LA VERSIONE DI MUGHINI – "HO MANDATO UN MESSAGGIO ALL’AVVOCATO ALBERTO BIANCHI, GALANTUOMO DALLE CUI MANI PASSAVANO SOLDI DESTINATI AD ALIMENTARE RENZI E I SUOI INTENTI, OSSIA LA DEMOCRAZIA PLURIPARTITICA. PERCHÉ SENZA QUEI SOLDI LA DEMOCRAZIA PLURIPARTITICA NEMMENO UN SOLO ISTANTE. IL PCI A BOLOGNA AVEVA UN APPARATO DI BEN 120 FUNZIONARI PAGATI A FINE MESE. PENSATE CHE QUEI SOLDI VENISSERO DAI SOLDI RISPARMIATI DALLE LORO ZIE?"

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alberto bianchi alberto bianchi

Giampiero Mughini per Dagospia

 

Caro Dago, questa tanto per confessarti che pochi istanti fa ho mandato un messaggio all’avvocato Alberto Bianchi, galantuomo dalle cui mani - se ho inteso bene - passavano soldi destinati ad alimentare Matteo Renzi e i suoi intenti, ossia la democrazia pluripartitica. Perché senza quei soldi la democrazia pluripartitica nemmeno un solo istante.

 

L’esistenza del Pci è stato tra gli anni Cinquanta e Settanta un punto fermo di quella democrazia. Ebbene il Pci a Bologna aveva un apparato di ben 120 funzionari pagati a fine mese. Pensate che quei soldi venissero dai soldi risparmiati dalle loro zie? No, venivano in buona parte dall’Urss, dove andava a prenderseli un altro galantuomo, Armando Cossutta, un comunista che non s’è mai messo un rublo in tasca (in realtà l’Urss pagava in dollari, una moneta buona). La vita e gli intenti del più grande partito democratico italiano del dopoguerra, la Democrazia cristiana, mai e poi mai sarebbe stata possibile senza il lavoro accurato del suo amministratore, Severino Citaristi, al quale fecero non ricordo più se 50 o 60 cause senza poter dimostrare che lui si fosse intascato una sola lira.

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Senza i soldi che il Pli prelevava illegalmente al tempo in cui ne era un leader il mio amico Francesco De Lorenzo, il partito di Camillo Benso conte di Cavour e di Giolitti un corno che sarebbe durato negli anni Settanta e Ottanta. Figlio di Ugo La Malfa, il mio amico Giorgio La Malfa venne condannato perché aveva raccattato 30 milioni di lire per una sua campagna elettorale. Sì o no il suo Pri era un elemento centrale della nostra democrazia. Io dico di sì, eccome.

 

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Quando scrivevo per “l’Astrolabio” che era un bel settimanale di centro-sinistra diretto da Ferruccio Parri, l’ex capo della Resistenza, e prendevo 25mila lire ad articolo, per un po’ di tempo non incassavo niente: poi succedeva che Parri passasse all’Eni dove c’erano un bel po’ di ex comandanti partigiani e a quel punto mi pagavano le 25mila lire. Lo stesso al “Mondoperaio” che ha fatto da bandiera del revisionismo socialista e dunque da elemento motore della nostra migliore cultura politica.

 

Per qualche mese non mi pagavano, poi a un certo punto arrivano dei soldi e mi telefonavano per andare a incassare. Da dove arrivano quei soldi? Lascio a voi l’indovinarlo.

 

Ps. “Mondoperaio” è stata la più bella rivista politica italiana dell’ultimo mezzo secolo.

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