sardine mattia santori matteo salvini

VUOI VEDERE CHE LE SARDINE HANNO FATTO IL GIOCO DI SALVINI? - ORSINA: “POTREBBERO AIUTARLO PER QUATTRO RAGIONI. PERCHÉ NE HANNO CONFERMATO LA CENTRALITÀ NELLO SPAZIO PUBBLICO. PERCHÉ CON L'ANDAR DEL TEMPO PAIONO ESSERSI RINCHIUSE SEMPRE DI PIÙ NEI TRADIZIONALI SPAZI SIMBOLICI E CULTURALI DELLA SINISTRA. PERCHÉ ALLA SINISTRA HANNO SÌ DATO ENTUSIASMO, MA DI CERTO NON CONTENUTI ORIGINALI. E PERCHÉ…”

Giovanni Orsina per “la Stampa”

 

SARDINE CONTRO SALVINI AD ANVERSA

L'alleanza di destra-centro a trazione salviniana può giocarsi delle buone carte in Emilia-Romagna. Le migliori sono di carattere nazionale, ma ce ne sono di buone anche in loco. E perfino le Sardine potrebbero aiutarla. Il secondo governo Conte è nato con l'intento esplicito di evitare la fine della legislatura e negare al leader leghista la possibilità di vincere le elezioni. Così facendo ha mandato agli elettori due messaggi. Innanzitutto ha confermato che Salvini era l'uomo forte della politica nazionale, quello che imponeva i termini del dibattito pubblico e lo polarizzava intorno a sé.

 

SARDINE – MATTIA SANTORI E MATTEO SALVINI

In secondo luogo, ha implicitamente riconosciuto che la maggioranza dell'opinione pubblica era con lui e che, per evitarne l'ascesa, il Palazzo doveva isolarsi almeno in una certa misura dal Paese. I padrini del Conte Due speravano che, indebolito dagli errori estivi e privato della tribuna propagandistica del Viminale, Salvini si sgonfiasse rapidamente. E che un governo compatto e vitale dimostrasse al di là di ogni possibile dubbio che, se il Palazzo s'era arroccato, era stato per il bene del Paese, e non per il proprio.

 

Almeno finora, però, queste due speranze sono rimaste tali. La Lega non è appassita nei sondaggi, se non nei limiti dell'errore statistico, e nell'unica prova elettorale, in Umbria, ha sbancato. Mentre il governo è rimasto senz' anima: sopravvive per le stesse ragioni per le quali è nato, ossia per evitare che la legislatura finisca, si voti, e vinca Salvini, ma non ha trovato un' identità né una missione.

 

Nel frattempo sono intervenuti due eventi ulteriori che hanno consentito al leader leghista di rafforzare la contrapposizione retorica fra Palazzo e Paese: la sentenza della Consulta contro il referendum elettorale proposto dalle Regioni amministrate dalla destra, e la richiesta del tribunale dei ministri di Catania di autorizzazione a procedere sul caso della nave Gregoretti. Richiesta il cui carattere politico è stato amplificato dalla sconsiderata decisione del Movimento 5 Stelle di sostenerla.

bologna, sardine contro salvini

 

A tutto questo dobbiamo aggiungere la persistente, allarmante labilità politica del principale avversario di Salvini in Emilia Romagna, il Partito democratico. Che su pressoché tutti i temi in discussione appare a rimorchio dei pentastellati, malgrado quelli siano risucchiati da una crisi organizzativa e d' identità sempre più profonda. E che ha sostanzialmente ammesso il proprio fallimento nel momento in cui il suo segretario ha anticipato l' avvio di un radicale processo di rifondazione - la cui entità e il cui buon esito, per altro, saranno tutti da verificare.

 

bologna, sardine contro salvini 1

Emerse all' interno di questo quadro, le Sardine hanno dato il segnale che a sinistra c' è ancora voglia di partecipare e far politica, e che Salvini non è un destino ineluttabile. Ciò nonostante, potrebbero infine rivelarsi meno dannose per il leader leghista di quanto non si pensi (o si speri), e magari perfino aiutarlo. Per quattro ragioni. Perché ne hanno confermato la centralità nello spazio pubblico, e chi sta al centro parte sempre in vantaggio. Perché con l' andar del tempo paiono essersi rinchiuse sempre di più nei tradizionali spazi simbolici e culturali della sinistra, e c'è da chiedersi quanto il loro messaggio sia riuscito a superare i confini dell' elettorato progressista più convinto e mobilitato.

bologna, piazza maggiore contro salvini

 

Perché alla sinistra hanno sì dato entusiasmo, ma di certo non contenuti originali, confermando quanto sia difficile da quella parte il rinnovamento. Perché chiudendosi nei tradizionali spazi simbolici e culturali della sinistra, e riproducendone i contenuti, potrebbero aver ulteriormente irritato e respinto quella parte dell' elettorato, maggioritaria ormai anche in Emilia Romagna, che non si riconosce nei discorsi progressisti, o non ci si riconosce più. Gli elementi locali, infine. La tradizione emiliano-romagnola di buona amministrazione spingerebbe verso la riconferma del presidente uscente.

mattia santori

 

Ma il Partito democratico a Bologna è l'erede di molto più che d'una semplice tradizione di buona amministrazione: lo è di un modello economico, politico e sociale che il passo frenetico del cambiamento storico sta mettendo terribilmente sotto pressione. Nello «scolorire» della regione rossa per eccellenza, insomma, sembra esserci molto più che la crisi del partito di riferimento. Già alle elezioni regionali del 2014, del resto, votò soltanto il 37% degli aventi diritto. Un segno di disaffezione che potrebbe rendere più agevole, domenica prossima, l' abbandono di un modello glorioso ma affaticato.

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