giorgia meloni italia europee elezioni lista piu votata

LE ZTL CON ELLY, I BURINI CON GIORGIA È SEMPRE CITTÀ CONTRO "CAMPAGNA": NEI GRANDI CENTRI, ABITATI DALLE ELITE INTELLETTUALI IL PD HA DOMINATO, MENTRE NELLA "DEEP ITALIA" FA MANBASSA DI VOTI LA MELONI "DETTA GIORGIA" - LA REGINA DI COATTONIA HA PUNTATO TUTTO SUL SUO NOME, PERCHÉ UN PROBLEMA CON LA CLASSE DIRIGENTE: FDI È DOMINANTE NELLE PROVINCE MA FA FLOP ALLE AMMINISTRATIVE NEI CENTRI URBANI, PERCHÉ FATICA A TROVARE CANDIDATI COMPETENTI E AFFIDABILI...

1. LE DUE ITALIE NELLE URNE GRANDI CITTÀ CON IL PD FDI TRIONFA IN PROVINCIA

Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per "la Repubblica"

 

ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI

È Viterbo la nuova capitale del melonismo. Alle Europee Fratelli d'Italia ha preso il 44,4 per cento, il Pd 17. «Qui già la Dc non aveva rivali, dal 1994 il centrodestra ha vinto sempre, salvo un'unica, rocambolesca eccezione», racconta Giacomo Barelli, che di quella giunta di centrosinistra è stato l'assessore alla cultura. Tanta fede ha fatto il miracolo: Antonella Sberna è da lunedì la prima europarlamentare della Tuscia.

 

Nella provincia di Vicenza Fratelli d'Italia si è risvegliata col 39,63 per cento, il Pd 17. Il granaio leghista ha cambiato casacca. […] A Thiene, dove nel 2007 sorse un monocolore leghista, ora Fdi svetta col 37,68 per cento. Ad Asiago, l'altopiano di Mario Rigoni Stern, al 48,82. A Gallio più di un cittadino su due ha votato per Fratelli d'Italia. Ancora più su, nella provincia di Pordenone, il bastione dei fratelli Ciriani, Fdi è al 41,7 per cento; a Rovigo al 40,6; all'Aquila al 36.

 

MAPPA DELL AFFLUENZA - GRAFICO REPUBBLICA

In Sicilia il Pd è soltanto il quarto partito, dopo Forza Italia, Fdi, M5s. Idem in Calabria.

La provincia italiana quindi ha scelto «Giorgia». Le grandi città il Pd. Il partito di Elly Schlein è nettamente primo a Torino, Milano, Genova, Bologna, Napoli, Bari. Fa eccezione Roma, seppur d'un soffio.

 

Due Italie. Come si spiega? Si dirà: è il Paese profondo, conservatore, legato ai valori tradizionali, quello che sceglie la destra. Ma non si rischia così di cadere nelle risposte consolatorie? Perché la provincia italiana è tra le più ricche d'Europa, offre modelli insuperati di qualità della vita, con giacimenti identitari difficili da trovare nei grandi centri, imprenditoria dinamica, notevoli offerte culturali.

 

IPOTESI DI COALIZIONE -

Proviamo a capire Vicenza nera. «Il laissez faire che contraddistingue il tessuto delle piccole medie imprese, indisponibile all'intervento statale, non vota a sinistra», racconta l'analista politico Giovanni Diamanti. «È un mondo ancora molto cattolico, che preferiva la Dc, poi la Lega, e ora Fratelli d'Italia. Vicenza ha eletto due europarlamentari: Elena Donazzan e Sergio Berlato, che rappresenta i cacciatori».

 

Antonella Sberna

Eppure il capoluogo ha un giovane sindaco democratico: Giacomo Possamai. Non è una contraddizione? «Ma Vicenza città è un'eccezione, e con i suoi centomila abitanti rappresenta una minoranza rispetto a una provincia che ne conta 900mila».

 

Il modello città- progressista, provincia-conservatrice vale anche nel piccolo. Ma se il Veneto ha una sua specificità come spiegare allora Pordenone. O Viterbo? Tempo fa l'economista Fabrizio Barca […] usò la definizione di «disuguaglianza di riconoscimento».

 

possamai

Le aree provinciali ed interne avvertono acutamente che il loro valore non viene riconosciuto dalle classi dirigenti del centrosinistra. Sentono di pesare poco. Da qui il rigetto. È un malumore che cova da tempo. Lo aveva capito già il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che intraprese il viaggio in tutte le province per dimostrare la vicinanza della Repubblica. Questa è una delle ragioni per cui anche Sergio Mattarella batte instancabilmente il territorio.

 

C'è un'altra ragione. Con la fine delle preferenze sono venuti meno anche i leader che proteggevano le aree interne, tipo Remo Gaspari in Abruzzo e Ciriaco De Mita in Irpinia […]. E tuttavia più ci si allontana dai grandi centri più «Giorgia» appare più rassicurante di «Elly».

 

sergio berlato

«La nostra sfida è riconquistarli questi territori, per rendere credibile un'alternativa», dice a Montecitorio una vecchia volpe come il pd Stefano Graziano, casertano di Aversa, uno che conosce l'Italia profonda. Al momento però la periferia si ribella al centrosinistra. Si ribella tout court alla politica. «Le zone popolari non vanno a votare, votano soprattutto i ricchi», ha fatto notare ieri su X, Lorenzo Pregliasco di YouTrend. «L'astensione non è uniforme e scava solchi profondi fra le aree del Paese. Il calo M5S rappresenta la caduta dell'ultima barriera che separava dall'astensione». […]

 

2. LA DESTRA TRIONFA ALLE EUROPEE, MA FA FLOP NEI COMUNI: C'ENTRA LA CLASSE DIRIGENTE

Estratto da www.ilfoglio.it

 

I risultati delle comunali non sono così netti come quelli delle europee e delle regionali piemontesi, dove si assiste a un successo del centrodestra.

 

Il centrosinistra, [...] ottiene risultati lusinghieri a Cagliari e a Bergamo, va al ballottaggio in [...] netto vantaggio in molte altre città, a cominciare da Firenze e Bari, mentre il centrodestra è in vantaggio e potrebbe ottenere l’elezione al primo turno dei suoi candidati a Pescara, Potenza e Campobasso [...]

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

 

[...]

 

 

Il centrodestra sembra apparire come una forza dominante nelle province, rinsecchita invece nei centri urbani: basta vedere come, per esempio, nella città di Bergamo il Pd primeggia, mentre nella intera provincia è largamente superato da FdI.

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju 1

È semplicistico attribuire questa contraddizione alla maggiore concentrazione di ceti intellettuali nei centri urbani, che riproduce lo stereotipo della “destra ignorante”.

 

 

Quando ha saputo esprimere un personale amministrativo di qualità il centrodestra ha governato anche città con una densa presenza culturale e universitaria, a cominciare da Milano e persino Bologna. Oggi il centrodestra, invece, sembra incapace di costruire, in molte situazioni, quella classe dirigente amministrativa che riscuota  consenso non solo per l’orientamento politico, ma per la competenza e l’affidabilità.

 

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

FLUSSI ELETTORALI M5S E FDI - ELEZIONI EUROPEE

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

(...)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…