sassoli

TANTO RIGORE PER NULLA – IL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO DAVID SASSOLI METTE IN GUARDIA DALLE INSIDIE DEI FALCHI RIGORISTI PRESENTI ANCHE NELLA COMMISSIONE EUROPEA - "POSSONO AVERE LA TENTAZIONE DI IMPORRE PIANI DI RISPARMIO SUI SISTEMI SANITARI, SULL' ISTRUZIONE, LA GIUSTIZIA O LA SICUREZZA. SAREBBE DISASTROSO POICHÉ…” - "SERVE UN NUOVO RECOVERY, ABBIAMO BISOGNO DI INVESTIRE SUL LAVORO. E NON È DA ESCLUDERE CHE..." – POI PARLA DEL RAPPORTO DEBITO-PIL AL 60%, DELLA SVOLTA A SINISTRA DI LETTA E DI MIGRANTI

Alberto Gentili per il Messaggero

 

Presidente Sassoli, il governo Draghi ha rispettato i patti: il sì al Recovery Plan e al decreto semplificazioni è arrivato nei tempi previsti. Crede che l' Italia riuscirà a utilizzare per intero i 248 miliardi del piano, rispettando il timing e incassando le rate?

MARIO DRAGHI DAVID SASSOLI

«Certamente. E sono sicuro che verrà rispettata anche la road map delle riforme. Ci sono perciò tutte le possibilità per il successo del piano di ripresa italiano e questo condizionerà positivamente la ripresa europea. Finalmente ci siamo. E ora vedremo anche quanto vale l' Europa quando si presenta unita».

 

Sta dicendo che la sfida è anche per la Ue?

«Con le ratifiche nazionali l' Unione europea potrà cominciare ad emettere bond per finanziare il Fondo di ripresa e resilienza e distribuire le risorse ai singoli Stati. Dagli investitori saremo valutati per quello che siamo, una grande potenza che ha deciso di fare debito comune per finanziare la ripresa comune. Sarà un successo.

 

Non saranno giudicati i singoli Stati - l' Italia, la Germania, la Lituania - ma l' Unione, con il suo know how industriale, tecnologico, culturale, agricolo. Siamo davvero a un cambio di fase. E quello che è stato possibile una volta potrà esserlo ancora».

 

Crede insomma anche lei, come Draghi, che si possa arrivare a una condivisione strutturale del debito, a una politica fiscale comune?

MARIO DRAGHI DAVID SASSOLI

«Sì, io penso a strumenti permanenti. E il fondo di ripresa potrebbe anche essere replicato presto perché la crisi è profonda e non sappiamo dove ci porterà. Abbiamo bisogno di investire sul lavoro. E non è da escludere che avremmo ancora bisogno degli acquisti di titoli da parte della BCE anche dopo marzo del prossimo anno. Il PIL dell' area euro è attualmente inferiore al periodo pre-Covid e questo significa che milioni di posti di lavoro persi non sono stati recuperati. Servirà tempo per valutare i danni provocati dalla pandemia».

 

Però è bastato che Draghi chiedesse di rendere strutturale il Sure, il meccanismo Ue contro la disoccupazione, per ricevere la bocciatura dell' olandese Rutte. Non è un inizio incoraggiante.

«Il dibattito è aperto. Ma se l' emissione dei bond per il Fondo di ripresa e resilienza sarà un successo, tutti capiranno che è conveniente. Gli strumenti Ue sono soggetti davvero al tema della convenienza e anche molte diffidenze che ci sono state in passato, penso allo Sure o la sospensione del patto di stabilità e crescita, alla fine sono state superate. E' la crisi che ci fa crescere. Ma vedo qualche insidia».

DAVID SASSOLI

 

Quale?

«Può esservi la tentazione, da parte di alcuni circoli rigoristi presenti anche nella Commissione europea, di procedere a un esame dei piani nazionali con criteri vecchi, basati su una interpretazione classica di riforma strutturale, con tutto ciò che questo comporta in termini di limitazione delle politiche ammissibili. Questo va scongiurato. Se abbiamo imparato una cosa da questa crisi, è che imporre piani di risparmio sui sistemi sanitari, sull' istruzione, la giustizia o la sicurezza, sarebbe disastroso poiché si tratta di beni pubblici che, con la pandemia, abbiamo capito quanto siano preziosi per la vita dei cittadini».

 

Come si fa a sventare questo pericolo?

«Non dobbiamo ripetere l' errore commesso dopo la crisi del 2008 di voler aggiustare i conti pubblici a scapito degli investimenti. Non è un caso che diversi Stati membri abbiano registrato un drastico calo dei loro investimenti pubblici arrivando allo 0,1% del PIL - praticamente zero - nel periodo 2010-2018.

 

christine lagarde david sassoli 1

Dobbiamo evitare uno scenario del genere e prestare la massima attenzione alla composizione e alla qualità delle finanze pubbliche per una ripresa sostenibile. La sostenibilità dei debiti dipende da ciò che finanziano: se si punta al futuro, cioè istruzione, ricerca, transizione verde, ospedali, infrastrutture sostenibili, allora è un debito buono, per usare l' espressione di Mario Draghi. E un tale debito è sostenibile».

 

Lei ha detto che nel 2023 non si potrà tornare al vecchio patto di stabilità. Conferma?

«Certo. Tutto è partito un anno fa dal riconoscimento unanime che le regole di bilancio non erano utili ad affrontare la crisi del Covid. E le regole del rigido patto di stabilità e crescita sono state sospese.

Ma se quelle regole non erano in grado di aiutare l' Ue ad affrontare la tempesta, possiamo consentire che tornino in vigore il 1 gennaio 2023 come se nulla fosse?».

 

Possiamo?

christine lagarde david sassoli

«Direi di no. Di regole abbiamo bisogno, ma le regole da usare dopo la pandemia sono tutte da scrivere. Per questo serve una profonda riforma del patto di stabilità e crescita».

 

Archiviando ad esempio il rapporto debito-Pil al 60%?

«Parto dai dati: dopo la pandemia il livello del debito nell' area euro dovrebbe superare il 100% del Pil e dunque essere molto lontano dall' obiettivo del 60% fissato dal vecchio patto di stabilità. Francia, Italia, Spagna saranno tra il 120 e il 160%. Riapplicare rigorosamente le regole di bilancio costringerebbe questi Stati a ridurre il loro divario di debito dal limite del 60% del PIL di un ventesimo all' anno per un lungo periodo.

 

Nel caso dell' Italia, ciò equivarrebbe a una riduzione del debito di circa il 5% della ricchezza nazionale prodotta ogni anno. Un consolidamento così radicale causerebbe un disastro economico. Ecco perché serve una revisione approfondita delle regole di bilancio europee».

 

MERKEL E SASSOLI

Torniamo al Recovery Plan italiano. Le piace lo schema scelto da Draghi, con cabina di regia a palazzo Chigi, commissari solo se necessari e interlocuzione costante con le parti sociali?

«Credo che sia un modello efficace scelto anche da altri governi.

C' è grande attenzione al welfare e agli investimenti pubblici».

 

Lei è del Pd. Come valuta la svolta a...sinistra di Enrico Letta?

«Non capisco cosa crei scandalo. Nelle nostre società serve più giustizia. Con la pandemia pochi si sono arricchiti, ma gli infermieri restano con salari bassi e richiesta di alte prestazioni. In Europa, 7 lavoratori su 10 hanno salari minimi fermi a prima del 2017. C' è bisogno di redistribuzione e Biden l' ha capito. Tutto questo passa anche attraverso una tassazione equa: l' Italia è il Paese europeo con la tassa di successione più bassa. Ciò vuol dire che se da noi viene lasciato in eredità 1 milione di euro, si paga zero. In Germania si pagano invece 75mila euro. Quei soldi, tanti o pochi, servono per curare tutti, ricchi e poveri, e anche gli evasori».

sassoli

 

E per dare la dote ai diciottenni.

«Cosa c' è di male a proporre una dote per i diciottenni in modo da permettergli di continuare gli studi o avviare un' attività? Perché un giovane di famiglia a basso reddito non può aspirare a iscriversi a un' università privata? Credo che questo sia un momento in cui si può discutere di tutto, senza tabù».

 

Fatto sta che in Italia la tassazione è molto alta.

«E' vero, le tasse sono alte, ma è anche vero che sono distribuite in modo differente rispetto agli altri Paesi. Noi abbiamo tasse molto basse su ricchezza e patrimonio e più alte sui fattori produttivi come il lavoro. Sono anni che l' Ue chiede all' Italia di correggere questa distorsione presente nel nostro modello fiscale».

 

DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN

Prima che sui conti, l' Ue rischia di implodere sulla questione dei migranti. Cosa si aspetta dal vertice di giugno?

«Mi auguro che aumenti la consapevolezza che c' è bisogno di strumenti europei per affrontare un fenomeno che ci accompagnerà per i prossimi decenni. Senza una politica europea non ci sarà nessun paese in grado di dare risposte. Dobbiamo intervenire con pragmatismo su alcuni fattori».

 

Quali?

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

«Il primo è il salvataggio in mare, nessuno deve più morire. Il secondo: una grande regia europea per i corridoi umanitari per mettere in sicurezza le persone più vulnerabili. Il terzo: una redistribuzione equa dei migranti. Per ora abbiamo solo la frustrazione di operare in un regime di supplenza: l' Ue non ha poteri. Ecco perché il Consiglio europeo e i governi dovrebbero dare mandato alla Commissione di lavorare su alcuni interventi concreti e di farlo per tutti, come è stato per i vaccini.

 

IL PREMIER OLANDESE RUTTE E MARIO DRAGHI

Provi a immaginare cosa sarebbe successo se ogni singolo Stato avesse dovuto acquistare per sé le dosi: sarebbe esplosa la guerra europea dei vaccini. I Paesi più ricchi li avrebbero avuti, quelli in difficoltà sarebbero restati senza dosi. Sarebbe stato un disastro. Ecco, serve una regia europea anche su migrazione e asilo».

 

sassoli

 

IL PREMIER OLANDESE RUTTE CON MARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...