buffon 8

CAPITANO MIO CAPITANO! PIÙ LEADER NELLO SPOGLIATOIO, MENO ALLENATORE IN CAMPO: COME CAMBIA IL RUOLO DI CHI PORTA LA FASCIA AL BRACCIO – IL RE DEI CAPITANI ITALIANI PER NUMERO DI PRESENZE È GIGI BUFFON. SECONDO È CANNAVARO CON 79, TERZO PAOLO MALDINI CON 74 – SCONCERTI: "OGGI IL CAPITANO È UN GIOCATORE CAPO. PER QUESTO LE TANTE VOLTE DI BUFFON E ZOFF, ANCHE SE SONO LONTANI DA QUALUNQUE ZONA DEL CAMPO: PERCHÉ HANNO FASCINO, MESTIERE, FISICO, S' IMPONGONO SUL GRUPPO PIÙ CHE SUL CAMPO..."

Mario Sconcerti per “La Lettura – Corriere della Sera”

 

BUFFON PSG 2

Quando nacque la Nazionale non fu accompagnata da un allenatore, come sembrerebbe oggi normale. Era un tempo di grandi movimenti, il mondo stava cambiando rapidamente, quindi anche con diffidenza. Non era facile prendere decisioni nette come formare una squadra che rappresenti il proprio Paese.

 

Non si scelse un uomo, si scelse una commissione. Forse si farebbe così ancora oggi. Allora fu naturale. Fino alla guerra di Hitler ci fu un unico commissario tecnico, Vittorio Pozzo, interrotto e più volte sostituito da commissioni di cinque o sette elementi tra cui tutti i rappresentanti del calcio nascente. Dirigenti, arbitri, calciatori, giornalisti, i quali a turno si prendevano la briga di farsi anche allenatori, non essendoci ancora il titolo e tantomeno le competenze.

fabio cannavaro 7

 

L'uomo che per una quindicina di anni fu il più importante in queste commissioni si chiamava Umberto Meazza, era nato a Casteggio, provincia di Pavia, nel 1880 e morì a Milano ad appena 46 anni, dopo aver costruito la parte terza del calcio, come ad esempio gli arbitri. Fu lui a decidere le prime 32 formazioni dell'Italia dal 15 maggio di quella primavera del 1910, partita e successo contro la Francia, fino al 1924, una vita dopo, da un governo liberale al delitto Matteotti, passando per una Grande guerra. Meazza e la sua commissione scelsero il primo capitano dell'Italia.

 

BUFFON PARMA

Giocava ancora con le maglie bianche perché il bianco costava 70 centesimi meno delle maglie colorate. Non bisogna meravigliarsi. Il calcio nasce povero e naturale, i giovani uomini semplicemente rincorrono una palla così come sono vestiti, non c'è bisogno di altro. I liceali che fondarono la Juve scelsero il rosa perché lavandolo era il colore che sbiancava di meno. I ragazzi della Pro Vercelli giocavano in camicia bianca, niente più, perché una camicia bianca l'avevano tutti nei cassetti.

 

Umberto Meazza scelse come primo capitano un siciliano di Riposto, il porto dell'Etna, un grosso paese della Sicilia orientale sullo Ionio. Si chiamava Francesco Calì, veniva da una famiglia di commercianti di vino e costruttori di botti. Un attacco di pirati africani aveva costretto la famiglia ad emigrare in Svizzera, dove Calì cominciò la carriera. Quando tornò andò al Genoa, poi fu tra i fondatori dell'Andrea Doria. Oggi ha una via a suo nome sia a Riposto che a Genova, dietro lo stadio.

 

buffon parma 5

Il re dei capitani italiani è Gigi Buffon. È il re di tante cose nel calcio, recentemente la Fifa ha pensato sia stato il miglior portiere della storia, ma sono decisioni difficili da ufficializzare. Comunque Buffon è l'italiano che ha giocato più partite in Nazionale, 176, e con più presenze da capitano, 80. Secondo è Cannavaro con 79, terzo Paolo Maldini con 74. Già da questi primi numeri comincia a delinearsi una caratteristica sicura, dimostrata. Il capitano viene scelto molto spesso tra i difensori, portieri compresi. Seguono a distanza i centrocampisti, molto più lontani gli attaccanti.

 

paolo maldini foto mezzelani gmt043

Gli esempi sono evidenti. Nella classifica dei capitani i primi sette sono o portieri o difensori puri. Nei primi 22, cioè fino ai giocatori con nove presenze da capitano, ben 15 sono della prima categoria, cinque i centrocampisti, appena due gli attaccanti. C'è un motivo? Ce ne sono molti. Il primo è matematico, i difensori sono numerosi, hanno almeno cinque presenze negli undici di base. I centrocampisti e gli attaccanti solo tre. Rarissimi sono i giocatori laterali, soprattutto le ali di attacco.

 

Perché il capitano è un conducente e un controllore, per fare il suo mestiere deve stare nel cuore del gioco. Il ruolo inoltre spesso descrive il carattere. Un difensore è sempre razionale, non pensa da artista. Un'ala gioca sullo scatto e sulla fantasia, deve saltare l'uomo, quindi forzare la giocata. È un altro mestiere. Il centrocampista va già bene, ma è un ruolo rischioso. Il capitano ha il doppio delle punizioni di un giocatore normale, un regista è meno sostituibile di qualunque difensore.

DONNARUMMA BUFFON

 

 

Ma di chi quasi si diffida sono i numeri dieci, gli artisti per definizione. Gli unici due attaccanti che si trovano tra i primi ventidue, sono Meazza e Piola. Il primo numero dieci è Del Piero al venticinquesimo posto con solo sette presenze. Rivera e Mazzola insieme non arrivano a dieci presenze, segno che nessuno li ha mai pensati veramente da leader. Di Totti non c'è traccia, nemmeno una presenza. Il dieci è un solista. O ha l'anima di Maradona, Pelé e Cruyff, o deve pensare ad altro.

paolo maldinifoto mezzelani gmt 059

 

Il tempo ha poi cambiato il ruolo. Oggi un capitano ha meno bisogno di allenare in campo, ha più titolo dentro lo spogliatoio.

 

È un giocatore capo. Per questo le tante volte di Buffon e Zoff, anche se sono lontani da qualunque zona del campo: perché hanno fascino, mestiere, fisico, s' impongono sul gruppo più che sul campo.

 

Hanno esperienza e sempre più anni degli altri, perché in quel ruolo si invecchia meglio. Nessuno è però mai riuscito a vincere due grandi titoli da capitano. Nessuno è andato oltre una grande vittoria. In novant' anni di Mondiali e sessant' anni di Europei i capitani ad avere vinto sono appena sette. In ordine cronologico Combi e Meazza ai Mondiali, Foni all'Olimpiade del 1936, poi Facchetti nel 1968 agli Europei di Roma, Zoff nell'82, Cannavaro nel 2006 e Chiellini nel luglio scorso. Buffon e Zoff hanno avuto più occasioni di tutti, ma sono passati dal primo posto all'ultimo con grande leggerezza. Ma questa è l'eterna storia di chi gioca con la palla su un prato. Non si è mai davvero colpevoli. La palla va comunque dove vuole.

zofffoto pick up dino zoff

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: MATTEO PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)