sergio mattarella mario draghi giuseppe conte matteo salvini

SPIRAGLI DA PALAZZO CHIGI - IL MURO CHE AVEVA INNALZATO DRAGHI SEMBRA SCRICCHIOLARE MA PER PROSEGUIRE SERVE UN CHIARO IMPEGNO DEI PARTITI IN PARLAMENTO – È STATO ACCOLTO CON SOLLIEVO IL CAMBIO DI LINEA DI SALVINI, CHE NON SEMBRA CHIEDERE PIÙ IL VOTO A OGNI COSTO, NÉ METTERE SUL TAVOLO LO SCOSTAMENTO COME CONDIZIONE PER ANDARE AVANTI- E ANCHE IL MESSAGGIO DI CONTE SUI 9 PUNTI VIENE CONSIDERATO UN PASSETTO IN AVANTI  - SI MUOVE ANCHE LA CASA BIANCA: “DRAGHI È UN ALLEATO PREZIOSO”

ALBERTO SIMONI e ILARIO LOMBARDO per la Stampa

 

 

mattarella draghi

Si percepisce uno spiraglio a Palazzo Chigi. Dove definiscono «impressionante» la quantità di messaggi e telefonate ricevute da Mario Draghi, le dichiarazioni pubbliche di categorie e personalità italiane e internazionali che gli chiedono di restare alla guida dell'Italia perché andare via significherebbe mettere a rischio gli equilibri europei e i piani di riforma già impostati. Il muro che aveva innalzato il presidente del Consiglio sembra scricchiolare.

 

E come non potrebbe se lo chiamano al telefono i principali leader dell'Ue, il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente della commissione Ursula Von der Leyen, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Lo contatta anche Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino preoccupato di perdere dopo Boris Johnson il più solido sostegno tra i capi di governo in Europa.

 

sergio mattarella e mario draghi

Non c'è ancora stata, invece, la telefonata di Joe Biden, impegnato nel suo viaggio in Medio Oriente: «Quando e se avverrà ve lo diremo, Draghi è un alleato prezioso e continuiamo a seguire l'evoluzione della crisi in Italia» fanno sapere a La Stampa fonti della Casa Bianca, mentre il presidente americano è a Gedda, in Arabia Saudita. John Kirby, portavoce per il Consiglio della Sicurezza nazionale ritiene che il premier italiano sia stato finora una delle sponde più importanti e convinte sulla questione ucraina e sulla strategia - lanciata dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen e condivisa per primo dal suo amico di università Draghi - sull'oil cap price, il tetto al prezzo del petrolio.

 

Ieri il premier era a Lavinio, a riposarsi nella casa a mare sul litorale laziale. A tutti leader che lo contattano, l'ex governatore della Bce confessa le sue difficoltà, si dice «consapevole» del momento drammatico dell'economia, con la guerra, l'inflazione che sembra sfuggire al controllo, il caro energia. Le sfide sono ancora tante, gli dicono.

Il premier sostiene di non volersi sottrarre, ma «devono esserci le condizioni politiche».

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

E così, il giorno due dopo le dimissioni è quello delle aperture, della speranza di ricucire, della possibilità.

 

Aspettava un segnale dai partiti. O meglio: aspettava un segnale, un messaggio, un impegno dal M5S e da Giuseppe Conte, 24 ore dopo le infinite riunioni grilline in cui si era manifestata la volontà di rottura definitiva. Ebbene, quel segnale è arrivato, con un videomessaggio dell'avvocato all'ora di cena, anche se non è precisamente nei toni che si aspettavano alla presidenza del Consiglio. Ripropone le sue condizioni, Conte, i nove punti della questione sociale messi in mano di Draghi e a cui il Movimento vincolerà la fiducia, sapendo che c'è un tavolo tra esecutivo e sindacati previsto tra dieci giorni.

 

È un passo avanti. Forzato, quasi riluttante, figlio del compromesso tra le due anime del M5S, ma lo è. Il realismo politico impone di provarci. E infatti a Palazzo Chigi la porta non appare più serrata. È stato accolto con sollievo il cambio di linea di Matteo Salvini, che non sembra chiedere più il voto a ogni costo, né mettere sul tavolo lo scostamento come condizione per andare avanti.

DRAGHI SALVINI

 

Sul fronte del centrodestra c'è la certezza di vedere in campo il tessitore Gianni Letta, il consigliere di sempre di Silvio Berlusconi. I listini dei mercati al momento sono tranquilli, sembrano credere nella continuità del governo Draghi, e questo non è un dettaglio nelle dinamiche delle aziende di famiglia del patron di Forza Italia.

 

Al premier però non bastano i ripensamenti di un giorno.

 

Vuole che le parole a sostegno del governo di larghissime intese siano trasferite in Aula: «Devono impegnarsi pubblicamente in Parlamento». A tre giorni dalle comunicazioni alle Camere, a Draghi si propongono due scenari. Il primo vede i 5 Stelle rientrati in maggioranza. A modo loro, con l'irruenza e l'orgoglio di chi si sente ferito. Il secondo scenario, invece, passerebbe da un ulteriore trauma dei grillini.

 

GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

L'operazione svuota-M5S va avanti. Una parte del Pd, Forza Italia e il gruppo di Luigi Di Maio spingono per sganciare da Conte un'altra fetta importante di parlamentari. È un'operazione che formalmente smentirebbe Draghi, che aveva assicurato di non voler guidare un governo senza il Movimento, ma numericamente sosterrebbe l'immagine di una maggioranza larga, di una coalizione di unità nazionale, con i 5 Stelle ai margini, come forza politica residuale in Parlamento.

 

I contatti tra i partiti e Palazzo Chigi sono continui. L'ipotesi B piace meno, ma sarebbe comunque una soluzione che preserverebbe la formula di governo costruita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come risposta all'emergenza. Il «patto di fiducia» verrebbe ricostruito per non lasciare il Paese sospeso nel vuoto, a pochi mesi dalla legge di Bilancio e con una serie di decreti importantissimi, a tutela delle famiglie più povere, da licenziare.

 

CONTE DRAGHI

D'altronde, raccontano che Mattarella ha tentato di persuadere il presidente del Consiglio con un ragionamento semplice: se comunque, anche in caso di elezioni anticipate a ottobre, Draghi terrebbe l'interim, quantomeno fino a novembre, fino cioè a quando sarà formato il nuovo governo, tanto vale conservare i poteri, fare una legge di Bilancio, trattare sul prezzo del gas in Europa, fare i decreti su bollette e aiuti alle famiglie. Tanto vale cioè restare dov' è, nel pieno delle sue funzioni, con l'ampia maggioranza che il Parlamento comunque gli garantirà.

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...