ursula von der leyen vladimir putin

TETTO, FATTO – LA COMMISSIONE EUROPEA TENTA DI STRINGERE SUL “PRICE-CAP” AL PREZZO DEL GAS: L’IDEA È DI FISSARE UN TETTO SOLTANTO PER LE IMPORTAZIONI CHE VENGONO DALLA RUSSIA, CON UNA SOGLIA MASSIMA TRA GLI 80 E I 90 EURO A MEGAWATTORA (ADESSO SIAMO A 124) – È IL SOLITO ANNUNCIO SPOMPO CHE SERVE A PRENDERE TEMPO: LA PROPOSTA NON SARÀ OGGETTO DI DISCUSSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO DI GIOVEDÌ PROSSIMO

Claudio Tito per “la Repubblica”

 

ursula von der leyen e vladimir putin

Fissare un tetto al prezzo del gas. Ma solo per le importazioni che vengono dalla Russia. Un meccanismo nuovo. Che abbia una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora. L'Unione europea dunque tenta la contromossa. Dopo gli attacchi degli ultimi giorni della Russia, in particolare contro Italia e Germania, sta infatti mettendo a punto un sistema che punta a inibire i "ricatti" di Mosca.

 

PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI

La Commissione ha però chiesto tempo. E vorrebbe presentare ufficialmente la sua proposta la prossima settimana. Quindi non sarà oggetto di discussione al Consiglio europeo di giovedì prossimo.

 

Almeno non lo sarà formalmente. Ma inevitabilmente verrà affacciato al tavolo dei leader. Anche perché il "bazooka" è in via di costruzione e va solo definito in alcuni dettagli.

 

La circostanza che nel documento finale del Summit non si faccia riferimento a questa eventualità e nemmeno all'invito rivolto il mese scorso dal Consiglio alla Commissione per studiasse la fattibilità di un "price-cap", è proprio il segno che una soluzione sta per essere messa sul tavolo.

 

I GASDOTTI VERSO L EUROPA

Il progetto ha preso forma la scorsa settimana. Proprio nei giorni in cui Gazprom ha tagliato le forniture - fino a dimezzarle - verso la Germania e l'Italia. A quel punto è scattato l'allarme rosso.

 

Tanto che il governo italiano ha comunicato in via preventiva l'intenzione di alzare il livello di attenzione passando dall'"Early Warning" all'"Alert", ossia il secondo di tre gradini. Una scelta che, se formalizzata, comporterà il razionamento del gas per alcuni clienti "industriali" e una prima forma di "solidarietà energetica" tra i partner europei.

 

L'accelerazione della Commissione, dunque, si basa su quella che viene giudicata una vera e propria "bugia" del Cremlino: ossia che la riduzione del flusso di gas sia stata determinata dal guasto di un elemento di compressione nel gasdotto principale. Secondo Bruxelles, invece, si tratta di un doloso tentativo di manipolare il prezzo del gas.

 

DRAGHI PUTIN GAS

Perché? Perché questi fantomatici "guasti" si sono sistematicamente verificati quando il prezzo dell'"oro azzurro" sulla borsa di Amsterdam è sceso fino a quota 80 euro.

 

Come è capitato nella prima settimana di giugno. Sostanzialmente Mosca interviene scientificamente per tenere il prezzo alto. Qualsiasi cosa accada.

 

La scelta allora è proprio di prendere in considerazione il "floor", il "pavimento" scelto da Mosca e trasformarlo in un "tetto".

 

PUTIN

L'idea è di limitare questo provvedimento solo al metano che viene trasportato dalle condotte russe (Jamal, Soyuz, Fratellanza). Verrebbero escluse le altre importazioni, anche quelle di gas liquido che è comunque minoritario. Questa opzione allo studio presenta almeno due vantaggi: il primo è che non avrebbe bisogno di una concertazione con i partner internazionali.

 

Un accordo con i Paesi che non fanno parte dell'Unione europea, infatti, presenta delle complicazioni pratiche e logistiche che possono ritardare troppo i tempi. Il secondo sarebbe quello di non penalizzare gli altri fornitori che in questa fase si stanno comportando lealmente con gli acquirenti europei. Compromettere i rapporti con chi continua a fornire gas, anzi lo aumenta, sarebbe infatti un'azione autolesionistica.

 

Da considerare, ad esempio, che nell'ultimo mese l'Algeria sta esportando verso l'Italia il doppio del gas russo.

 

gasdotto yamal

Uno sforzo non indifferente. Sebbene non ancora sufficiente a sostituire del tutto le forniture moscovite. Ed è questo il problema. Nonostante i nuovi accordi, il fabbisogno energetico non riesce a fare a meno completamente della Russia.

 

E quando arriverà la proposta della Commissione, il vero tema su cui si dovranno confrontare i governi sarà: possiamo correre il rischio che il Cremlino chiuda del tutto i rubinetti? Per molti, a cominciare dall'Italia, sì. Semplicemente perché quel rubinetto è già mezzo chiuso. E nessuno scommette sulla possibilità che venga riaperto.

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MEME VLADIMIR PUTIN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”