pietro vierchowod

L'UNICO "ZAR" CHE CI PIACE - I 63 ANNI DI PIETRO VIERCHOWOD, L'UOMO CAPACE DI MARCARE MARADONA E VAN BASTEN (E DI VINCERE UN MONDIALE SENZA ESSERE SCESO IN CAMPO) - IL PADRE ERA UN SOLDATO UCRAINO FATTO PRIGIONIERO IN ITALIA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E DEPORTATO IN SIBERIA - PRIMA DI FARE IL CALCIATORE, LO "ZAR" VIERCHOWOD HA FATTO ANCHE IL MANOVALE E L'IDRAULICO  - LA CANDIDATURA A SINDACO DI COMO, MARADONA CHE LO PARAGONÒ A HULK E VIERI CHE CHIAMÒ LA CANALIS "PIETRO" PERCHÉ…

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Andrea Sereni per www.corriere.it

 

È sempre lo Zar del calcio italiano. Pietro Vierchowod, una carriera da mastino della difesa, compie oggi 6 aprile 63 anni. L’uomo capace di marcare Maradona e Van Basten gioca ancora a calcetto, è in forma, tifa Juventus (una passione nata da bambino) e ha ancora la grinta con cui ha vinto praticamente tutto tra Roma, Sampdoria e proprio Juve. Il carattere lo ha ereditato dal padre, un soldato dell’Armata Rossa originario di Kiev. A cui ovviamente deve il cognome particolare. Ma che fa oggi Vierchowod?

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Il padre soldato ucraino

Andiamo con ordine, dal motivo per cui lo Zar è nato in Italia. Papà Ivan Luchianovic Verchovod, soldato ucraino fatto prigioniero in Italia durante la seconda guerra mondiale. Volevano deportarlo nei campi di lavoro in Siberia, così scappa sopra le colline di Bergamo e lì si stabilisce. Inizia a lavorare in fonderia, poi fa il facchino, meccanico, l’ortolano. Lavora anche Pietro, neanche sedicenne, come manovale e idraulico. «Per avere la cittadinanza italiana ha dovuto aspettare gli anni 80», ha raccontato al Corriere. «Il carattere “quadrato” l’ho preso sicuramente da lui. La sua etica della fatica era incredibile. Teneva i contatti con la famiglia oltrecortina, ma a metà anni 70 ha capito che avrebbe potuto essere dannoso per i suoi parenti. Così si sono persi i contatti».

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Da idraulico allo scudetto a Roma

Pietro lavora come idraulico e intanto inizia a giocare per strada, a piedi nudi, poi all’oratorio. Velocissimo, parte come attaccante, poi per caso si mette in difesa. La prima squadra è la Romanese, pantaloncini blu e maglietta arancione, poi il Como, con cui gioca cinque anni e arriva dalla C1 alla serie A. Acquistato dalla Sampdoria, dopo un anno alla Fiorentina passa sempre in prestito alla Roma con Liedholm e Pruzzo. Spaesato nei primi giorni («Mangiavano pizza e wurstel»), si adatta al punto da vincere uno scudetto. Quella Roma Pietro l’ha definita la squadra più forte in cui ha giocato: «Da Maldera a Di Bartolomei, da Conti a Falcao, Ancelotti e Pruzzo, c’erano tanti campioni».

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Campione del mondo

Nel mezzo il Mondiale vinto, in Spagna nel 1982. Un torneo nel quale Vierchowod non scende mai in campo. «Sono stato sfortunato. In finale avrei dovuto giocare io e non Bergomi — le sue parole in un’intervista al Corriere dello Sport —. Purtroppo mi infortunai. Non scesi in campo ma fu bello, sentii di far parte di un gruppo di grandissimi giocatori, la squadra più forte di sempre, anche rispetto a quella del 2006».

 

Sampdoria con Vialli e Mancini

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Tornato alla Sampdoria dopo l’anno a Roma, in blucerchiato vince uno scudetto (storico, nel 1991), quattro volte la Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa italiana. Fa parte di un gruppo unico, guidato in panchina da Boskov, in campo dai gemelli del gol, Vialli e Mancini. Stringono un patto, arrivano ad un passo dalla Coppa dei Campioni, battuti in finale dal Barcellona. «Abbiamo avuto molte più occasioni rispetto agli spagnoli. Evidentemente era destino, doveva andare così —ha ricordato in un’intervista al Corriere dello Sport—. Prendere gol su quella punizione dalla distanze di Koeman ci scocciò da morire, la vittoria sarebbe stata la chiusura di un ciclo iniziato tanti anni prima». Si rifà almeno in parte qualche anno dopo, quando vince a 37 anni l’attuale Champions League con la Juventus.

 

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Il rimpianto Mondiale

Nel 1990, nel pieno della carriera, è nella Nazionale che perde in semifinale nel Mondiale di casa. Ha un rimpianto: «Vicini (il c.t., ndr) non mi ha fatto giocare la partita più importante. Prima del torneo mi disse che i giocatori importanti li avrei marcati io. In semifinale mi aspettavo di scendere in campo contro l’Argentina di Maradona. Non vuoi farmi giocare titolare? Capisco, ma a trenta minuti dalla fine in vantaggio per 1-0 perché non mettere chi poteva fermare Maradona? Restai in panchina con Ancelotti. Penso che con noi due in campo sarebbe cambiato qualcosa».

 

Hulk per Maradona

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In carriera ha marcato tantissimi campioni, anche Ronaldo, quando aveva 41 anni: «Van Basten l’attaccante più forte, per eleganza, tecnica e cattiveria. Però contro di me non ha mai segnato su azione». Ma i duelli più belli sono quelli con Maradona, quando si giocava con il Napoli. «Una volta gli ero addosso, incollato. L’avevo, come si dice adesso, ingabbiato. Si è girato con una piroetta, un tunnel ed è volato via. Io allora sono scattato e l’ho raggiunto e chiuso in angolo e lui si è messo ridere: “Hanno ragione a dire che sei Hulk: ti manca solo il colore verde”».

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Vieri e la Canalis come Pietro

Maradona il giocatore più forte mai affrontato, Hateley quello che alzava di più i gomiti. Poi Bettega, «molto cattivo ma un gran centravanti». Ha a che fare anche con generazioni successive di attaccanti. Tra cui Christian Vieri che, giovane e implacabile con chiunque, soffre la marcatura dello Zar. Al punto da chiamare la sua fidanzata dell’epoca Elisabetta Canalis «Pietro, come Vierchowod», per come lo marcava, seguendolo ovunque.

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Allenatore

Dopo la Juventus Vierchowod ha giocato con Milan e Piacenza, chiudendo la carriera a 41 anni nel 2000. Diventa allenatore, e guida tra 2001 e 2005 Catania, Fiorentina (denominata Florentia Viola) e Triestina: tre incarichi e altrettanti esoneri. Nel 2008 è opinionista in Rai. Nel 2014, nove anni dopo l’ultima volta, torna ad allenare all’Honved Budapest, storico club ungherese in cui giocò Ferenc Puskas. Dura pochi mesi, così come breve è l’esperienza al Kamza, in Albania, nel 2018.

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Candidato sindaco a Como

«Sento di poter dare una mano. So che è un impegno importante, ma voglio provare a fare ciò che posso». Con queste parole Vierchowod annuncia la sua candidatura alle comunali a Como, nel 2012. Raccoglie poco più del 2 per cento di preferenze.

 

Cosa fa oggi

E oggi, cosa fa lo Zar? Vive a Como con la moglie Carmen. Ogni tanto commenta ancora il pallone, il suo mondo, tra Sampdoria, Juventus, difensori e attaccanti. Poi lavora per i campi estivi del Milan.

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