davide e marcello lippi

GLI AFFARI SI CONSUMANO IN FAMIGLIA - DOTTO: “PADRI, MOGLI, FIGLI, FRATELLI, SORELLE, PARENTI E SERPENTI, QUASI TUTTI ARMATI DI PROCURE, FIRMATE COL SANGUE È IL CASO DI DIRE. I LEGAMI DI SANGUE E DI SESSO PERVADONO IL MONDO DEL CALCIO, SOPPIANTANDO GLI AGENTI TRADIZIONALI DI UN TEMPO - I DANNI SONO EVIDENTI. CROLLO DELLA PROFESSIONALITA', DISTRUZIONE DELLE REGOLE E PICCHI DI AVIDITA'” - DA LIPPI A CAPELLO FINO A TOTTI, DEL PIERO, ICARDI, HIGUAIN E NEYMAR...

Giancarlo Dotto per il “Corriere dello Sport”

 

Padri, mogli, figli, fratelli, sorelle, parenti e serpenti, quasi tutti armati di procure, firmate col sangue è il caso di dire. I legami di sangue e di sesso barra amore, santificati dal dna, pervadono sempre più il mondo del calcio, le sue vene e soprattutto la sua venalità, soppiantando gli agenti tradizionali di un tempo, spiazzati dall’andazzo che sta trasformando il “teniamo tutti famiglia” in “teniamo tutto in famiglia”.

 

giancarlo dotto

Nomi eclatanti aprono la fila di questo paradiso acquisito dove scambiarsi l’amore equivale a scambiarsi la ricchezza. Francesco Totti e Del Piero non si presentano a nessuna trattativa senza i loro fratelli maggiori, Riccardo e Stefano. Tanti altri.  Chiellini, Cavani (assistito dal mitico Walter Guglielmone), Dybala, El Shaarawy, Sergio Ramos, Shaquiri, Pep e Pipita, Guardiola e Higuain, Ronaldinho, un pioniere del genere seguito come un’ombra da Roberto de Assis, hanno affidato le loro vite calcistiche ai fratelli. Leo Messi, Neymar, Robben, Kakà, Marchisio, l’ultimo Simone Zaza, tra gli altri, hanno scelto i padri (che in qualche caso, vedi Jorge Messi ritrovatosi poveraccio a gestire patrimoni da incubo, precipitano i figli nella tenaglia del fisco e nella gogna dei giornali).

 

totti ilary blasi

L’amor di padre ha costretto Marcello Lippi a immolarsi nel nome del figlio Davide (rinuncia all’incarico in nazionale). Fabio Capello ha fatto del proprio figlio Pier Filippo, legale esperto in diritto sportivo, il proprio clone. Insieme, i due, una macchina da guerra. Nel segno dei tempi, avanzano le donne. Le più agguerrite. Guai ad avere a che farci. Mamme (Veronique e il suo Rabiot sono simbiosi pura, chiedere a Walter Sabatini di cui si narra uno dei suoi celebri scoppi di collera quando lei pretese d’impartirgli una lezione tattica su come dovesse giocare il suo boccoluto gioiello), sorelle (Lucia e Natalia, templari di Godin e del Cholo Simeone) e mogli (Wanda Nara, su tutte).

 

davide marcello lippi

Il calcio di oggi è una stordente fiera e i primi a ubriacarsi sono proprio loro i consanguinei. La famiglia d’origine torna ad essere una cooperativa d’affari come nelle economie rurali di un tempo. Mezzi di produzione e raccolta dei ricavi, nulla deve uscire dal seminato. Tornare alla sovranità della tribù è un segno dei tempi, e sarebbe anche una buona notizia, se non fosse contaminata da un’ebbrezza che ha a che spartire più con i flussi di moneta che con quelli del cuore, più con i depositi che con le radici. 

fabio capello odjad 9821

 

I danni sono evidenti, tracciabilissimi. A partire dal concetto di cosa voglia dire “curare gli interessi” di un calciatore nella Mecca di oggi, in cui sono d’oro le uova ma anche le galline. Improvvisatori e speculatori di ogni tipo, sciacalli in qualche caso, s’inventano un mestiere impossibile da inventare, con la compiacenza dei club e delle famiglie stesse. Che, quando non si occupano in prima persona del loro golden boy, ne fanno oggetto di mercificazione. Ma sì, diciamolo, genitori che vendono i figli.

 

Affidano la procura al primo che bussa alla porta con l’assegno, meglio il cash, nella borsa. Si sa di un giovane, annunciato e già conclamato talento, per la cui procura i genitori si sono fatti pagare da uno sconosciuto 300 mila euro, salvo poi rivenderla in questi giorni a un altro per quasi il doppio della cifra (a carico del subentrante, ovvio, la penale da versare al defenestrato). O di un altro, sempre dei nostri giardini, la cui procura è stata saldata con l’acquisto di un Suv fiammante su cui le terga paterne hanno potuto celebrare il piccolo riscatto personale di una vita.

 

fiorello wanda nara icardi

Insomma, un brutto andazzo. Sintetizzando, crollo della professionalità, distruzione delle regole e picchi di avidità. Il calcio si conferma, anche in questo specchio, dei tempi. L’affarista ha preso il sopravvento sul tutore. E le società non fanno filtro. Probabilmente non hanno interesse, trovando più comodo trattare con gente deontologicamente prossima allo zero, che gira per il mondo con il cartellino appeso al collo: “ho un prezzo”.

Il paradigma dello scandalo è lei, Wanda Nara.

 

Certo, colei che lo scandalo lo ha accelerato con le sue sortite, chiamiamole spregiudicate. Indiscutibile e avvenente reincarnazione della Wanda von Masoch, consorte del barone Leopold Sacher Von Masoch. Una che, fosse al mondo oggi, farebbe di sicuro l’agente del proprio marito calciatore, rilasciando le sue confessioni sulla superficie fluida dei social invece che sulle pagine private di un diario. Entrambe le Wanda condividono potere di vita e d’ingaggio sui rispettivi consorti, vittime consenzienti, anzi anelanti, di una donna padrona, il cui potere è sancito da un regolare contratto liberamente sottoscritto dalle parti. Storie che confinano con il feuilleton e, a loro modo, testimonianze estreme di omaggio alla donna amata, noncuranti dell’eventuale ridicolo.

BEPPE MAROTTA

 

Omacci prosaici come Marotta e Ausilio, non avendo letto, immagino, i testi di Von Masoch, tendono a trascurare la testimonianza d’amore, la sua madeleine letteraria, per riconoscere nella Wanda una temibile affarista, diventata da un giorno all’altro agente, dopo essere stata qualunque cosa, soubrette televisiva e moglie di calciatori. “Icardi è il nostro capitano. Ci appartiene. Non si cede”, fanno sapere i due. Ignorando che il ragazzo si è già ceduto da un pezzo alla sua Wanda e appartiene solo a lei, da contratto, percentuali incluse. Nel nome di Masoch. Madre certamente esemplare e moglie impeccabile, Wanda, resta da decifrare quanto la sua interpretazione del ruolo faccia davvero gli interessi del marito.

 

AUSILIO

Ripristinare gli albi professionali. Si va in questa direzione. Urgente e necessaria. Fermo restando che le Wanda di turno potranno sempre aggirare l’ostacolo ingaggiando compiacenti teste di legno, dovendo peraltro subire la non facile rinuncia alla vanità dell’apparire. Gli albi non bastano.

 

Serviranno norme precise e controlli severi, come fa da tempo la federazione inglese che sorveglia i conti bancari delle famiglie dei calciatori, allo scopo di tracciare movimenti sospetti. Massima urgenza anche all’approvazione della norna che vieta di pagare le procure dei calciatori, direttamente o con finti contratti  d’immagine. 

 

wanda nara

Bisogna tornare a separare il grano dalla zizzania. Ci sono procuratori seri e preparati (basta guardare la durata dei sodalizi con i loro assistiti), che si rifiutano di aprire una trattativa se il calciatore si presenta con il padre o un parente. Trasparenza e rigore. Tutore, ma anche padre o fratello maggiore, se necessario, senza l’alibi del sangue.

 

wanda nara (2)

E l’umiltà di sapere quanto è complessa la materia. Se vai a chiudere un trasferimento internazionale devi presentarti con il tuo legale. Capire, soprattutto, qual è il percorso sportivo migliore che può valorizzare il tuo calciatore, magari rinunciando a facili guadagni del momento. Il che significa, a volte, dover sapere più di calcio che di soldi.

 

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...