fornero salvini

LA STRATEGIA DELLA PENSIONE – NON DITE A SALVINI, GRANDE NEMICO DELLA LEGGE FORNERO, CHE CON LA CADUTA DI DRAGHI SI BLOCCA ANCHE LA RIFORMA PREVIDENZIALE. IL NUOVO ESECUTIVO AVRA' POCHISSIMO TEMPO PER TROVARE UNA NUOVA MISURA PER EVITARE CHE DAL 2023 TORNI LA FORNERO (LAVORO FINO A 67 ANNI E UN’USCITA ANTICIPATA CON 42 ANNI E 10 MESI DI CONTRIBUTI) - DRAGHI NEL SUO DISCORSO AL SENATO AVEVA PARLATO DI “UNA RIFORMA PENSIONI CHE GARANTISCA MECCANISMI DI FLESSIBILITÀ IN USCITA” – LA PROPOSTA TRIDICO…

 

Massimiliano Jattoni Dall’Asén per corriere.it

 

 

«Serve una riforma pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo». Il premier Mario Draghi lo ha ribadito chiaramente nel discorso che ha tenuto la mattina del 20 luglio in Senato, dopo le sue dimissioni.

 

SALVINI DRAGHI

Se i partiti avessero accettato il suo invito a «ricostruire il patto di maggioranza», questo pezzo importante della Manovra 2022 sarebbe tornato prepotentemente in agenda, senza distaccarsi dalla via che lui aveva indicato fin dal primo giorno, quando diceva «possiamo discutere di quota 101, 102 o anche 102,5; ma il percorso progressivo verso il sistema contributivo non cambia. Indietro non torniamo, perché il sistema previdenziale retributivo ha creato delle vulnerabilità che tutti anche all’estero ci rimproverano».

 

Senza un Draghi bis, tutto rimane sospeso. E difficilmente vedremo una riforma delle pensioni quest’anno. Se andremo al voto in autunno, il nuovo esecutivo avrà pochissimo tempo per trovare una nuova misura (un’uscita facile potrebbe essere prorogare temporaneamente Quota 102, già a sua volta sorta di proroga di Quota 100, strumento andato in pensione a fine 2021).

 

Diversamente con la fine del regime transitorio di Quota 102, al 31 dicembre di quest’anno, dal 2023 torneremo alla Legge Fornero, che prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni e un’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

FORNERO SALVINI

 

Le aperture ai sindacati

A metà febbraio scorso, il governo aveva aperto alla possibilità di andare in pensione prima dei 67 anni, tendendo una mano a Cgil, Cisl e Uil. Superare, dunque, la rigidità prevista dalla legge Fornero sembrava una via percorribile. Ovviamente, anche questa strada avrebbe un prezzo da pagare, ovvero il ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici, dunque anche quelli dei lavoratori che rientrano ancora in parte nel sistema retributivo.

 

I sindacati si erano comunque detti cautamente soddisfatti, per come si era svolto il terzo tavolo di confronto, ma per nulla convinti sul ricalcolo contributivo. Lo scoppio della guerra russo-ucraina, la crisi energetica e le scaramucce su Catasto e concessioni balneari, hanno poi ribaltato le priorità del governo e messo in un angolo il tema pensioni.

MATTEO SALVINI BRINDA ALLA FINE DEL GOVERNO DRAGHI CON UNA COCA COLA INSIEME A DURIGON

 

L’ipotesi 64 anni

Ma quali sono le ipotesi sul tavolo? Mario Draghi nel suo discorso al Senato aveva parlato di «una riforma pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita». E l’apertura del governo nel febbraio scorso riguardava proprio la flessibilità, con la revisione dei coefficienti di trasformazione e la possibilità di eliminare la soglia dell’assegno sociale per coloro che raggiungono 64 anni di età e 20 di contribuzione, che è poi già possibilità per chi oggi è totalmente col sistema contributivo. In altre parole, il governo si era detto disposto a ragionare sull’abbassamento del limite minimo di 2,8 volte la pensione sociale per accedere al pensionamento anticipato per chi è nel sistema contributivo (fino a tre anni prima della pensione di vecchiaia) e di estendere questa possibilità a chi ricade nel sistema misto ma è disposto a rinunciarci a favore del sistema contributivo. Uscire a 64 anni con almeno 20 di contributi, comporterebbe una penalizzazione del 3% circa per ogni anno di anticipo.

 

La maggioranza di chi potrebbe uscire con questa opzione vedrebbe una riduzione dell’assegno non superiore al 10%. I lavoratori in regime misto (chi al 31 dicembre 1995 non avevano ancora più di 18 anni di versamenti) potrebbe arrivare anche al 18%. Per i contributivi puri, quelli cioè che lavorano dal 1996, si esce a 64 anni con pensioni di almeno 1.311 euro. Questo limite è stato comunque giudicato troppo alto dai sindacati. Draghi potrebbe decidere di abbassarlo se si accettasse di applicare questa formula anche al sistema misto (retributivo e contributivo), che è poi il grosso dei lavoratori in uscita: il 90%, per l’esattezza, secondo il calcolo fatto a suo tempo dal Rapporto di Itinerari previdenziali.

matteo salvini dopo il discorso di draghi

 

Per loro, la parte retributiva “peserà solo per il 30% sull’assegno” e quindi correggerla non comporterebbe una perdita enorme. In sostanza, la flessibilità in uscita potrebbe realizzarsi sulla scia di Quota 102 (64+38), che terminerà con il 2022, e che diventerebbe di fatto un ponte alla nuova riforma, rendendola permanente seppure con l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita e, come detto, con il metodo di calcolo contributivo.

 

La proposta di Pasquale Tridico

Sul tavolo però c’è anche la proposta del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Il presidente dell’Inps ha immaginato una riforma che preveda un anticipo intorno ai 63 anni per i lavoratori appartenenti al sistema misto, che avrebbero così la possibilità di accedere a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia (67). L’ipotesi sarebbe per Tridico «sostenibile» dal punto di vista finanziario con un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi tre anni e risparmi a partire dal 2028.

 

I requisiti sarebbero:

* almeno 63 o 64 anni di età (da adeguare alla speranza di vita, ora cristallizzata);

ELSA FORNERO

* possesso di almeno 20 anni di contribuzione;

* aver maturato, alla data di accesso alla prestazione, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La prestazione completa spetterebbe, come detto, fino al raggiungimento del diritto per la pensione di vecchiaia.

 

 

Riscatto della laurea

Un modo per andare in pensione prima è il riscatto della laurea. Il governo Draghi bis potrebbe dunque affrontare anche la proposta rilanciata da Tridico, cioè quella che prevede di riscattare gratuitamente gli anni di studio all’università, seguendo l’esempio della Germania. Tridico è convinto che l’iniziativa «possa incentivare i ragazzi a studiare, in un Paese in cui la percentuale di laureati è la più bassa in Unione Europea dopo la Romania (il 20% tra i 25 e i 64 anni nel 2021, contro una media Ue del 33,4%, ndr)».

elsa fornero a otto e mezzomeme su elsa fornero

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."