Estratto dell'articolo di Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”
Prima di tutto, la notizia: sarà maschio o femmina?
«Sarà un maschio, nascerà tra settembre e ottobre e si chiamerà Eugenio, come mio padre».
Silvia Salis in queste settimane è ancora più bella: a trentasette anni aspetta il primo figlio dal marito, il regista Fausto Brizzi, la sua carriera nel Coni (è vice presidente vicaria) corre senza intoppi e adesso questa attesissima gravidanza. Lei è il braccio destro di Malagò, presidente del simbolo dello sport italiano. Prima donna a diventarlo. E «mosca bianca» ai vertici del Comitato, composto quasi solo da uomini.
Che «capitana» è Silvia Salis?
«In equilibrio tra tenacia e ironia. Certo, quando sono stata nominata avevo 35 anni e c’erano persone molto più grandi di me che aspettavano da tempo il loro turno. Li capisco, però mi fa piacere che oggi molti mi dicano che all’inizio hanno storto il naso ma poi si sono ricreduti perché sto facendo bene».
Un nome, un nome.
«Un suo collega, per esempio, Ivan Zazzaroni, uno che non le manda a dire. Tempo fa mi ha confessato che all’inizio si è chiesto come mai avessero scelto me, ma oggi ha cambiato idea».
silvia salis gian marco sandri foto di bacco
(...)
Giovanni Malagò però l’ha voluta in un ruolo di primo piano e assai delicato, perché lei porta avanti temi importanti come l’inclusione.
«Malagò è un dirigente straordinario. Le racconto questo: capita spesso di passare davanti al suo ufficio alle nove di sera e sentirlo che parla al telefono con la mamma di un bambino che frequenta la piscina, poniamo, di Chivasso, perché lei fa notare che gli orari della struttura non sono adatti alle famiglie. Ha rispetto per tutti, dal capo dello Stato al padre del piccolo atleta di provincia».
Anche voi, in un certo senso, fate politica.
«Il nostro è un ruolo istituzionale, bisogna mettere da parte le passioni. E quelle sportive sono molto forti».
Anche quella per la Samp?
silvia salis fausto brizzi foto di bacco
«Uh, non me ne parli. Senta qua: anni fa, prima che io e Fausto ci trasferissimo a San Lorenzo, io andavo a correre sul Lungotevere la mattina. Un giorno da lontano vedo due uomini con la divisa della Samp e ho pensato di sentirmi poco bene. Mi avvicino e chi erano? Massimo Ferrero e la sua guardia del corpo».
«Viperetta»!
«Proprio lui. Personaggio scoppiettante. Comincia subito a parlare di cinema, come se io fossi socia di Fausto. Poi sono venuta a sapere che quando mio marito ha girato “Poveri ma ricchi”, lui ci teneva tanto a fare un cameo nel film. E ci è riuscito».
Accanto a Brizzi, lei incrocia due mondi, lo sport e il cinema.
«Grazie a Fausto ho conosciuto persone meravigliose. Come Silvia e Christian De Sica, intelligenti, affettuosi. O Lillo Petrolo e sua moglie Tiziana. E molti altri, perché mio marito è amato da tante persone».
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Gli sono state accanto quando è stato accusato di molestie da parte di alcune attrici (accuse poi cadute, quando il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura perché «il fatto non sussiste», ndr.)?
«Gli amici veri sì. Anche perché chi conosce bene Fausto non ha mai creduto a una parola di quelle accuse. E nemmeno io. Quando sono entrata nella sua vita, quei fatti erano già avvenuti, anche se lui era ancora comprensibilmente scosso. Se avessi dato retta ai pregiudizi e ai pettegolezzi — al di là delle inchieste — oggi non sarei la moglie felice che sono. Ho sempre avuto fiducia in lui e infatti ho avuto ragione».
Come vi siete conosciuti?
silvia salis fausto brizzi foto di bacco
«A una festa della Federazione di Atletica, perché lui praticava sport. Mi vede, parliamo tre minuti, poi lui va dalla persona che ci aveva presentati e dice: “Quella donna sarà mia moglie”. Certo, come no, ho pensato io. E l’ho fatto aspettare un mese prima di uscire a cena con lui. Ma il giorno dopo il nostro primo appuntamento, mi manda a casa due biglietti per un concerto di Paolo Conte, in programma sei mesi dopo.
Con un biglietto: “È il tuo cantautore preferito, puoi andarci con chi vuoi ma io sono sicuro che ci andremo insieme”».
(…)
È vero, come scrive lei su Instagram, che qualche volta lui insiste perché ve ne andiate in qualche posto a fare i fidanzati e basta?
«Verissimo. Fausto ha delle attenzioni che mai nessuno ha avuto per me. Si accorge che ho finito le lenti a contatto e va a comprarle. Nota che non ho più la crema antirughe e qualche giorno dopo me la vedo recapitare a casa. Mio marito è una delle persone più intelligenti che io abbia mai conosciuto e mi fanno ridere quelli che ogni tanto mi suggeriscono di sfruttare la sua popolarità per fare del cinema. Ne ridiamo insieme perché Fausto mi aiuta e mi sostiene in modi che sono molto ma molto più grandi».
Facciamo un piccolo gioco: le dico un nome e lei mi risponde con un aneddoto o un pensiero spontaneo. Partiamo: Gianluca Vialli.
«Un dolore immenso la sua morte. Per me poi, sampdoriana, era stato un punto di riferimento. Ricordo che prima delle Olimpiadi di Londra in tv mi regalò una maglietta con l’autografo. È stato uno sportivo che ha meritato tutto quello che ha ottenuto».
Paolo Rossi.
«Purtroppo l’ho conosciuto poco, conosco meglio Paolo Rossi il comico, per via di Fausto. Ma ho incontrato la moglie e le figlie, che si stanno spendendo tanto per la sua memoria, lo trovo commovente».
Federica Pellegrini.
«Un’atleta gigantesca. Apprezzo molto anche Sofia Goggia. Ma vede, in Italia abbiamo un tessuto sportivo molto forte, ci sono allenatori che danno il massimo pur facendo, spesso, un altro lavoro. E va detto che tutti i successi arrivati nel 2021 non sono arrivati per caso, ma grazie a un lavoro sotterraneo — su persone e su strutture tecniche — che andava avanti da anni. Siamo molto meglio di come spesso ci raccontiamo. Meno razzisti, meno omofobi».
Però il coming out nel calcio lo fanno solo le donne.
«Jakub Jankto lo ha fatto, e sottolineo che è ha giocato anche nella Sampdoria».
Silvia, suvvia: perché sia un vero esempio deve essere popolare, conosciutissimo. «Purtroppo la sensazione è che nel calcio l’omosessualità femminile sia più accettata, ci si fa persino la battuta, quella maschile no. C’è molto da lavorare».
Anche nella ginnastica.
«Non posso commentare fatti che sono ancora all’esame di chi deve prendere decisioni. Dico però che il mondo dello sport, davanti alle denunce, sta reagendo con una compattezza e una serietà che vanno sottolineate». Dica la verità, quanto le piacerebbe diventare presidente del Coni? «Anche lei adesso!».
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