matteo renzi marco travaglio

TRAVAGLIO 1 – RENZI 0 – MATTEUCCIO HA PERSO LA PRIMA CAUSA PER DIFFAMAZIONE CONTRO IL DIRETTORE DEL “FATTO QUOTIDIANO”: IL SENATORE SEMPLICE DI RIGNANO AVEVA CHIESTO LA BELLEZZA DI 500MILA EURO PER ESSERE STATO DEFINITO UN “MITOMANE” A “OTTO E MEZZO”. MA IL TRIBUNALE DI FIRENZE HA RIGETTATO LA RICHIESTA, DANDO RAGIONE A MARCOLINO…

Salvatore Cannavò per www.ilfattoquotidiano.it

 

renzi vs travaglio a otto e mezzo

La prima sentenza di una lunga serie di cause per diffamazione intentate da Matteo Renzi contro il direttore di questo giornale, Marco Travaglio, si è risolta a favore di quest’ultimo. Renzi non ci era andato leggero reclamando come risarcimento per essere essere stato definito in tv un “mitomane”, la somma di 500 mila euro. Il giudice della Seconda sezione civile del Tribunale di Firenze lo scorso 17 agosto ha rigettato la richiesta dando così ragione alla difesa di Travaglio.

 

MARCO TRAVAGLIO CON CARTA IGIENICA GRIFFATA RENZI

Lo scontro tra i due era avvenuto nel corso della trasmissione Otto e Mezzo del 20 febbraio 2020 quando Renzi già manovrava per provocare la caduta del governo Conte (da lui stesso fatto nascere pochi mesi prima). “Tu, oggi, definisci Renzi un mitomane?”, chiedeva Gruber con riferimento al medesimo titolo del Fatto quotidiano.

 

E Travaglio: “Si, è una forma di mitomania molesta che, probabilmente, risale a fattori prepolitici che andrebbero studiati da specialisti clinici. Probabilmente vuole farci pagare colpe ataviche, non so se lo prendevano in giro da bambino, non so se vuole farci pagare il fatto che gli italiani non lo hanno capito e lo hanno bocciato più volte, che il mondo non comprende il suo genio. Sta di fatto che lo spettacolo penoso di ieri sera denota, secondo me, una svolta che non può essere nemmeno definita più uno show, è una cosa penosa. Secondo me per l’igiene della politica bisognerebbe cominciare a fare una specie di silenzio stampa, cioè una moratoria nel continuare a mettere il microfono davanti a una persona che chiaramente non è compos sui, non è in sé”.

 

LILLI GRUBER - MATTEO RENZI - MARCO TRAVAGLIO

Renzi si è ritenuto diffamato dall’utilizzo delle parole “mitomane”, dalla definizione del suo comportamento come “penoso” e dall’utilizzo di espressioni come “ mitomania molesta”, “non è compos sui”, “non è in sé”.

 

In genere la giurisprudenza opera quello che viene definito il “bilanciamento tra il diritto dell’attore a non esser leso nella sfera del decoro, dell’onore e dell’immagine pubblica ed il diritto del giornalista ad esprimere la propria opinione”.

 

renzi vs travaglio a otto e mezzo

Al giornalista, in base all’articolo 21 della Costituzione, viene garantito il diritto di critica – al di là della sola esposizione dei fatti, ambito in cui molti esponenti politici vorrebbero circoscrivere l’attività giornalistica – e anche l’utilizzo di un linguaggio “pungente e incisivo” a condizione che sussistano tre elementi di base: “l’interesse del racconto”, la “correttezza formale e sostanziale” dell’esposizione dei fatti e la “corrispondenza tra la narrazione e i fatti realmente accaduti”.

 

MARCO TRAVAGLIO E MATTEO RENZI

Questi tre canoni valgono anche per la critica che deve attenersi alla formulazione “di un motivato dissenso, senza risolversi in gratuita aggressione distruttiva dell’onore e della reputazione altrui”.

 

Secondo il giudice, le frasi espresse da Travaglio, pur graffianti, forti e incisive, sono rimaste all’interno di questi criteri. “Tra le espressioni più forti ed incisive – si legge nella sentenza – non si riscontrano ingiurie, contumelie od epiteti scurrili né affermazioni che aggrediscano in termini universalmente oltraggiosi il patrimonio morale dell’attore”. Si tratta di un attacco politico “non personale” e che quindi va “ricondotto nell’alveo della critica politica”.

 

marco travaglio contro renzi a otto e mezzo 1

Il giudice ammette che la valutazione sulle espressioni più forti è complessa, ma ritiene che “nell’economia dell’intero discorso la “mitomania” è la causa e, quindi, la spiegazione della condotta politica di Renzi: in chiave sarcastica, è presentata come l’unica spiegazione possibile delle condotte descritte”.

 

 Si tratta, insomma, di non soffermarsi sul semplice termine ma di inserirlo nel più generale contesto di critica politica. Certo, si legge, quando si fa riferimento a “fattori prepolitici”, “a colpe ataviche” o si fa riferimento a espressioni come “lo prendevano in giro da bambino” si tratta di “spunti che si collocano fuori dal perimetro della critica politica”. Ma, è qui sta il punto decisivo, “le espressioni in esame, pur connotandosi a tratti per un sarcasmo pungente, teso a dileggiare la figura del senatore Renzi, non risultano concretamente idonee a ledere la reputazione e l’onore di quest’ultimo”. Infatti “non hanno alcuna pretesa di veridicità”, Travaglio “non ha detto ciò con l’intento di convincere qualcuno circa il fondamento delle espressioni pronunciate, ma al solo fine di ironizzare sulle condotte e sulla figura di Renzi”. Il registro linguistico, “pur essendo a tratti graffiante e pur colorandosi di sarcasmo, è di fatto innocuo, non avendo – come si è detto – concreta idoneità lesiva rispetto all’onore ed alla reputazione dell’attore.

renzi vs travaglio a otto e mezzo

 

Renzi puntava con la sua azione giudiziaria a dare risalto al singolo termine e al suo potenziale diffamatorio, ma il Tribunale inserendo quei termini in un contesto complessivo e dando il giusto risalto al contenuto di critica politica ne ha escluso il “potenziale lesivo” respingendo la sua causa. Marco Travaglio è stato difeso dall’avvocato Caterina Malavenda.

MARCO TRAVAGLIO CON CARTA IGIENICA GRIFFATA RENZIMARCO TRAVAGLIO E MATTEO RENZI marco travaglio contro renzi a otto e mezzo 2travaglio renzirenzi vs travaglio a otto e mezzo TIZIANO RENZI TRAVAGLIOIL TWEET DI MATTEO RENZI SU MARCO TRAVAGLIOIL TWEET DI RENZI SU TRAVAGLIOtravaglio commenta renzi alla leopoldaLA REAZIONE DI MARCO TRAVAGLIO AI DOMICILIARI DI TIZIANO RENZI BY SPINOZA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…