dopo una campagna di pressione dell’amministrazione Trump, l’Olanda ha bloccato l’acquisizione da parte della cinese Smic (Semiconductor Manufacturing International Corp) di Asml, compagnia olandese considerata un gioiello nella “litografia”, processo chiave per costruire i microchip.

 

HUAWEI

Come proteggere i “gioielli” della filiera italiana? Il Golden power è una faccia della medaglia. Si può ampliare, anche se fra gli addetti ai lavori non mancano gli scettici: i poteri di intervento sono già molto estesi. Semmai, e qui si inserisce la sollecitazione di Giorgetti, è bene tenere a mente la “bigger picture”. Cioè ricordare che, ad esempio, il settore automotive è una scatola che ne comprende tante altre. Robotica industriale, software di programmazione, rete 5G. Basta abbassare la guardia su un solo tassello, e le difese crollano.

 

convegno zte

L’altra faccia della medaglia riguarda “il contrattacco”. Qui Palazzo Chigi e il Mise hanno le idee chiare. Giorgetti ha chiesto di rivedere la normativa sugli aiuti di Stato. Non è un semaforo verde per un’involuzione statalista né per sussidi a pioggia del governo sulla scia di quelli che, da anni, sostengono i grandi player cinesi. Ci sono altre vie. Vettori come la Cdp o il Fondo italiano di investimento stanno sviluppando nuove competenze anche in questo settore. Poi ci sono i fondi privati, a cominciare da giganti americani come Kkr e Carlyle che già vantano un’enorme presenza nel mercato italiano. E sono pronti a dare una mano, i contatti sono stati avviati. Un altro banco di prova della “resilienza” del rapporto Italia-Usa.

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."