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LA TREGUA DA VIRUS È GIÀ FINITA: SCONTRO NON SOLO TRA REGIONI E GOVERNO, MA ANCHE TRA REGIONI: ''ANCHE IL LAZIO AVEVA FATTO UNA DELIBERA PER METTERE I MALATI DI COVID NELLE RESIDENZE PER ANZIANI, MA A ZINGARETTI NON È STATO CONTESTATO NULLA'', LAMENTA FONTANA. MA IL COLLEGA REPLICA: ''NESSUNA PROMISCUITÀ, ANZI ABBIAMO FATTO L'OPPOSTO DELLA LOMBARDIA'' - ZAIA: ''SCONTRO SUD CONTRO NORD'' - DE LUCA: ''NON FACCIO ENTRARE NESSUNO IN CAMPANIA''

Mario Ajello per “il Messaggero

 

La tregua sancita l'altro giorno tra il governo e le regioni c'è ma anche no. E già comincia sfilacciarsi. Così come s'accende un focolaio polemico tra regioni e regioni. Ed è il governatore lombardo e leghista Attilio Fontana a scatenare lo scontro. «Una delibera simile a quella della Lombardia sulle Rsa era stata presa dal Lazio. Ma al governatore Zingaretti - dice il suo collega del Pirellone - non è stato fatto alcun tipo di contestazione». E dice così a Radio Padania il presidente Fontana. E incalza: «Si cerca di attaccare l'organizzazione lombarda. C'è un attacco nei miei confronti in quanto rappresentante della Lega».

nicola zingaretti giuseppe conte

 

 La risposta della giunta di Zingaretti è dura: «Nessuna promiscuità tra positivi e negativi nelle Rsa del Lazio e nessuna facilità nel contagio, nessun caso Lombardia nella nostra regione. Anzi, abbiamo fatto l'opposto di quanto sembra essere stato fatto in Lombardia». Cioé «abbiamo - incalza la presidenza del Lazio - diviso le categorie di malati e dedicato strutture esclusivamente al Covid.

 

Una buona pratica validata dall'Istituto Spallanzani in piena conformità delle linee guida del ministero della Salute e che porterà ora anche all'apertura a Genzano di una Rsa Covid totalmente pubblica proprio per continuare l'azione di divisione dei pazienti». Fontana però non ci sta. Vede in corso un attacco ai danni della sua regione e una manovra politica contro la Lega. Ed è anche offeso: «Caro Zingaretti, trovo inopportuna e di cattivo gusto la sua conclusione che nessun caso Lombardia esiste nel Lazio».

 

I SEGNALI

gallera fontana

Il segnale di questa polemica piovuta dal Nord è che, purtroppo, la coesione unitaria del Paese sta reggendo con molta fatica all'avvio della fase 2. Ed è un filo sottile quello dell'armistizio siglato sabato nella cabina di regia tra Stato e enti locali. Basti pensare al sospetto che ieri ha avanzato sempre Fontana, secondo cui la Lombardia potrebbe essere penalizzata nel piano di riaperture: «Bisogna riaprire tutti insieme, se alcune regioni escono dal lockdown prima delle altre l'Italia sarebbe zoppa». Ma proprio Fontana è nel mirino di M5S con Crimni: «Va commissariato il Pirellone». E anche nel Pd, dopo che ha lanciato la proposta l'ex assessore milanese e ora europarlamentare Majorino, l'idea di chiedere l'estromissione di Fontana viene molto accarezzata.

 

Quanto al confronto-scontro tra le regioni e Roma, questo sarà purtroppo un tormentone nelle prossime settimane. Tra negoziati e strappi. Così dice il presidente ligure Giovanni Toti: «Lo Stato centrale deve darci linee generali e noi le applichiamo secondo le nostre esigenze. Se pretende di svolgere un ruolo dirigista, scoppieranno problemi a ripetizione». E ancora: «Al governo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere di avere alcune peculiarità regionali riconosciute per la fase 2. E' evidente che le esigenze sono diverse e non si può pensare di gestire in ugual modo le varie attività sparse lungo la Penisola. Una cosa sono le funivie della Valle d'Aosta e un'altra sono i vigneti di Pantelleria».

ZAIA E ATTILIO FONTANA

 

Il problema è che la difficoltà di reale intesa tra le regioni del Nord e la Capitale deriva anche dalle divisioni politiche visto che sono targati centrodestra i presidenti che più si stanno esponendo in questa fase. E Luca Zaia teme addirittura altro, ossia una battaglia geopolitica. Parlando del diktat del governatore campano De Luca - «Non faccio entrare nessuno nella mia regione, non vogliamo essere contagiati» - il presidente veneto osserva: «Bisogna finirla di dire Nord contro Sud, perché se il Sud dice di chiudere le frontiere è Sud contro Nord. Mettevi nei panni di un cittadino che sale in treno, vuol dire che tutti i treni saranno soppressi, che tutti i treni che escono dai confini regionali non hanno più senso. Ma che proposta è, come fanno a mettere in piedi queste misure? Noi abbiamo sempre ospitato e accettato tutti, non ho mai fatto un'ordinanza per mandare via la gente dalle seconde case». Secondo Zaia servono «segnali di apertura anche prima del 4 maggio».

 

3 vincenzo de luca meme

Le regioni a guida centrosinistra sono quelle che più si sono messe nella scia della prudenza degli scienziati - la Toscana per esempio non parla più di anticipare la fine del lockdown per certi settori il 27 aprile - e sono quelle che, con Bonaccini e con Zingaretti, ma anche con Emiliano in Puglia, si adeguano di più alle decisioni del governo. Che però ha sempre meno tempo - il 4 maggio s'avvicina e mercoledì per stabilire la fase 2 è convocata di nuovo la cabina di regia - per tracciare la via del ritorno alla normalità. Che non sarà ovviamente una vera normalità.

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