ue giro di vite colossi web margrethe vestager

VEDIAMO QUANTO DURA L'ENNESIMA CROCIATA DELL'EUROPA CONTRO I COLOSSI DEL WEB - PER GOOGLE, AMAZON, APPLE E FACEBOOK STRETTA SU CONTENUTI ILLEGALI E POST DI INCITAMENTO ALL’ODIO. NEL MIRINO ANCHE L’ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE SUI DATI - A CHI SGARRA MAXI MULTE FINO AL 10% DEL FATTURATO E SOSPENSIONE DEI SERVIZI. MA C’È GIÀ QUALCUNO CHE SI LAMENTA: FATTO TROPPO POCO CONTRO PIRATERIA E CONTRAFFAZIONE…

1. Stretta Ue sui Big Tech, sotto tiro le pratiche sleali: multe e rischio cessione asset

 
Alb.Ma. per “Il Sole 24 Ore

 

google faebook apple amazon

Stretta Ue sui Big Tech, sotto tiro le pratiche sleali: multe e rischio cessione asset

Bruxelles torna alla carica delle piattaforme online con una doppia proposta legislativa contro concorrenza sleale e diffusione dei contenuti online. Le aziende recidive dovranno dismettere parti del business

 

I colossi del tech dovranno rispettare le regole sulla concorrenza Ue e la gestione dei contenuti diffusi online, pena multe - rispettivamente - fino al 6% e al 10% dei ricavi globali. Per i recidivi, la Commissione minaccia l’obbligo di scissione dei gruppi, costringendo le piattaforme a cedere parte dei propri asset in Europa.

 

 

margrethe vestager e thierry breton

È quanto emerge dalla presentazione di un pacchetto di due provvedimenti legislativi (il Digital Market Act e il Digital Service Act), firmato dalla vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, e dal commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton. I testi cercano di svecchiare un quadro normativo fermo al 2000, l’anno di pubblicazione di una direttiva sull’e-commerce ampiamente superata dallo sviluppo tecnologica e dalla crescita vertiginosa dei player del settore.

 

google apple facebook amazon

Nel mirino ci sono colossi come Alphabet, Amazon, Apple e Facebook, già bersagliati da sanzioni miliardarie nelle indagini intraprese dalla vicepresidente Vestager. «Le due proposte servono a un unico scopo: essere sicuri che noi, come utenti, abbiamo accesso a un’ampia scelta di prodotti e servizi online - ha detto Vestager in un comunicato - quello che è illegale offline è illegale online».

 

Breton aveva usato toni più netti, accusando le piattaforme di disinteressarsi della regolamentazione europea. «Dobbiamo organizzare il nostro spazio digitale per i prossimi decenni» aveva dichiarato Breton al portale Politico. «Molte grandi piattaforme sembrano essere diventate “troppo grandi per interessarsi (too big to care, ndr) agli effetti che producono su cittadini, imprese e persino le nostre società e democrazia». Le proposte dovranno affrontare il proprio iter di approvazione fra Parlamento e Consiglio, e i tempi per il via libera finale non sono ancora chiari.

 

margrethe vestager

La nuova stretta di Bruxelles

I due provvedimenti mirano a disciplinare le attività delle piattaforme gatekeeper, definite come le piattaforme online che hanno raggiunto un potere «sproporzionato» sul mercato digitale. Il Digital Market Act cerca di contrastare le pratiche lesive per la concorrenza comunitaria, a partire dall’abuso di posizione dominante contestato ai giganti tech. Il Digital Service Act tenta di «responsabilizzare» le piattaforme digitali rispetto ai contenuti veicolati, obbligandole a un ruolo di moderazione ed eventuale rimozione di contenuti inadeguati.

 

L’esecutivo prevede, rispettivamente, multe fino al 10% del fatturato globale per chi viola le regole sulla competizione fissate dal Digital Market Act e del 6% per le piattaforme online che si rifiutano di intervenire su contenuti illeciti individuati dal Digital Service act.

 

La categoria dei post da rimuovere include casi di violazione del copyright, contenuti terroristici, materiale pedopornografico e il cosiddetto hate speech, discorsi di incitamento all’odio. Il criterio per identificare le piattaforme con un impatto sulla cittadinanza Ue, a quanto emerge da una bozza pubblicata dal portale Euractiv, dovrebbe essere quello di un bacino minimo di 45 milioni di utenti: il 10% della popolazione Ue.

 

MARK ZUCKERBERG

La pena per i recidivi è la disgregazione delle aziende

Le sanzioni, però, non si tradurranno “solo” in multe miliardarie, come quelle già inflitte dalla Commissione a Google e altri giganti Usa, ma in misure più drastiche. In particolare, Bruxelles sarebbe intenzionata a intervenire per «scindere strutturalmente» le aziende che hanno trasgredito le regole sulla concorrenza per tre volte nell’arco di cinque anni. La Commissione potrebbe, insomma, spezzare e scorporare le multinazionali accusate di abusare della propria posizione di dominio sul mercato Ue.

 

Sempre sul fronte della protezione del mercato, la Commissione sta valutando uno

strumento di indagine che permetta di bloccare le attività illecite ex-ante, arginando le violazioni nel momento in cui vengono compiute (e non a posteriori, visto che i tempi delle

indagini comunitarie sono ritenuti troppo lunghi rispetto ai ritmi dello sviluppo tecnologico).

 

2. Maxi multe e lo stop ai servizi giro di vite Ue sui colossi del web

 

Marco Bresolin per “La Stampa

 

Amazon

Multe fino al 10% del fatturato, possibilità di imporre lo smembramento delle attività e addirittura di ordinare la sospensione dei servizi. Per porre fine al Far West attuale, l'Unione europea prepara le regole che disciplineranno i servizi e il mercato digitale nei prossimi anni. Questo è l'obiettivo dei due provvedimenti che saranno presentati oggi dalla Commissione europea: il "Digital Service Act" e il "Digital Market Act".

 

Il commissario Thierry Breton e la vicepresidente Margrethe Vestager ci stanno lavorando da mesi, pressati dalle attività di lobbying dei colossi del web. Prima dell'approvazione, le misure dovranno passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio, dove potrebbero essere emendate.

 

margrethe vestager

Il regolamento sui servizi digitali punta ad aumentare le responsabilità dei Big Tech sui contenuti illegali e sui prodotti venduti dagli utenti sulle loro piattaforme.

 

Dovranno rimuovere entro un determinato periodo i post che contengono frasi di incitamento all'odio o propaganda terroristica, garantire trasparenza sulle pubblicità online e valutare i rischi sistemici delle loro attività. Alle società sarà richiesto di avere una sede e un rappresentante in almeno un Paese Ue.

 

Il controllo sarà effettuato dalle autorità nazionali. Ma per le piattaforme più grandi (almeno 45 milioni di utenti) sarà la Commissione a intervenire direttamente attraverso monitoraggio, ispezioni, misure cautelari o addirittura sanzioni fino al 6% del fatturato delle società. In caso di infrazioni gravi o ripetute che mettano in pericolo la sicurezza degli utenti, la Commissione potrà anche chiedere al tribunale di sospendere il servizio.

 

paolo gentiloni 2

«Un pacchetto lodevole nelle intenzioni, ma che rischia di rivelarsi debole circa gli strumenti di contrasto alla pirateria e alla contraffazione» secondo 19 associazioni dell'industria culturale e creativa italiana (tra cui Fimi, Fieg e Aie) che hanno scritto una lettera al commissario Paolo Gentiloni per chiedere correttivi.

 

L'altra misura riguarda invece il mercato dei servizi digitali e punta a prevenire l'abuso di posizione dominante dei cosiddetti "gatekeeper" che sfruttano il loro accesso ai dati per ottenere vantaggi nella vendita dei loro servizi.

 

von der leyen vestager

Ci sarà una lista dei "giganti" che controllano il web, che verrà aggiornata ogni due anni, stilata in base a una serie di criteri, tra cui il numero di utenti, il fatturato, il loro impatto sul mercato e la presenza in più settori. È verosimile pensare che ne faranno parte i big come Google, Amazon, Apple o Facebook.

 

 

Avranno un elenco di cose da fare e da non fare per garantire la parità di condizioni nel settore. In questo caso le sanzioni possono arrivare fino al 10% del fatturato globale e in caso di infrazione "sistematica" (almeno 3 multe in 5 anni), la Commissione potrà ordinare la separazione strutturale delle loro attività. Si tratta di una svolta rispetto alle attuali norme antitrust che non si applicano "ex ante", ma richiedono lunghe indagini prima di arrivare a una decisione.

 

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO