TANTO PER PARLER - NON SOLO TV: LA BOLLA TRUMPIANA SI È RIVERSATA SU ''PARLER'', SOCIAL NETWORK SENZA LIMITI CHE VUOLE FARE CONCORRENZA A TWITTER, LO STRUMENTO PREFERITO DEL PRESIDENTE FINCHÉ NON HA INIZIATO A CENSURARE E ''BOLLINARE'' I SUOI CINGUETTII - ANCHE IN ITALIA LEGHISTI E TRUMPIANI DE' NOANTRI SONO CORSI A SCARICARE L'APP, SCHIZZATA IN TESTA ALLA CLASSIFICA DOPO LE ELEZIONI CONTESTATE

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Valerio Brera per www.open.online

 

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Fino al 27 maggio il rapporto tra Donald Trump e Twitter, anche se chiacchierato, sembrava funzionare. Il Presidente lo usava come canale per comunicare con i suoi quasi 89 milioni di follower e la piattaforma poteva contare su una visibilità preziosa in anni in cui la parabola discendente degli utenti (attivi) sembrava inesorabile. Poi è comparsa un’etichetta, per la prima volta, che ha definito due tweet presidenziali «potenzialmente fuorvianti». Fake news, in sostanza. Da qui la situazione è precipitata, tanto che andando sull’account di Trump bastano pochi scroll per inciampare in qualsiasi tipo di etichette, delle informazioni dubbie a quelle usate ai contenuti violenti.

 

 

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Dopo anni di Far West, i social network hanno cominciato (a suon di pressioni) a curarsi dei contenuti che vengono postati dai loro utenti. E questo non ha riguardato solo Trump. Negli ultimi mesi Facebook e Twitter hanno bandito i gruppi del complotto QAnon, quelli del movimento di estrema destra Boogaloo, hanno oscurato Steve Bannon e limitato il movimento Stop the Steal, che sostiene le teorie sui brogli elettorali a favore dei democratici. In pratica, i social network stanno facendo terra bruciata attorno ad alcuni gruppi schierati a sostengo di Donald Trump. Esattamente come nel Far West però, per ogni città in cui è arrivata la legge, ne esiste una un po’ più in là dove ognuno può essere chi vuole.

 

Un social senza i «miliardari della Silicon Valley»

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La presentazione è abbastanza chiara: Parler, Free Speech Social Network. Fondato nel 2018 da John Matze, questa piattaforma si propone di essere un posto dove può essere pubblicato qualsiasi contenuto. La sua comparsa nei canali dei Repubblicani risale a qualche mese fa, quando il senatore Ted Cruz aveva pubblicato un video in cui annunciava il suo debutto su Parler per sfuggire alla censura della Silicon Valley: «Twitter, Facebook, Google, YouTube: questi sono alcuni dei siti più visitati al mondo e usano questo potere permettere a tacere i conservatori e portare avanti la loro agenda degna una sinistra radicale». L’annuncio si può ancora trovare su YouTube, Twitter e Facebook. Basta cercare su Google.

 

 

L’interesse verso questa app è rimasto blando fino a ora, quando Parler ha registrato un’impennata di download. Jeffrey Werninck, uno dei manager del social network, ha spiegato che gli utenti unici sono passati nell’ultima settimana da 4,5 milioni a 7,6 milioni. Dati che hanno fatto schizzare Parler in vetta alle classifiche delle app più scaricate negli Stati Uniti.

 

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Ovviamente non è possibile legare con precisione l’aumento degli utenti di Paler a un travaso di certi gruppi di elettori di Trump. Tuttavia gli utenti del social hanno cominciato a crescere proprio mentre Facebook e Twitter mettevano al bando i gruppi che diffondevano storie su presunti brogli elettorali. Elizabeth Dwoskin e Rachel Lerman del Washington Post hanno riportato che alcuni amministratori di questi gruppi al grido «I do not want to lose this MAGA army!» hanno chiesto ai loro seguaci di spostarsi in blocco su Parler. Per capire la portata di questi gruppi Facebook, basta pensare che uno dei più grandi, Stop the Steal, nel giro di pochi giorni è arrivato a raccogliere quasi un milione di utenti.

 

Come Twitter ma più magenta

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La linee guida della community di Parler sono abbastanza essenziali. L’app dichiara di ispirarsi al pluricitato Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, la legge che garantisce la libertà di espressione. Gli amministratori spiegano però che non c’è esattamente spazio per tutti: sono vietati i contenuti legati a organizzazioni terroristiche, pedopornografia e violazione del copyright. Ogni utente, sempre stando alle linee guida della community, può costruire il suo feed, senza che gli algoritmi impongano alcun tipo di contenuti.

 

Una volta creato un account, l’app si presenta molto simile a Twitter. Cambia il colore di sfondo: dall’azzurro si passa a toni rosso magenta. Per prima cosa vengono proposti una serie di account da seguire per costruire il feed. Nel nostro caso, il primo era proprio quello di Ted Cruz. Una volta costruito il feed, il meccanismo di interazione è basilare: qualsiasi contenuto può essere commentato, condiviso o semplicemente contrassegnato da una freccia verso l’alto. L’equivalente del like o del cuore. Al momento non appaiono account dei leader politici italiani. C’è solo un @mattysalviny con la foto del leader della Lega. Tuttavia alcuni elementi della bio portano alla ragionevole conclusione che si tratti di un troll.

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