travaglio di maio salvini

TRAVAGLIO SILURA DI MAIO - "LA SUA PARABOLA POLITICA, SALVO IMPROBABILI RESURREZIONI, È DURATA 20 MESI: DALL'ELEZIONE-PLEBISCITO A CAPO POLITICO NEL SETTEMBRE 2017 AL TRIONFO ESAGERATO DEL 4 MARZO 2018 ALLA DISFATTA DELL'ALTROIERI" - ''UN PERIODO DI OPPOSIZIONE NON FAREBBE CHE BENE AI 5STELLE, PER TENTARE DI RECUPERARE L'IDENTITÀ SMARRITA E DARSI UNA GESTIONE PIÙ COLLEGIALE CON GRILLO, DI BATTISTA, FICO&C''

 

Marco Travaglio per ''Il Fatto Quotidiano''

 

Il consueto affollamento del giorno dopo sul carro dei vincitori aggiunge caos a quello di sondaggi, exit poll, proiezioni e previsioni sballati (compresi i nostri). Eppure il risultato delle elezioni europee è chiaro e limpido.

 

conte salvini di maio

Chi vince, chi perde. Hanno vinto Salvini (+3,5 milioni di voti in un anno) e la Meloni (+300 mila), che da soli raggiungono ormai il fatidico 40% del Rosatellum e possono persino fare a meno di B., sempreché alle prossime elezioni politiche confermino o aumentino i consensi.

 

Tutti gli altri hanno perso: moltissimo i 5Stelle e FI , che hanno praticamente dimezzato i voti (-6 milioni M5S , -2 milioni FI ); e un po' anche il Pd, che sorpassa i 5Stelle, ma in retromarcia, visto che riesce a perdere altri 110 mila voti, facendo addirittura peggio della débâcle renziana. Se Zingaretti guadagna 4 punti percentuali è grazie al calo dei votanti e al minor astensionismo del suo popolo rispetto a quello dei 5Stelle, grazie al fattore "fascismo" che in campagna elettorale ha spostato l' asse dalla contrapposizione fra vecchio e nuovo a quella fra destra e sinistra: terreno che premia i vecchi partiti ideologici, infatti fa comodo al duo Salvini&Zinga e taglia fuori i 5Stelle post-ideologici.

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

 

Leader usa&getta.

Di Maio era primo sul podio e ora è terzo, dunque il tonfo che fa più rumore è il suo. La sua parabola politica, salvo improbabili resurrezioni, è durata 20 mesi: dall' elezione-plebiscito a capo politico nel settembre 2017 al trionfo esagerato del 4 marzo 2018 alla disfatta dell' altroieri.

 

Il che conferma che, con questo elettorato sempre più liquido, ondivago, sbandato, isterico, impaziente e insofferente, la vita media dei leader è sempre più breve: dopo il ventennio berlusconiano, Monti durò due anni scarsi, Renzi tre, Di Maio meno di due e ora non vorremmo essere nei panni di Salvini.

marco travaglio

 

 Che rischia di aver toccato domenica l' apice della sua carriera e dovrà guardarsi ogni giorno dal pericolo di stufare gli elettori, di perdere terreno e di ritrovarsi rottamato alle prossime elezioni se, com' è probabile, non supererà più il 34%. Le elezioni sono ormai un gioco al massacro per buttar giù ogni volta il capo del momento, senza neppure dargli il tempo di realizzare riforme di medio respiro. Molta gente vota come twitta, passando immantinente dall' Osanna al Crucifige. E non solo in Italia: due anni fa Macron era l' imperatore di Francia, ora la Le Pen appena sconfitta l' ha di nuovo scavalcato. Per sopravvivere a questo sadico, frenetico tiro al bersaglio bisogna essere proprio una Merkel.

 

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

Cioè avere un partito strutturato, un Paese prospero, 14 anni di buon governo ed elettori tedeschi. La Lega dovrebbe pensarci per tempo, perché al momento ha un solo capo spendibile, mentre il Pd ne ha diversi (sia pur di seconda mano) e i 5Stelle vantano una panchina lunga (Di Battista, Fico, Bonafede, Appendino e altri, più Conte come candidato premier). Del resto gli ultimi due trionfatori alle Europee - B. nel 2009 e Renzi nel '14 - si sono ben presto trasformati in perditori professionisti alle Politiche. E, potendo scegliere, è meglio perdere le Europee che le Politiche.

 

Gialloverdi o verdigialli.

Ora Salvini è il Di Maio di un anno fa e viceversa: le percentuali di Lega e 5Stelle si sono invertite, infatti la somma dei giallo-verdi, anzi dei verdi-gialli è sempre sopra il 50%. Teoricamente, il Carroccio diventa l' azionista di maggioranza del governo. Ma con la metà dei seggi dei 5Stelle: finché non si tornerà alle urne, i voti in Parlamento restano quelli del 2018. Il che diminuisce le responsabilità del M5S e paradossalmente aumenta il suo potere contrattuale.

 

 

BEPPE GRILLO E LA LETTERA ALLE MAMME SALVINI DI MAIO

Almeno finché Salvini vorrà tenere in piedi il governo, avrà bisogno dei voti pentastellati. E si vedrà se Di Maio si riavrà dallo choc e sarà così lucido e abile da fare a Salvini ciò che fino all' altroieri Salvini ha fatto a lui: fargli pesare e penare la propria forza parlamentare. Se prima la stabilità di governo stava a cuore soprattutto ai 5Stelle - disposti perfino a tradire i princìpi di legalità e uguaglianza sul caso Diciotti pur di salvare l' alleato dal processo -, ora che si sono dissanguati a causa dell' alleanza con la Lega sarà Salvini a doverli rincorrere e blandire.

 

E una crisi di governo, col contorno di spread e caos, danneggerà più lui di Di Maio (che più danneggiato di così si muore). Un periodo di opposizione non farebbe che bene ai 5Stelle, per tentare di recuperare l' identità smarrita, riorganizzarsi sui territori abbandonati e darsi una gestione più collegiale con Grillo, Di Battista, Fico&C..

 

Una prospettiva che consente fin da subito al M5S di poter scegliere il terreno e il momento più propizio per rompere con Salvini: su una grande questione di principio che restituisca l' identità a quel che resta del Movimento e coinvolga altri settori dell' opinione pubblica.

 

CHIARA APPENDINO LUIGI DI MAIO NO TAV

Come la difesa dell' unità nazionale dal dl sulle autonomie, o il salario minimo, o la lotta all' evasione fiscale, o la prescrizione (se la Lega tenterà di ripristinarla). Per azzeccare il momento e il terreno, il M5S dovrà discutere impietosamente le ragioni del disastro: per evitare di pentirsi delle tante cose buone fatte e dette (tipo il no al Tav o il reddito di cittadinanza, che va difeso come giusto, a prescindere dai voti che ha portato o sottratto: e i risultati di M5S e Lega al Sud dicono che ne ha portati) e fare mea culpa sui veri errori.

 

Soprattutto uno: per inseguire prima Salvini, poi i sondaggi, si sono perduti prima l' identità e poi l' appuntamento con l' onda verde che premia gli ecologisti in tutta Europa, ma incredibilmente non viene intercettata da ambientalisti nati come i grillini. Leggere di più il blog di Grillo e meno i giornaloni non guasterebbe.

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”