VENTI DI GUERRA SU TAIWAN – DOPO CHE BIDEN HA MOSTRATO I MUSCOLI ALLA CINA, È ARRIVATA IMMEDIATA LA RISPOSTA DI XI JINPING CHE HA FATTO CAPIRE A “SLEEPY JOE” CHE DEVE DARSI UNA CALMATA: “LA CINA DIFENDERÀ LA SOVRANITÀ NAZIONALE E L’INTEGRITÀ TERRITORIALE CON TUTTE LE MISURE ADEGUATE” – E PURE LA CASA BIANCA È CORSA AI RIPARI PER FRENARE L’ARDORE DEL PRESIDENTE: IN SOSTANZA SI VUOLE CONTINUARE CON LA POLITICA AMBIGUA DI ARMARE TAIWAN E MANTENERE CON L'ISOLA RAPPORTI COMMERCIALI MOLTO SERRATI, SENZA SCATENARE UNA GUERRA CON LA CINA…

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Anna Guaita per “il Messaggero”

 

JOE BIDEN XI JINPING JOE BIDEN XI JINPING

È dal 1979 che gli Stati Uniti hanno allacciato rapporti diplomatici formali con Pechino e la Repubblica Popolare Cinese, e chiuso l'ambasciata a Taipei, capitale della Repubblica Cinese di Taiwan. Con quel passo gli Stati Uniti accettavano la politica della One China, cioè riconoscevano che esisteva una sola Cina, quella di Pechino. Questo non significava che abbandonavano Taipei, anzi.

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C'è sempre stata la promessa che Taipei sarebbe stata protetta e avrebbe ricevuto tutte le armi e gli addestramenti necessari perché si difendesse. Raramente però i presidenti americani arrivano a dire a chiare lettere che intendono magari anche scendere in guerra per difendere l'isola. Nel passato recente era capitato solo nel 2001 quando lo aveva detto Bush, subito pentitosi e obbligato a correzioni imbarazzanti. Fa dunque molto clamore che Joe Biden lo abbia detto e ripetuto nell'arco di appena tre mesi e senza nessun giro di parole.

 

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IL PRESIDENTE Il presidente è stato ospite di un town hall della Cnn giovedì sera e il giornalista gli ha chiesto a bruciapelo: «Gli Stati Uniti sono pronti a difendere Taiwan?», e Biden senza batter ciglio: «Sì, abbiamo un impegno a farlo». Poco dopo ha confermato: «Non voglio una guerra fredda con la Cina, ma voglio che la Cina capisca che non ci tireremo indietro e non cambieremo le nostre opinioni». Parole che non sembrano lasciar dubbi, soprattutto considerato che lo scorso agosto in un appuntamento con la Abc Biden aveva detto: «Abbiamo un sacro impegno a difendere i nostri alleati Nato e lo stesso con il Giappone, la Corea del sud e Taiwan».

 

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La fermezza di Biden sul futuro di Taiwan sembra si sia rafforzata dopo che Pechino ha instaurato un regime repressivo sulla città di Hong Kong, venendo meno agli impegni presi nel passato. Nell'ultimo anno inoltre Pechino ha intensificato le sue attività verso Taiwan, conducendo esercitazioni di assalto in mare ed effettuando grandi sortite di bombardieri e caccia vicino allo spazio aereo di Taiwan. All'inizio di ottobre, anzi, Taipei ha fatto levare in volo la propria forza aerea dopo che un record di 56 aerei da guerra cinesi sono passati nella sua zona di difesa aerea. In tutto ciò, la Cina insiste che Taiwan - che si è staccata dalla Cina comunista nel 1949 ed è oggi un regime democratico - fa parte del suo territorio, ma ribadisce di voler giungere alla riunificazione «con metodi pacifici».

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Dopo gli interventi bellicosi di Biden, la reazione cinese è stata immediata: «Su Taiwan non c'è spazio per alcun compromesso» è stata la prima bordata seguita poco dopo dalle parole del portavoce del presidente Xi Jinping: «La Cina difenderà la propria sovranità nazionale e la propria integrità territoriale con tutte le misure adeguate e necessarie». Dal canto suo, la Casa Bianca è corsa ai ripari per insistere che la politica Usa non è cambiata, nonostante i toni minatori di Biden. In altre parole, Washington continuerà quella politica dell'ambiguità strategica che sta seguendo da decenni, e cioè armare Taiwan e fornirla di solidi sistemi difensivi e mantenere con l'isola rapporti commerciali e culturali molto serrati, senza però forzare la mano e litigare con Pechino.

 

JOE BIDEN E XI JINPING JOE BIDEN E XI JINPING

IL PENTAGONO È vero che il Pentagono ha spedito nell'isola squadre di corpi speciali, come le Navy Seals, per addestrare le truppe taiwanesi alla difesa via mare, ma lo stesso ambasciatore in Cina Nicholas Burns ha chiarito che gli Usa sono comunque convinti che mantenere la politica seguita finora sia il modo «più intelligente ed efficace per rintuzzare le azioni aggressive della Cina». Resta il fatto che il Taiwan Relations Act, la legge che regola i rapporti fra Usa e Taiwan non include un intervento militare automatico in difesa dell'isola, ma non esclude che una guerra difensiva possa avvenire. La legge, che fu approvata dal Congresso nel 1979 fu concepita in quel modo ambiguo, al solo scopo di obbligare il presidente a chiedere il consenso del Congresso in caso di un possibile intervento in difesa di Taiwan.

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