vettel leclerc 1

ARMAGEDDON A MARANELLO: VETTEL-LECLERC SEPARATI IN CASA – L’ANNO PROSSIMO SEBE CHARLES MAGNO PARTIRANNO ALLA PARI: A MENO CHE NON SIA IL TEDESCO A VOLER CAMBIARE ARIA - ECCO LA STRATEGIA DI BINOTTO PER DISINNESCARE LA RIVALITÀ – SUL CRASH DI INTERLAGOS VETTEL RIVELA: “PENSAVO DI ESSERE GIÀ COMPLETAMENTE DAVANTI QUANDO MI SONO SPOSTATO” – DA SENNA E PROST A HAMILTON-ALONSO, NON C’È F1 SENZA UNA FAIDA NELLO STESSO TEAM - VIDEO

Jacopo D'Orsi per “la Stampa”

 

vettel leclerc 10

Hanno resistito 1202 giri prima di mettersi le ruote addosso e mandarsi a quel paese, quasi 20 gare, distanza ragguardevole considerando che da tempo nel paddock il disastro non era nemmeno quotato. In discussione non era più il «se», soltanto il «quando» Sebastian Vettel e Charles Leclerc avrebbero rappresentato in pista lo scontro che per tutta la stagione hanno vissuto nel box, detestandosi sempre meno cordialmente, tra scie non concesse (Monza) e posizioni non restituite (Sochi), tra sgarbi più o meno evidenti, fino a quella fatale carezza tra pneumatici che ha dato il via all' Armageddon ferrarista.

 

L' ovvio dei popoli si è quindi materializzato al giro numero 66 di un memorabile Gp del Brasile ed essendoci di mezzo la Rossa ha oscurato tutto il resto: il podio più giovane di sempre - Verstappen, Gasly e Sainz, 70 anni in tre -, il primo senza Ferrari né Mercedes dal 2013, il pit stop record della Red Bull (1"82, pazzesco).

 

vettel leclerc 3

Tutto messo in ombra da due Ferrari autodistrutte, rarissimo Big Bang destinato a disegnare un nuovo universo a Maranello.

 

Segnale forte per i piloti «Così non va bene», ha detto incredulo il team principal Mattia Binotto, per nulla divertito dal duello fratricida dalla sceneggiatura da blockbuster: il campione affermato contro il baby talento, l' antidivo contro il social-boy, più semplicemente il vecchio (32 anni) che non sopporta di essere superato dal giovane (22) e perde di nuovo la testa, indirizzando la sua SF90 in rotta di collisione con l' altra. L' ennesimo scivolone in due stagioni da dimenticare. Così non si può e non si andrà avanti, stavolta l' hanno combinata troppo grossa e l' irritazione Ferrari è trasversale, dai vertici all' ultimo dei meccanici. «Sotto certi aspetti - si consola Binotto - è una fortuna avere il tempo di intervenire in vista del prossimo anno».

 

Come? Il «segnale forte» promesso ai piloti sarà metterli di fronte alle responsabilità, dopo averli lasciati cuocere nel loro brodo nel post gara: niente riunione, niente processi per direttissima, solo il rimprovero del capo che ha concesso fiducia e si sente tradito. In attesa, in settimana, dei colloqui personalizzati in sede come avvenne dopo la Russia, «nei quali mi aspetto che siano loro a riconoscere gli errori e non io a doverli spiegare. Vorrei ascoltare scuse sincere al team».

vettel leclerc 1

 

Il piano B di Maranello Dopodiché si dovrà chiarire, parole di Binotto, «cosa è sciocco e cosa no, la linea è sottile». Arriverà il decalogo con le nuove regole d' ingaggio. Non torneranno necessariamente gli ordini di scuderia, ma quanto studiato nelle riunioni andrà rispettato alla lettera, «automaticamente», senza più equivoci o discussioni, tantomeno quelle imbarazzanti via radio.

 

Serve il bastone per dare un futuro a questa coppia scoppiata eppure costretta a convivere per un' altra stagione, la prossima, in cui si spera che l' obiettivo per cui (non) farsi la guerra sia più ambizioso di un terzo posto mondiale. Vettel (non più prima guida) e Leclerc partiranno alla pari, Binotto non cambia idea: è troppo presto per puntare solo sul giovane, «già in grado di lottare per il titolo» ma ancora un po' acerbo, sebbene gli eventi di Interlagos abbiano segnato altri punti a suo favore.

vettel leclerc

 

D' altro canto, dopo aver fatto di tutto per recuperare Sebastian - senza la strategia non avrebbe vinto nemmeno a Singapore, unico squillo 2019 -, declassarlo equivarrebbe a distruggerlo. Ci sono anche un pericoloso contratto in scadenza e altri 35 milioni di buoni motivi (l' ingaggio) a consigliare di non farlo. A meno che - eventualità più volte smentita in questi mesi - non sia lui a voler cambiare aria. Ricciardo o Hulkenberg, nel caso, sarebbero il piano B.

 

 

LA STRATEGIA DI BINOTTO

Giorgio Terruzzi per il Corriere della Sera

 

charles leclerc

Sono partiti da San Paolo s enza parlarsi. Leclerc con volo destinazione Ginevra; Vettel diretto a Zurigo. Dopo un doppio incontro con Mattia Binotto, deciso a parlare con i piloti immediatamente dopo l' incidente che aveva tolto clamorosamente dalla scena brasiliana le due Ferrari. È certo che entrambi saranno chiamati di nuovo dal team principal a un colloquio, probabilmente all' inizio della prossima settimana quando dovranno recarsi a Maranello per preparare al simulatore la gara di Abu Dhabi.

BINOTTO

 

Pare che non verrà richiesto a Vettel e Leclerc di scusarsi di fronte all' intero personale della Gestione Sportiva, ma intanto l' analisi dell' incidente ha chiarito anche dentro Ferrari una dinamica che sposta la responsabilità verso Vettel, protagonista a San Paolo di una gara comunque infelice, considerando il sorpasso subito in partenza da Hamilton; l' errore alla ripartenza dopo la safety car a vantaggio di Albon e a svantaggio di Leclerc appena dietro. Per non parlare delle linee delle due Rosse nel momento del contatto, a proposito del quale proprio Vettel si sarebbe lasciato sfuggire una mezza ammissione domenica sera: «Pensavo di essere già completamente davanti quando mi sono spostato» avrebbe confessato ad alcuni tecnici del team.

 

leclerc

Binotto incontrerà oggi Louis Camilleri, ad Ferrari, per analizzare il presente e ipotizzare di comune accordo qualche mossa futura.

 

A base, probabilmente, di regole interne e conseguenti sanzioni. Leclerc avrebbe voluto già nel dopo corsa una presa di posizione della squadra nei confronti di Sebastian, cosa che quasi certamente avverrà a Maranello, ma anche a lui verrà fatto notare quanto sia nocivo immettere una irruenza particolare quando si tratta di affrontare il proprio compagno, come avvenuto anche a Interlagos quando Charles ha tirato una staccata al limite per superare Sebastian poco prima dell' incidente.

 

leclerc vettel 3

È questo un tema sul quale Binotto, ipotizziamo, insisterà guardando avanti. Consapevole di non poter impartire ordini di squadra a tempo pieno, data la qualità dei propri piloti e la necessità di tenere alto il rendimento di entrambi, la Ferrari potrebbe pretendere un atteggiamento diverso da Leclerc e Vettel per le fasi di gare in cui si troveranno a combattere tra loro. Riducendo l' aggressività a vantaggio della tutela delle macchine, della classifica, dell' interesse del team. In caso contrario potrebbero scattare, appunto, delle sanzioni, sia pecuniarie (i piloti sono sempre molto sensibili sul tema denaro), sia disciplinari, con qualche conseguenza sulle priorità per le gare successive.

 

binotto

Il tema è spinoso da sempre del resto. Senna fece saltare ogni accordo con Prost alla sua seconda gara in McLaren, nel 1988; il giovane Hamilton generò una crisi nella relazione con Alonso al debutto con la McLaren nel 2007; Hamilton e Rosberg se le sono date spesso e volentieri nei quattro anni della loro convivenza in Mercedes, per non parlare delle rivalità Piquet-Mansell alla Williams nel cuore degli anni Ottanta e Mansell-Prost in Ferrari nel 1990. Coppie formate da piloti di prim' ordine, capaci di offrire prestazioni eccellenti anche grazie alla rivalità interna ma cronicamente esplosiva.

 

leclerc 6

Il tutto considerando che Vettel nel 2020 sarà al tramonto della sua permanenza in Ferrari mentre a Leclerc spetta il compito di aprire un ciclo rosso, possibilmente con una macchina capace di fronteggiare Mercedes e Red Bull. Binotto si prepara a imporre regole e penali con una severità più marcata, con il desiderio di chiudere il caso per passare ad altro: alla definizione della monoposto 2020 e alla delicatissima gestione politica del nuovo accordo tra i team.

 

Un fronte che ha già prodotto parecchi colpi bassi, a cominciare dalle accuse di irregolarità finalmente dissipate anche dalla Federazione Internazionale. Ecco, forse anche a questo dovrebbero pensare ogni tanto piloti di grande esperienza e grande stipendio quando si trovano a fare i conti soltanto con le proprie ansie, le proprie ambizioni, i propri errori.

binotto

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA, NONCHÉ SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....